San Lorenzo insegna a vivere nella città

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‘Il testimone cristiano, in fondo, annuncia solo questo: che Gesù è vivo ed è il segreto della vita’: con questo tweet papa Francesco ha ricordato il martirio di san Lorenzo, che è patrono di molte diocesi, uno dei sette diaconi di Roma, dove fu martirizzato nel 258 durante la persecuzione voluta dall’imperatore romano Valeriano nel 257, come è raccontato nel testo ambrosiano ‘De Officis’.

Ed in occasione della festività nella diocesi di Grosseto, mons. Rodolfo Cetoloni, ha scritto una lettera ai giovani, in cui narra la ricchezza delle relazioni: “San Lorenzo non visse tempi migliori dei nostri e, dalle poche notizie che abbiamo di lui, emergono elementi che possono indicarci qualche insegnamento perché la Sua festa sia più vera e più ricca…

Lorenzo fu incaricato dei poveri, era un diacono, cioè ‘servitore sempre a disposizione’. Non un impegno ad ore, ma tutto il suo tempo ed il suo cuore. Dentro le normali difficoltà di ogni comunità, a causa della persecuzione che era scoppiata contro i cristiani, la dedizione lo espone a rischio della propria vita.

Per impedire che i poveri fossero depredati dei pochi beni messi da pare dalla comunità cristiana, trovò modo di distribuire loro tutto. Il potere poliziesco e violento era troppo forte, ma egli fece la sua parte, perfino con scaltrezza e senso di humour. Gli avevano chiesto i tesori della Chiesa… ‘Eccoli’: disse, indicando i poveri che aveva radunato dopo aver loro distribuito tutto”.

Da Genova il card. Angelo Bagnasco ha sottolineato nell’omelia del pontificale il valore del martirio nella vita pubblica: “Egli ha creduto a queste parole che rovesciano il modo di pensare, la logica del buon senso comune, che capovolgono il mondo. La fede, infatti, non è una coreografia a piacimento, un ritocco buonista del pensare, un galateo di gentili maniere.

Pensare così, è un tradimento mascherato di equilibrio e di sobrietà. Nessuno può essere certo di sé davanti alla prova del martirio: senza una grazia particolare dove troveremmo il coraggio e la forza? Ma qui interviene la fede, credere, cioè, che Dio è fedele alla nostra debolezza e alla nostra paura.

La fragilità umana non deve cambiare la verità di ciò che Gesù ha detto e che moltitudine di cristiani hanno vissuto. La verità è che Dio ci ha rivelato un mondo diverso, invisibile agli occhi della carne, ma che circonda, vive e fa vivere il nostro mondo”.

Le parole del Vangelo rendono i cristiani liberi davanti alla verità: “A volte incontriamo incomprensione, indisponibilità, arroganza, ma abbiamo la responsabilità di essere nel mondo e di servirlo con amore. Senza entrare nelle singole questioni che ci interpellano e che sfidano la società, la domanda di fondo è questa: se, come san Lorenzo, siamo noi veramente liberi…

Tutto, gioie e dolori, speranze e delusioni, davanti all’eternità si rivela troppo poco per il piccolo cuore umano che è fatto per l’infinito. Tutto ha valore, ma deve essere vissuto nella sua verità: per questo la fede parla dei beni terreni sempre in rapporto con i beni eterni. Ecco perché dobbiamo restituire a Dio il primato: Lui non ne ha bisogno, ma noi sì per poter vivere nella verità.

Per questo Lorenzo è un uomo libero, e per questo il mondo è infastidito: intuisce che la fede è fonte di libertà. Ma è proprio vivendo in questa libertà che i discepoli di Gesù amano e servono il mondo di ieri e di oggi”.

Ed a Perugia il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha sottolineato la necessità di essere ‘costruttivi’: “Come prima cosa sento di dovervi dire, ancora una volta, amate questa nostra città, siate perciò costruttivi, comunicando, nonostante tutto, gioiosa speranza, edificando insieme una comunità in cui regni la pace.

Una pace costruttiva, capace di suscitare amicizia, una pace che rianimi i cuori e risvegli intelligenza e buona volontà. Bisogna ricreare un clima che porti fiducia e che ci solleciti a lavorare insieme, per costruire una città solida e compatta, senza bisogno di mura o peggio di muri… Io penso che ormai non esista alternativa: o ci si incontra e camminiamo insieme, oppure ci si scontra.

O si è solidali e ci fidiamo gli uni degli altri o c’è davvero il rischio che possano dilagare ingiustizia e corruzione. E qui mi rivolgo in particolare ai credenti: o siamo uomini e donne di comunione, o contribuiamo forse noi, per primi, a frammentare il tessuto umano e sociale”.

Riferendosi al Concilio Vaticano II il card. Bassetti ha invitato i cristiani ad un impegno ‘costruttivo’ nella città: “Sono infine convinto che oggi non basti nemmeno rinchiudersi nell’ambito del volontariato e della Caritas. I valori evangelici vanno tradotti anche nell’impegno costruttivo del governo della città. Sì, i cristiani, ed è la loro vocazione, sono chiamati a compiere ogni passo che possa restituire un’anima alla città e alle sue istituzioni”.

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