Haiku 122

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Datele il figlio.
Donna dei gelsomini,
un’altra ancora. (rl)

Nella primavera lacerata dalla guerra l’ennesima donna vaga in cerca del figlio. Il suo profumo delicato, quello dei gelsomini di Damasco, non copre l’odore del sangue. Cerca nel deserto della città presidiata dai carri armati, urla il nome di chi ha portato nel ventre, scruta ogni angolo in attesa di incrociare lo sguardo del suo piccolo. Il suo dolore invade le strade, il pianto commuove l’aria. Come un’altra donna duemila anni fa, implora le guardie, chiede aiuto, riconosce il destino di morte che avvolge il figlio e prega perché ciò che la terrorizza non accada. Lo strazio di Maria è quello di tutte le donne che vedono morire chi hanno tenuto al seno.

Una sofferenza indicibile che non ha fine. La madre finirà per cullare il volto amato, accarezzando i riccioli impiastrati di polvere e sudore, sfiorerà le ferite e inonderà di lacrime il corpo senza vita. Il suo lamento strazierà il mondo. (cc)

www.twitter.com/RobertaLeone

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