Corridoi umanitari: proposta per coniugare legalità e umanità

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Il convegno ‘Corridoi umanitari per un’Europa solidale’ a Montecitorio ha riunito le istituzioni, i rifugiati e i promotori dei corridoi umanitari, che hanno finora portato in salvo oltre 2600 rifugiati vulnerabili dal Libano e dall’Etiopia. Ha aperto i lavori il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico che ha indicato in questo programma, completamente a carico della società civile, un modello di cui l’Italia va fiera:

“Non è costruendo muri che un grande Paese come l’Italia può pensare di gestire un fenomeno epocale. Tutti i muri sono infatti destinati a essere superati o abbattuti. Lo dice la nostra storia”. Il viceministro degli Esteri Emanuela Del Re ha notato come i corridoi umanitari superino la questione della provenienza etnica e religiosa e facciano ritrovare all’Europa la strada della coesione e il ‘linguaggio dei sogni che si avverano’.

Per Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas Italiana, la sfida è anche ribaltare la percezione negativa del fenomeno migratorio. Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ringraziando gli organizzatori del convegno per la possibilità di parlare dei corridoi umanitari nel ‘luogo più alto della democrazia italiana, il Parlamento’, ha osservato come la società italiana sia stanca delle polemiche:

“E’ il momento di risposte e di proposte… I corridoi umanitari sono nati come risposta alle tragedie del 2015 nel Mediterraneo è una delle migliori prassi che abbiamo e hanno dimostrato che l’Italia è un paese che sa accogliere e sa integrare. E’ possibile coniugare umanità e legalità”.

Anche Luca Maria Negro, Presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, ha rinnovato l’appello fatto con Sant’Egidio per un corridoio umanitario europeo, con l’Italia capofila, per dare un’alternativa al traffico umano e alla disperazione nei lager libici. Ha ricordato anche l’importanza del soccorso in mare, da non contrapporre ai corridoi umanitari, entrambi modi per ‘aiutare il prossimo’.

A questi interventi sono seguite le testimonianze, molto toccanti, di chi è stato accolto e di chi ha accolto grazie ai corridoi umanitari: quella di Abrahaley, giovane eritreo, che ha perso la vista a 5 anni per l’esplosione di una mina; quella Antoun Assaf, ingegnere siriano accolto con la sua famiglia a Castelfidardo, nelle Marche, che in pochi mesi ha imparato l’italiano e trovato un lavoro, grazie all’associazione ‘Pasci’, rappresentata a Montecitorio da Silvia Malatini, che ha ringraziato i promotori dei corridoi umanitari per essere stata coinvolta e aver potuto ‘offrire una seconda possibilità a chi aveva visto calpestati i fondamentali diritti umani’. I

nfine, Leen Shada, una giovane di Damasco, che in Italia ha ripreso gli studi ed è diventata mediatrice culturale. Ha concluso il convegno il deputato Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, sottolineando la necessità di capire il fenomeno dell’immigrazione e studiare il modello dei corridoi umanitari per evitare di parlare a sproposito di migrazioni e di isolare l’Italia, quando è urgente dare una risposta comune a un fenomeno globale e contrastare il traffico di esseri umani.

Ecco come funzionano i ‘corridoi umanitari’: “Ogni segnalazione viene verificata prima dai responsabili delle associazioni, poi dalle autorità italiane. L’azione umanitaria è rivolta a tutte le persone indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o etnica. Le liste dei potenziali beneficiari vengono trasmesse alle autorità consolari italiane nei Paesi coinvolti per permetterne il controllo.

I consolati italiani nei paesi interessati rilasciano infine dei ‘visti con validità territoriale limitata’, ai sensi dell’art. 25 del Regolamento europeo dei visti, che prevede per uno Stato membro la possibilità di emettere dei visti per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali.

Per questi motivi i corridoi umanitari si propongono come un modello replicabile negli Stati dell’area Schengen attuando una sinergia virtuosa tra istituzioni e società civile. Una volta arrivati in Italia i profughi sono accolti dai promotori del programma e, in collaborazione con altri partner, vengono ospitati in diverse case e strutture disseminate sul territorio nazionale, secondo il modello dell’ ‘accoglienza diffusa’.

Qui viene loro offerta un’integrazione nel tessuto sociale e culturale italiano, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione dei minori e altre iniziative”.

Infine questa iniziativa non ha nessuno costo per lo Stato: “I corridoi umanitari non pesano in alcun modo sullo Stato: i fondi per la realizzazione del programma provengono integralmente dalle associazioni che lo promuovono. Per i corridoi dal Libano, dall’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi; per i corridoi dall’Etiopia, dall’Otto per mille della Chiesa cattolica italiana, accompagnati in entrambi casi da una campagna fondi della Comunità di Sant’Egidio, che si occupa anche di sostenere i progetti avviati in Francia, Belgio e Andorra.

La stessa Comunità di Sant’Egidio, la Commissione Sinodale per la Diaconia (CSD) e la Caritas italiana provvedono alle spese per l’ospitalità dei profughi. Inoltre, i promotori del programma si avvalgono della collaborazione di alcuni partner e associazioni terze”.

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