Papa Francesco: un vescovo che non prega è mercenario

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Papa Francesco ha conferito nella Basilica Vaticana l’ordinazione episcopale a mons. Alberto Ricardo Lorenzelli Rossi,vescovo ausiliare eletto dell’arcidiocesi di Santiago del Cile, che collaborerà con l’arcivescovo Aos nella ricostruzione della chiesa in Cile, sconvolta dallo scandalo degli abusi. Nell’omelia papa Francesco ha richiamato la responsabilità ecclesiale del vescovo:

“Al fine di perpetuare di generazione in generazione questo ministero apostolico, i Dodici si aggregarono dei collaboratori trasmettendo loro con l’imposizione delle mani il dono dello Spirito ricevuto da Cristo, che conferiva la pienezza del sacramento dell’Ordine. Così, attraverso l’ininterrotta successione dei vescovi nella tradizione vivente della Chiesa si è conservato questo ministero primario e l’opera del Salvatore continua e si sviluppa fino ai nostri tempi. Nel vescovo circondato dai suoi presbiteri è presente in mezzo a voi lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, sommo sacerdote in eterno”.

Ha anche sottolineato che il vescovo rappresenta Cristo: “E’ Cristo, infatti, che nel ministero del vescovo continua a predicare il Vangelo di salvezza; è Cristo che continua a santificare i credenti, mediante i sacramenti della fede. E’ Cristo che nella paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo, che è la Chiesa. E’ Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna”.

Poi si è rivolto al consacrato nel ricordo delle sue ‘funzioni’ vescovili: “Quanto a te, fratello carissimo eletto dal Signore, rifletti che sei stato scelto fra gli uomini: non dimenticarti mai delle tue radici; la tua mamma, la tua famiglia; e sei stato eletto per gli uomini, sei stato costituito nelle cose che riguardano Dio.

‘Episcopato’ infatti è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al vescovo compete più servire che dominare, secondo il comandamento del Maestro… Il vescovo è servitore, pastore, padre, fratello, mai un mercenario”.

Ed ha chiesto di annunciare la Parola e di non dimenticare la preghiera: “Annuncia la Parola in ogni occasione: opportuna e non opportuna. Ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. E mediante l’orazione. Non dimenticare che il primo lavoro del vescovo è la preghiera: così ha detto san Pietro il giorno in cui ha creato i diaconi:

‘A noi la preghiera e l’annuncio della Parola’; un vescovo che non prega è un mercenario. E mediante l’orazione e l’offerta del sacrificio per il tuo popolo, attingi dalla pienezza della santità di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia”.

Poi ha ricordato di seguire l’esempio del buon Pastore: “Vicinanza al popolo di Dio, conoscere il popolo di Dio, il popolo di Dio dal quale tu sei stato scelto. Ama con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio ti affida. Anzitutto, i presbiteri e i diaconi, tuoi collaboratori.

Il prossimo più prossimo del vescovo sono i sacerdoti e i diaconi. Sii vicino ai sacerdoti: vicinissimo! Quando ti cercano ti possano trovare subito, senza burocrazia: direttamente. Ma anche sii vicino ai poveri, agli indifesi e a quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. Esorta i fedeli a cooperare all’impegno apostolico e ascolta li volentieri”.

Concludendo l’omelia ha chiesto di ‘vegliare sul gregge’: “Abbi viva attenzione a quanti non appartengono all’unico ovile di Cristo, perché essi pure ti sono stati affidati nel Signore. Ricordati che nella Chiesa cattolica, radunata nel vincolo della carità sei unito al Collegio dei vescovi e devi portare in te la sollecitudine di tutte le Chiese, soccorrendo generosamente quelle che sono più bisognose di aiuto.

Veglia con amore su tutto il gregge, fai la veglia; questo gregge nel quale lo Spirito Santo ti pone a reggere la Chiesa di Dio, e questo fallo nel nome del Padre, del quale rendi presente l’immagine; nel nome di Gesù Cristo, suo Figlio, dal quale sei costituito maestro, sacerdote e pastore, e nel nome dello Spirito Santo che dà vita alla Chiesa e con la sua potenza sostiene la nostra debolezza”.

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