Da Padova mons. Cipolla un invito a percorrere le strade di sant’Antonio

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Grande partecipazione di fedeli a Padova per la solennità di sant’Antonio: nei giorni precedenti la festa si sono registrati 37.874 passaggi nella Cappella delle Reliquie dall’inizio della ‘Tredicina’. Ed in occasione della solennità, svoltasi giovedì 13 giugno, p. Oliviero Svanera, Rettore della Pontificia Basilica di Sant’Antonio di Padova, ha inviato un messaggio alla grande famiglia antoniana, traendo spunto dal tema dell’incontro con l’altro:

“Ci siamo ispirati quest’anno all’anniversario di due incontri significativi. Quello nel 1219 di frate Francesco con il sultano d’Egitto a Damietta e, nello stesso anno, quello del monaco agostiniano Fernando con i frati minori a Coimbra. Per entrambi c’è stata un’avventurosa scoperta dell’altro, che non è mai del tutto uguale a me, ma mi sorprende per la sua diversità e apre squarci di vita nuova e inattesa. Chi è l’altro per Antonio di Padova? … E’ il musulmano, l’eretico, il peccatore, il povero, il potente, lo straniero, il Creato…

Con s. Antonio e attraverso s. Antonio noi vediamo che il musulmano, l’eretico, il peccatore, il povero, il potente, lo straniero possono essere l’hostes-il nemico o l’hospes-l’ospite. Tra i due termini c’è solo una piccola consonante a fare la differenza. Ma questa consonante segna lo spartiacque di uno stile per cui l’incontro con l’altro può essere segnato da paura, diffidenza o indifferenza o, piuttosto, dalla consapevolezza che siamo tutti fratelli, prossimi responsabili l’un dell’altro, perché figli di un unico Padre, l’Altro”.

E nell’omelia il vescovo della diocesi di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha sottolineato il significato dell’unità, citando un passaggio dei ‘Sermones’ del Santo: “La festa di sant’Antonio ci restituisce ogni anno un senso di grande unità nell’appartenenza alla nostra città che per Provvidenza storica custodisce le spoglie di quest’uomo, il quale ha saputo incarnare profondamente il Vangelo, senza temere di scuotere le coscienze dei suoi contemporanei… Il ‘Santo’ ci fa sentire comunità unita, e ci chiede continuamente di mettere in movimento le nostre coscienze, affinché siano coerenti e fedeli al Vangelo e conservino l’unità dello spirito”.

Nell’omelia il vescovo ha sottolineato la frattura tra i cattolici in Italia, dopo le ultime vicende politiche: “Come cristiani siamo chiamati all’unità come membri della Chiesa e dovremmo evitare in tutti i modi che le diverse opinioni politiche ci dividano, senza dimenticare che l’essere cristiani implica una continua riflessione sul nostro agire e le nostre scelte. Ciò che ci unisce nella Chiesa è la fede nel Signore risorto, è lo Spirito Santo, è il sentirsi figli dell’unico Padre, e dunque fratelli e sorelle: un legame di natura spirituale, dato dal Battesimo.

La politica è una realtà umana, è un mezzo per raggiungere obiettivi di bene comune su questa terra, e come tale è relativa, mai assoluta. La Chiesa è una realtà spirituale, che si fonda su un legame che precede e va oltre le questioni politiche, pur non essendone disgiunto. Essa è sacramento dell’unità del genere umano e deve rimanere il segno che è possibile riconoscersi anche nelle differenze”.

E ritornato alla situazione cittadina mons. Cipolla ha invocato il ‘senso del bene comune’: “Il richiamo a non accentuare le divisioni ha un significato anche per la nostra città: Padova ha bisogno di segni di unità, di concordia, di pace sociale, per poter crescere nel benessere, nella giustizia. Ha bisogno che nel gioco pur legittimo di visioni e interessi diversi che si confrontano nessuno perda mai il senso del bene comune.
Come cristiani siamo chiamati a essere segno di unità, riconoscendoci, rispettandoci per servire e costruire coesione laddove viviamo, per essere tessitori di relazioni solidali in ogni piega del vivere sociale, per proporre dialogo e sintesi nuove laddove si manifestano conflitti”.

Ha anche sottolineato l’amarezza quando si strumentalizza il papa: “Un segno triste di questa divisione che dalla politica si trasferisce alla Chiesa è una certa insofferenza che serpeggia nei confronti di Papa Francesco e, specularmente, alcune strumentalizzazioni di parti del suo magistero. Certo, questo è sempre avvenuto nella storia della Chiesa, spesso proprio per ragioni politiche.

Il papa, per i cattolici, è il segno di unità nella Chiesa, è colui che è stato chiamato a tenere saldo il legame della Chiesa con il Vangelo, e lo si deve riconoscere come tale, anche quando richiama valori che scomodano le proprie visioni umane. E’ sempre il momento di farsi interrogare dalle parole del papa”.

Però ha invitato i fedeli al confronto con il Vangelo per un dialogo a favore del benessere della città: “Tutto ciò mi suscita un’ulteriore considerazione: il cristiano è uno che si lascia mettere in movimento dalla parola del Vangelo, annunciato nella Chiesa. La coscienza del cristiano è sempre in ‘riforma’: le sintesi raggiunte, le convinzioni, sono sempre provvisorie, perché il Vangelo e lo Spirito spingono a un di più di comprensione e di applicazione alle situazioni più diverse, di quelle parole apparentemente uguali.

Nessun cristiano può dire di aver già capito tutto. Il cristiano per questo non s’irrigidisce nelle sue sintesi politiche e, soprattutto, non è mai chiuso al dialogo, specie con i fratelli nella fede: essi, infatti, nella misura in cui vivono autenticamente la ricerca e l’ascolto del Vangelo, sono sempre portatori di un frammento di verità, che merita quanto meno di essere ascoltato. Inoltre rimane vero che non tutto è compatibile con il Vangelo: il cristiano, pertanto, quando sceglie una parte politica, lo fa sempre in modo ‘critico’, per custodire sempre la ‘perla’ della propria coscienza”.

La società pone al credente molte sfide e quindi il cristiano deve lasciarsi ‘provocare’ da queste: “Le questioni che anche la politica oggi pone di fronte alla nostra coscienza sono molto grandi: il rispetto della vita in tutte le sue fasi (penso all’aborto, o ai tentativi di introduzione di pratiche eutanasiche); l’attenzione ai più fragili, agli emarginati, agli stigmatizzati, agli ultimi; la crisi ecologica tremenda alla quale stiamo andando incontro; le questioni dell’economia…

Di fronte a tali temi la nostra coscienza di cristiani è sempre inquieta, umile e in movimento. Ogni cristiano cerca compagni di strada che, anche se partono da posizioni diverse, abbiano la stessa umiltà e voglia di cercare, di interrogarsi, di contaminarsi, senza alzare muri immobili di divisione, di giudizio, di esclusione; ogni cristiano cerca fratelli e sorelle che abbiano voglia di farsi provocare continuamente e profondamente da quel Vangelo sempre uguale ma sempre vivo e tagliente, che continuamente ci destabilizza nelle nostre certezze”.

Concludendo mons. Cipolla ha chiesto ai cittadini di non ‘irrigidirsi’ sulle ideologie: “E’ importante, allora, come cristiani essere sale nella società, coscienze in movimento, fermenti di dialoghi vivaci e rispettosi, capaci di generare continuamente visioni nuove. Sant’Antonio, venuto a Padova, ha declinato l’immutabile Vangelo nella situazione di questa città. Con la sua coscienza e le sue parole ha fatto vivere il messaggio di Gesù nella concretezza della vita, estraendone la capacità trasformatrice.

Uniti attorno al Vangelo e al messaggio forte che il Santo ci ha trasmesso, lasciamo che esso ci scuota, ci faccia abbandonare le sterili contrapposizioni di interessi e di posizione, ci metta in dialogo fecondo e ci renda capaci di farlo vivere in sintesi nuove per il bene di tutti”.

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