Europa e la profezia di Giovanni Paolo II

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In occasione delle ultime e recenti Elezioni europee è stato possibile constatare come il disorientamento politico, da alcuni anni a questa parte, sia già per molti italiani una caratteristica permanente. Trovare un testo “serio” capace di mettere a tema la ricorrenza elettorale di questi giorni non è semplice; alcuni preferiscono “blaterare” di Europa proponendo considerazioni marginali, altri scelgono di concentrarsi su un solo problema presentandolo come «il» principale ostacolo da superare, mentre sulle questioni davvero importanti c’è chi manifesta un’improvvisa “balbuzie” (o si ammutolisce del tutto) e non riesce a spiegarci verso quali priorità politiche e sociali bisognerebbe convergere.

Giovanni Paolo II, a proposito di Europa, aveva le idee molto chiare, e con profetica lungimiranza, nell’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Europa”, affermava: «Anche nel “vecchio” Continente vi sono estese aree sociali e culturali in cui si rende necessaria una vera e propria “missio ad gentes”. Ovunque, poi, c’è bisogno di un rinnovato annuncio anche per chi è già battezzato. Tanti europei contemporanei pensano di sapere che cos’è il cristianesimo, ma non lo conoscono realmente. Spesso addirittura gli elementi e le stesse nozioni fondamentali della fede non sono più noti. Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse: si ripetono i gesti e i segni della fede, specialmente attraverso le pratiche di culto, ma ad essi non corrisponde una reale accoglienza del contenuto della fede e un’adesione alla persona di Gesù. Alle grandi certezze della fede è subentrato in molti un sentimento religioso vago e poco impegnativo; si diffondono varie forme di agnosticismo e di ateismo pratico che concorrono ad aggravare il divario tra la fede e la vita; diversi si sono lasciati contagiare dallo spirito di un umanesimo immanentista che ne ha indebolito la fede, portandoli sovente purtroppo ad abbandonarla completamente; si assiste a una sorta di interpretazione secolaristica della fede cristiana che la erode ed alla quale si collega una profonda crisi della coscienza e della pratica morale cristiana. I grandi valori che hanno ampiamente ispirato la cultura europea sono stati separati dal Vangelo, perdendo così la loro anima più profonda e lasciando spazio a non poche deviazioni».

Quella descritta dal pontefice polacco è sicuramente una delle priorità da attenzionare, e nessun cattolico (vescovo, sacerdote, laico che sia) dovrebbe ragionevolmente prenderne le distanze! Bisogna ritornare ad annunciare il Vangelo così come ci è stato rivelato e consegnato, senza edulcorazioni moderne e saldi di fine stagione.

I primi cristiani sapevano che la Parola di Dio era una verità scomoda e intransigente da annunciare e accogliere, e tuttavia non esitarono ad incarnarla nella loro vita. Forse anche noi cristiani, oggi, siamo responsabili del declino spirituale dell’Europa; soprassedendo sui principali valori morali della fede, abbiamo consegnato a Cesare ciò che appartiene a Dio, sostituendo, talvolta, il valore normativo della Sacra Scrittura con letture accomodanti e ossequiose nei confronti dello spirito del mondo.

Una catastrofe morale e spirituale verso la quale è urgente porre rimedio!

Foto: San Giovanni Paolo II l’11 Ottobre 1988 al Parlamento di Strasburgo

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