Card. Becciu: siate santi come Rita

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Nell’udienza generale del mercoledì papa Francesco ha pregato santa Rita: “Fu donna, sposa, madre, vedova e monaca del suo tempo. Le donne di oggi, sul suo esempio, possano manifestare il medesimo entusiasmo di vita e, al contempo, essere capaci dello stesso amore che ella riservò a tutti incondizionatamente”.

Mentre il card. Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha sottolineato durante l’omelia del Solenne Pontificale della festa di santa Rita, sul sagrato della basilica di Cascia, parlando degli insegnamenti che ha lasciato la santa dei casi impossibili, tre raccomandazioni: ‘Siate santi, sappiate perdonare, amate la croce’.

E sono stati migliaia i devoti, giunti da ogni parte d’Italia e del mondo, che hanno partecipato alla celebrazione liturgica che rappresenta il culmine dei festeggiamenti ritiani organizzati dalla famiglia agostiniana di Cascia, dal comune e dal comitato ‘Cascia per santa Rita’.

Ad officiare il pontificale insieme al card. Becciu, sono stati il vescovo della diocesi di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo e l’agostiniano, mons. Giovanni Scanavino, alla presenza di p. Joseph L. Farrell, vicario generale dell’Ordine di sant’Agostino, di p. Luciano De Michieli, priore della Provincia Agostiniana d’Italia e del rettore della basilica, p. Bernardino Pinciaroli.

Nel saluto iniziale la madre priora del monastero di Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis: “A tutti coloro che sono qui presenti, ma in particolare a tutti i devoti del mondo che non hanno potuto raggiungerci oggi al Santuario, desideriamo augurare di vivere in comunione con noi questo giorno di festa”.

Nell’omelia il card. Becciu ha invitato a non smarrire le tradizioni della fede, invocando la loro bellezza: “Siano i nostri cristiani fermi nella convinzione che la famiglia voluta da Dio è il luogo in cui un uomo e una donna rispecchiano l’amore di Dio e si fanno suoi generosi ed esclusivi collaboratori nella trasmissione della vita”.

Santa Rita, ha sottolineato il card. Becciu, “tramutò il dolore in un’incredibile espressione di amore che dona senza chiedere e trasforma ogni limite in una forza travolgente di elevazione spirituale, raggiungendo la forma più pura e più alta della carità”. Quindi l’invito a rivolgersi alla religiosa agostiniana nei momenti di difficoltà, come quando ‘devastanti scosse sismiche’ hanno scosso la terra umbra, e ad invocare la Santa “affinché nasca una rete di solidarietà delle famiglie per fronteggiare la diffusa cultura secolarizzata, l’indifferenza religiosa e il relativismo morale”.

Santa Rita “è una delle Sante più popolari in Italia e nel mondo; è stata semplicemente una nostra sorella che ci ha preceduto nel vivere una vita normale, intessuta però della luce e dell’incessante presenza di Dio, il quale mai abbandona le sue creature, specialmente nell’ora del dolore e del turbamento. Anche noi vorremmo chiedere a Dio qualche grazia per l’intercessione di Santa Rita, ma la vorremmo supplicare con l’animo di chi, come ci suggerisce il Vangelo, non intende sprecare tante parole, perché il Padre sa già di cosa abbiamo bisogno, e desidera ardentemente solo l’avvento del Regno di Dio”.

Poi ha chiesto alla santa casciana una ‘protezione’ speciale per le famiglie: “Trovandoci a casa di Santa Rita, che è stata moglie e madre, non possiamo non chiedere grazie speciali alle famiglie di oggi, chiamate ad affrontare molteplici sfide e che spesso non reggono. Invochiamo santa Rita affinché nasca una rete di solidarietà delle famiglie per fronteggiare la diffusa cultura secolarizzata, l’indifferenza religiosa e il relativismo morale.

Siano i nostri cristiani fermi nella convinzione che la famiglia voluta da Dio è il luogo in cui un uomo e una donna rispecchiano l’amore di Dio e si fanno suoi generosi ed esclusivi collaboratori nella trasmissione della vita. Un’ultima grazia la vorremmo chiedere per l’Italia perché non smarrisca tradizioni e cultura che l’hanno resa esempio di fede, di accoglienza e di pacifica e rispettosa convivenza dei suoi abitanti”.

Nel primo pomeriggio, poi, mons. Boccardo ha accompagnato il card. Becciu a visitare i luoghi ritiani di Roccaporena: santuario, casa natale e chiesa di s. Montano, luogo dove sono sepolti il marito e i figli. E qui un pullman in partenza per la Campania si è sfrenato dal grande parcheggio, mentre l’autista era sceso per prestare soccorso ad una persona che aveva battuto la testa in un vetro, ed ha iniziato la discesa verso l’uscita del paese. Fortunatamente la corsa è terminata in un giardino dell’Opera diocesana di Roccaporena, senza nessun ferito.

Mentre il giorno precedente si è svolta la cerimonia di consegna della pergamena del riconoscimento internazionale ‘Donne di Rita’: Elisabetta Forlenza di Torrevecchia Pia (Pavia), per aver saputo perdonare l’uomo che, ubriaco, ha investito mortalmente suo figlio Federico all’alba dei suoi 16 anni. Dopo un duro cammino che ha attraversato la sofferenza del rancore e dell’incapacità di accettare i piani di Dio, Elisabetta è approdata alla conversione del cuore che le ha permesso di trasformare il dolore in amore da offrire agli altri, prima attraverso il perdono dell’investitore di suo figlio e poi attraverso la creazione di un gruppo di preghiera che ha avvicinato a Dio tanti giovani e adulti lontani dalla fede.

Fabrizia Felici di Norcia (Perugia) per aver saputo abbracciare la croce accogliendo come meraviglioso dono di Dio la nascita della sua primogenita Rosa Valentina, affetta dalla nascita (28 anni fa) da una rara forma di disautonomia e di encefalopatia epilettogena, e per dedicarsi con gioia, amore e generosità non solo alla sua famiglia ma anche ai più deboli.

Rosanna Serantoni di Cascia (Perugia) per aver dedicato totalmente, con amore e fede nel Signore, la vita alla cura della sua famiglia, prima assistendo il figlio Giovanni affetto da autismo, poi accompagnando il marito negli anni della malattia fino alla sua morte e, subito dopo, offrendo le sue cure amorevoli al primogenito Fabio nella riabilitazione seguita a un grave incidente che ha privato il giovane della sua autonomia.

Nunzia Addolorata Epifania, da tutti conosciuta come Tina, di Matera, per aver creduto fortemente nel suo matrimonio e nella sua famiglia, tanto da perdonare i ripetuti tradimenti del marito portandolo, con l’amore, l’incessante preghiera fiduciosa a Dio e a Santa Rita, al pentimento e alla conversione.

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