Papa Francesco invita alla riscoperta dell’identità europea nello spirito di san Benedetto

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Mercoledì 15 maggio, a pochi giorni dal voto europeo, al ‘Centro per la dottrina sociale della Chiesa’ dell’Università Cattolica di Milano, mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e vicepresidente del Comece (conferenze episcopali della comunità europea), ha svolto una relazione sul magistero di papa Francesco per il continente europeo, dando nuovi connotati alle sue radici cristiane, da cui attingere nuova ‘linfa’:

“Per i credenti le radici non appartengono al passato, ma sono dimensione costitutiva della vitalità del presente. Questo tipo di approccio riassume bene l’orientamento che papa Francesco ha dato all’atteggiamento della Chiesa cattolica a questo proposito e in generale alla questione europea. Se egli rivolge una parola all’Europa, non lo fa ponendo la Chiesa sopra o fuori dell’agone sociale e culturale, poiché il suo parlare ad essa è sempre simultaneamente un parlare della Chiesa e alla Chiesa. Dobbiamo anzi aggiungere che, come per altre questioni, egli non si pone di fronte all’Europa come chi abbia qualcosa da difendere o da rivendicare per la propria parte. L’interesse che muove il suo parlare all’Europa è il bene della stessa Europa”.

Infatti il papa ha sempre invitato l’Europa a non ‘abbandonare’ l’identità: “Il papa definisce l’identità europea in termini relazionali e multiculturali. Fa notare l’ampiezza dell’anima europea, nata dall’incontro di civiltà e popoli, più vasta degli attuali confini dell’Unione e chiamata a diventare modello di nuove sintesi e di dialogo. Il volto dell’Europa non si distingue infatti nel contrapporsi ad altri, ma nel portare impressi i tratti di varie culture e la bellezza di vincere le chiusure”.

Quindi il vicepresidente del Comece ha sottolineato che la ricchezza dell’Europa si concretizza nell’apertura di una ‘anima buona’, non rinunciando ad indicare i ‘pilastri’ dei padri fondatori: “Noi figli di quel sogno (dice, utilizzando sempre la categoria di anima) siamo tentati di cedere ai nostri egoismi, guardando al proprio utile e pensando di costruire recinti particolari. Tuttavia, sono convinto che la rassegnazione e la stanchezza non appartengano all’anima dell’Europa”.

Ed ha sottolineato la via indicata dal papa: “I Padri fondatori, dice il papa, ci ricordano che l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere o di pretese da rivendicare.

Ma le difficoltà più grandi provengono da una crisi che ferisce non meno delle prove del passato e rende il nostro un tempo dominato dalla paura e dallo smarrimento, attraversato dalla malattia della solitudine, ‘propria di chi è privo di legami’; tutto ciò invoca ‘una nuova ermeneutica per il futuro… un tempo di discernimento’, che rileva l’assenza di ricerca della verità, senza la quale però ciascuno diventa misura di sé stesso e del proprio agire, aprendo la strada all’affermazione soggettivistica dei diritti, così che al concetto di diritto umano, che ha di per sé valenza universale, si sostituisce l’idea di diritto individualista”.

E con uno sguardo rivolto ai giovani papa Francesco traccia anche un ‘futuro’ da dare all’Europa per interrompere ‘la deriva individualista e la mercificazione a cui è esposta la persona’: “Un nuovo umanesimo nascerà sulla base di ‘tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare’. Vediamo quanto la questione migratoria sia oggi fonte di tensioni e discussioni in tutto il continente. Essa ‘pone una domanda più profonda, che è anzitutto culturale. Quale cultura propone l’Europa oggi?’

L’integrazione di cui c’è bisogno deve trovare ‘nella solidarietà il modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia’. Essa può generare opportunità, perché è ‘il primo elemento della vitalità europea’. Integrazione e solidarietà presuppongono una cultura del dialogo, che ‘implica un autentico apprendistato, un’ascesi’.

Essa è ‘forma di incontro a tutti i livelli’… Esso si intreccia con un dialogo inter-generazionale…. In uno spirito e in un clima di dialogo, si può costruire pace, cioè ‘riconoscere nell’altro non un nemico da combattere, ma un fratello da accogliere’, in un incessante ‘cammino di umanizzazione’…

In sintesi, ‘l’Europa ritrova speranza’ nella solidarietà, quando non si chiude nella paura di false sicurezze, se investe nello sviluppo e nella pace, quando si apre al futuro”.

Però nella costruzione dell’Europa è necessario il contributo dei cristiani, richiamando l’opera di san Benedetto da Norcia: “Solidarietà, integrazione, dialogo, convinto impegno personale, responsabilità per il mondo, sono anche le caratteristiche del compito dei cristiani in Europa. Richiamando san Benedetto, il papa dice che non ci sono ruoli, ci sono persone: non ci sono aggettivi, ci sono sostantivi.

E’ proprio questo uno dei valori fondamentali che il cristianesimo ha portato: il senso della persona, costituita a immagine di Dio. In tale logica si colloca l’apporto che il cristianesimo può offrire ‘allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società’.

Nella visione cristiana ragione e fede, religione e società, sono chiamate a illuminarsi reciprocamente, sostenendosi a vicenda e, se necessario, purificandosi scambievolmente dagli estremismi ideologici in cui possono cadere. Il contributo cristiano al futuro del continente chiede di ‘interrogarsi sul nostro compito come cristiani oggi, in queste terre così riccamente plasmate nel corso dei secoli dalla fede’; ma chiede anche di riconoscere il ruolo pubblico della religione, con i cristiani attivi anche nell’ambito politico, favorendo il dialogo politico e ridando dignità alla politica”.

Richiamando uno scritto del filosofo Romano Guardini (‘Se quindi l’Europa deve esistere ancora in avvenire, se il mondo deve ancora aver bisogno dell’Europa, essa dovrà rimanere quella entità storica determinata dalla figura di Cristo’), risalente agli anni Trenta, mons. Crociata ha concluso l’intervento, affermando che il papa invita l’Europa a mettere al centro la persona:

“A me pare che in questo modo il papa ci offre un percorso che ha al suo centro la persona, inserita in un tessuto comunitario in grado di rendere più umana la convivenza, di aprire agli altri, di dare speranza alle nuove generazioni.

Per i credenti, in particolare, la fede ha la capacità di animare un rilancio del progetto europeo, perciò su di essi incombe una responsabilità tanto più grande; ma a tutti è chiesto di prendere coscienza del compito storico che questo tempo affida e di onorarlo con sincera dedizione. Nessuno deve considerare irrisorio o irrilevante il proprio impegno, se vogliamo che l’Europa abbia futuro”.

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