La Caritas di Cagliari pellegrina in Tunisia sulle orme dei santi

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“Un ‘pellegrinaggio-studio’ alle radici della nostra cultura e storia cristiana e mediterranea”: così don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari, definisce il viaggio in Tunisia promosso dalla stessa Caritas e della diocesi di Tunisi, tra il 3 al 18 maggio prossimi. “Per secoli – afferma don Lai – il Mediterraneo ha costituito una ‘autostrada’ che permetteva ai popoli diversi di incontrarsi, conoscersi, scambiare e condividere i propri saperi”. La dimensione mediterranea, più che mai attuale, è “da riscoprire e rilanciare, in una prospettiva di pace, bene comune, e nuovo sviluppo economico e sociale per l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente”.

I pellegrini visiteranno alcuni luoghi simbolo dell’antica Tunisia cristiana, caratterizzati dalla presenza dei Santi del Nord Africa che hanno avuto contatti, in modi diversi, con la Sardegna durante il periodo vandalico del V e VI secolo: il luogo del martirio delle Sante Felicita e Perpetua, la città dei martiri di Abitene; Telepta, città di origine di San Fulgenzio, grande autorità morale, dottrinale e teologica, esiliato e accolto nella regione. Infine, i luoghi dove si è recato Sant’Agostino, le cui reliquie prima della traslazione a Pavia erano conservate a Cagliari.

Un percorso di conoscenza e preghiera guidato da padre Silvio Moreno, missionario dell’Istituto del Verbo Incarnato, archeologo, teologo e rettore della Cattedrale di Tunisi. Il 30 aprile era presente a Cagliari per il seminario “In dialogo nel Mediterraneo: alle radici della nostra storia cristiana”, organizzato dalla Caritas diocesana in collaborazione con la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e con la diocesi di Tunisi. Un momento di riflessione in vista del pellegrinaggio che però si inserisce nell’ambito del rapporto di collaborazione tra le due Chiese locali. In un’intervista al settimanale diocesano “Il Portico”, padre Moreno ha parlato del legame tra le due diocesi sulle sponde opposte del Mediterraneo, definendolo “forte, strutturato, duraturo”. “L’anno scorso – racconta – abbiamo organizzato un campo in Tunisia con i giovani delle due diocesi e ora, grazie a questo pellegrinaggio, c’è una condivisione ancora più forte, da un punto di vista della fede. Ciò ci fa crescere – continua il sacerdote – sia perché ci permette di guardare verso altre realtà ecclesiali, quelle dell’altra sponda del Mediterraneo, da cui possiamo ricevere aiuto e vicinanza, sia perché ci rende consapevoli di ciò che noi possiamo far scoprire loro”. Il senso dell’iniziativa per padre Silvio è anche quello di “far conoscere la nostra ‘ricchezza cristiana’, spesso dimenticata in un paese musulmano, importante perché costituisce una riscoperta delle proprie radici e storia”.

Una riscoperta che negli ultimi anni si è tradotta nell’organizzazione di visite archeologiche e storiche ai siti cristiani della Tunisia, aperte a tutti, “grazie al clima di maggiore libertà e interesse, frutto della rivoluzione. Talvolta – afferma Moreno – sono le stesse Università, o altre realtà tunisine, che ci chiedono di organizzare visite ai siti archeologici cristiani presenti nel Paese”.

Quella tunisina, afferma il sacerdote, “è una Chiesa impegnata nelle parrocchie, con i giovani della diocesi, provenienti dall’Africa subsahariana, ma anche nell’attività sociale e caritatevole attraverso le scuole, l’impegno nelle prigioni, la Caritas”. “Una Chiesa molto viva – conclude -, convinta della sua identità cristiana, che manifesta la sua presenza, in un paese musulmano, non con le parole ma con la vita”.

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