Card. Becciu: la beata Conchita indica il cammino della beatitudine

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Donna dotata di grandi qualità e arricchita di doni mistici, seppe utilizzare i talenti umani e spirituali mettendoli al servizio dei fratelli, specialmente dei sacerdoti. Fu scrittrice prolifica, riuscendo a produrre una lunga serie di libri e opuscoli, e, al contempo, a raggiungere le vette della contemplazione e della mistica. Ebbe anche una forte propensione all’apostolato e divenne l’ispiratrice delle Opere della Croce, fiorenti soprattutto in Messico.

E’ María Concepción Cabrera Arias, meglio conosciuta con il soprannome di Conchita, beatificata dal card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a Città del Messico, sabato 4 maggio. Iniziando l’omelia dalla lettera agli Efesini di san Paolo apostolo il card. Becciu ha affermato che ella è stata una delle figure femminili più famose del Paese centramericano vissute a cavallo tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo:

“Come per Maria, la madre di Gesù, anche per Conchita la felicità consistette non nel dar seguito alle proprie ispirazioni, pur sante, ma nel conformarsi al progetto di Dio su di lei. Ella ha dunque accettato di vivere con dedizione totale la sua esperienza di moglie e di madre. Ha accettato la responsabilità di una fedeltà continua, di una maternità che si è rinnovata per nove volte, di un compito di educatrice di figli che sarà logorante, ma bello. Si mostrava preoccupata della loro crescita umana e soprattutto spirituale: una sollecitudine materna per ognuno di loro; vero modello di madre, pronta ad incoraggiarne i lati positivi e correggerne i difetti”.

Ha avuto una ‘passione’ ardente per Dio, dimostrata negli scritti: “Fin dalla giovinezza si è sforzata di trasmettere la fede agli altri, anche attraverso i suoi scritti. Vivo era in lei il desiderio di conformarsi totalmente al volere di Dio. Pertanto, alimentava la sua fede con una intensa e costante preghiera, sua vera forza spirituale, alla quale dedicava anche parte della notte, con interminabili ore di adorazione davanti al Santissimo Sacramento.

Aveva abitualmente la consapevolezza di essere alla presenza del Signore, per questo viveva in costante atteggiamento interiore di orazione. L’unione con Dio era caratterizzata anche da una profonda esperienza di unione mistica a Cristo, da cui scaturiva una generosa maternità spirituale nei confronti delle anime”.

Però l’amore per Dio in lei nasceva dall’amore per il prossimo: “Il suo cuore ardeva di una straordinaria sollecitudine materna per quanti si trovavano in condizioni di bisogno e di fragilità. Non c’era problema che non cercasse di risolvere, non c’era indigenza che non cercasse di soccorrere.

Incessante la sua sollecitudine per i poveri: voleva essere povera tra i poveri, adeguandosi a loro anche nell’aspetto esteriore per condividerne il disagio di vita e così soccorrerli meglio. Si dedicava con generosità anche alle opere di misericordia spirituali: visitava malati e moribondi, dando loro consigli spirituali”.

Tale amore la spinse a ‘fondare’ cinque Istituti religiosi: “l fiorire delle opere non si può spiegare se non nella logica del vangelo che trasforma in vita ogni apparente morte di se stessi. Ella ha suscitato le ‘Opere della croce’ con i suoi scritti spirituali, ma soprattutto con la sua testimonianza di vita: ha preso su di sé ogni giorno la sua croce per seguire Gesù…

E’ consapevole che ogni dolore piccolo o grande è già stato vissuto da Gesù sulla croce e in lui può trovare forza e significato. La nostra Beata ha compreso perfettamente la scienza della croce. Essa richiede che sul Calvario del dolore, presente nell’umanità di ogni epoca, ci siano le croci di quanti si uniscono volontariamente al sacrificio di Cristo”.

Aveva un ‘forte desiderio’ apostolico ed una preghiera costante per la santità dei sacerdoti: “Il suo forte desiderio apostolico era quello di salvare le anime, di convertire i peccatori per la cui salvezza offriva i suoi volontari patimenti. Ma la sua più grande preoccupazione, che costituiva quasi una ‘ossessione’, era per la santità dei sacerdoti per i quali ha pregato e sacrificato se stessa.

Quanto necessaria e quanto attuale questa missione! In questi ultimi tempi, la Chiesa ha vissuto momenti turbolenti e laceranti a causa degli scandali di vescovi, sacerdoti e religiosi che ne hanno deformato il volto e minato la credibilità. Di fronte a questo scenario doloroso, alcuni fedeli hanno iniziato a perdere la fiducia nella Chiesa, altri l’hanno colpita aumentandone le ferite. Ma l’atteggiamento giusto è quello che ci insegna la nuova Beata: sostenere con la vicinanza spirituale e con la preghiera quanti vivono ogni giorno la propria vocazione in fedeltà e abnegazione”.

Però nonostante i momenti dolorosi era sempre gioviale: “Indice questo della sua totale comunione con Dio di cui sperimentava concretamente la paternità. La sua casa era piena di gioia e di animazione: semplicità, dolcezza affabilità erano tratti principali del suo carattere. ‘La mamma sorrideva sempre’, testimoniano i suoi figli. Segnata di amore alla volontà di Dio, era aperta con animo sereno a quanto il Signore disponeva nella gioia e nel dolore.

Ci si trova davanti ad una donna di forte personalità, fornita di doti eccezionali, sia umane che cristiane. Una donna di preghiera e di zelo apostolico che, precorrendo i tempi, trova in sé la forza morale per imporsi come leader nel campo sociale e nell’ambiente ecclesiale”.

Per questo la beata Conchita è un modello da seguire: “Ha saputo realizzare una magnifica sintesi di contemplazione e di azione: le figure evangeliche di Marta e Maria si trovano fuse e sincronizzate nell’esistenza della nuova Beata. Ella si presenta a noi oggi, specialmente alle donne, come un modello di vita apostolica: prega e agisce, ha la mente fissa al cielo e gli occhi rivolti alla terra; adora ed esalta la grandezza di Dio e si occupa delle miserie e delle necessità degli uomini”.

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