Papa ai fedeli bulgari: Dio sorprende

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Al termine della visita al Santo Sinodo nella piazza san Aleksandr Nevskij ha celebrato con i fedeli il ‘Regina Coeli’ con il saluto della resurrezione ortodossa: “Sono un’affermazione e una testimonianza del cuore della nostra fede: Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo.

Tutto ciò che Lui tocca diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascuno di voi sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non ti lascia mai. Lui cammina con te. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che continuamente ti chiama, ti aspetta per ricominciare. Lui non ha mai paura di ricominciare: sempre ci dà la mano per rincominciare, per alzarci e rincominciare”.

Quindi ai fedeli ha ricordato san Giovanni XXIII: “Tra essi mi piace ricordare il mio predecessore, che voi chiamate ‘il santo bulgaro’, san Giovanni XXIII, un santo pastore, la cui memoria è particolarmente viva in questa terra, dove egli ha vissuto dal 1925 al 1934. Qui ha imparato ad apprezzare la tradizione della Chiesa Orientale, instaurando rapporti di amicizia con le altre Confessioni religiose.

La sua esperienza diplomatica e pastorale in Bulgaria lasciò un’impronta così forte nel suo cuore di pastore da condurlo a favorire nella Chiesa la prospettiva del dialogo ecumenico, che ebbe un notevole impulso nel Concilio Vaticano II, voluto proprio da papa Roncalli. In un certo senso, dobbiamo ringraziare questa terra per l’intuizione saggia e ispiratrice del ‘Papa buono’”.

La giornata si è conclusa con la cerimonia eucaristica nella cui omelia ha sottolineato che non bisogna aver paura ad essere santi: “Il peso della sofferenza, della delusione, perfino del tradimento era diventato una pietra difficile da rimuovere nel cuore dei discepoli; erano ancora feriti sotto il peso del dolore e della colpa e la buona notizia della Risurrezione non aveva messo radici nel loro cuore.

Il Signore sa quanto è forte per noi la tentazione di tornare alle cose di prima. Le reti di Pietro, come le cipolle d’Egitto, sono nella Bibbia simbolo della tentazione della nostalgia del passato, di voler indietro qualcosa di quanto si era voluto lasciare. Davanti alle esperienze di fallimento, di dolore e persino del fatto che le cose non risultino come si sperava, appare sempre una sottile e pericolosa tentazione che invita allo scoraggiamento e a lasciarsi cadere le braccia”.

Però di fronte allo sconforto Gesù è presente e chiama: “Il Signore non aspetta situazioni o stati d’animo ideali, li crea. Non aspetta di incontrarsi con persone senza problemi, senza delusioni, peccati o limitazioni. Egli stesso ha affrontato il peccato e la delusione per andare incontro ad ogni vivente e invitarlo a camminare.

Fratelli, il Signore non si stanca di chiamare. E’ la forza dell’Amore che ha ribaltato ogni pronostico e sa ricominciare. In Gesù, Dio cerca di dare sempre una possibilità. Fa così anche con noi: ci chiama ogni giorno a rivivere la nostra storia d’amore con Lui, a rifondarci nella novità che è Lui”.

Dio ‘sorprende’ l’uomo davanti alle sue chiusure ‘paralizzanti’: “E’ il Signore delle sorprese che invita non solo a sorprendersi, ma a realizzare cose sorprendenti. Il Signore chiama e, incontrando i discepoli con le reti vuote, propone loro qualcosa di insolito: pescare di giorno, cosa piuttosto strana su quel lago. Ridà loro fiducia mettendoli in movimento e spingendoli di nuovo a rischiare, a non dare nulla e specialmente nessuno per perso”.

Quindi Dio, amando l’uomo, trasforma la vita in opera d’arte: “Ecco il miracolo di Dio, che fa delle nostre vite opere d’arte se ci lasciamo guidare dal suo amore. Tanti testimoni della Pasqua in questa terra benedetta hanno realizzato capolavori magnifici, ispirati da una fede semplice e da un amore grande.

Offrendo la vita, sono stati segni viventi del Signore, sapendo superare con coraggio l’apatia e offrendo una risposta cristiana alle preoccupazioni che si presentavano loro. Oggi siamo invitati a guardare e scoprire quello che il Signore ha fatto nel passato per lanciarci con Lui verso il futuro, sapendo che, nel successo e negli errori, tornerà sempre a chiamarci per invitarci a gettare le reti”.

Infine li ha invitati a seguire la strada della santità: “Una Chiesa giovane, una persona giovane, non per l’età ma per la forza dello Spirito, ci invita a testimoniare l’amore di Cristo, un amore che incalza e ci porta ad essere pronti a lottare per il bene comune, servitori dei poveri, protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale.

Innamorati di Cristo, testimoni vivi del Vangelo in ogni angolo di questa città. Non abbiate paura di essere i santi di cui questa terra ha bisogno, una santità che non vi toglierà forza, vita o gioia; anzi, proprio al contrario, perché giungerete voi e i figli di questa terra ad essere quello che il Padre sognò quando vi creò”.

Al termine mons. Christo Proykov, Esarca Apostolico di Sofia per i cattolici di rito bizantino-slavo e presidente della Conferenza Episcopale della Bulgaria, ha ringraziato papa Francesco per la visita apostolica: “Dandole il benvenuto, Santità, vorrei trarre ispirazione dalle radici del nostro passato, per domandare insieme a Vostra Santità, in questa Santa Messa, la Divina Grazia per il presente e per rivolgere una preghiera comune al Signore Risorto per il futuro della Bulgaria, dei cattolici qui convenuti da tutto il Paese e per la pace nel mondo intero.

Si, sulla nostra terra le radici cristiane sono antiche, ma Dio ha anche voluto che da qui sono passate e si sono fermate molte persone di cultura e di religioni diverse. Sofia significa ‘sapienza’. La “sapientia cordis” è radicata non solo in Sofia, capitale della Bulgaria, ma nel cuore di tutti i Bulgari e si traduce in convivenza tra culture e religioni diverse”.

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