Card. Becciu: martiri fedeli al Concilio Vaticano II

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“Ieri a La Rioja, in Argentina, sono stati proclamati Beati Enrique Angel Angelelli, Vescovo diocesano, Carlos de Dios Murias, francescano conventuale, Gabriel Longueville, sacerdote fidei donum, e Wenceslao Pedernera, catechista, padre di famiglia. Questi martiri della fede sono stati perseguitati per causa della giustizia e della carità evangelica. Il loro esempio e la loro intercessione sostengano in particolare quanti lavorano per una società più giusta e solidale. Uno di loro era francese, era andato come missionario in Argentina. Gli altri tre, argentini. Facciamo un applauso ai nuovi Beati, tutti!”:

così nel Regina Coeli papa Francesco ha ricordato i nuovi beati argentini beatificati a La Rjoia dal prefetto della Congregazione delle cause dei santi, card. Angelo Becciu; quattro martiri della dittatura argentina che imperversò dal 1976 al 1983, con il suo carico di desaparecidos e autoritarismo: mons. Enrique Angel Angelelli, vescovo di La Rioja, morto in un incidente stradale che nel 2014 si è riconosciuto come non accidentale; don Gabriel Longueville, missionario fidei donum; il laico Wenceslao Pedernera, padre di famiglia, e p. Carlos de Dios Murias, francescano conventuale.

Nell’omelia il prefetto ha ricordato i quattro nuovi beati: “Ci rallegriamo ed esultiamo nel Signore per il dono dei nuovi beati. Sono essi uomini, che hanno reso coraggiosamente la loro testimonianza a Cristo, meritando di essere proposti dalla Chiesa all’ammirazione e all’imitazione di tutti i fedeli.

Ciascuno di loro può ripetere le parole del Libro dell’Apocalisse, proclamate nella prima Lettura: ‘Si è compiuta la salvezza, la forza del nostro Dio e la potenza del suo Cristo’: la potenza del Cristo risorto, che, nel succedersi dei secoli, per mezzo del suo Spirito continua a vivere e a operare nei credenti, per sospingerli verso la piena attuazione del messaggio evangelico”.

Ed ha sottolineato la loro fedeltà al Vangelo: “Hanno offerto se stessi a Dio e al prossimo nell’eroica testimonianza cristiana, che ebbe il suo coronamento nel martirio. La Chiesa è oggi lieta di riconoscere che Enrique Ángel Angelelli Carletti, vescovo di La Rioja, Carlos de Dios Murias, francescano conventuale, Gabriel Longueville, sacerdote missionario fidei donum, e il catechista Wenceslao Pedernera, padre di famiglia, sono stati insultati e perseguitati per causa di Gesù e della giustizia evangelica, e hanno conseguito una ‘grande ricompensa nei cieli’”.

Sono stati uccisi per la fedeltà al Vangelo: “Essi furono fedeli testimoni del Vangelo e rimasero saldi nel loro amore a Cristo e alla sua Chiesa a costo di sofferenze e del sacrificio estremo della vita. Furono uccisi nel 1976, durante il periodo della dittatura militare, segnato da un clima politico e sociale incandescente, che ebbe anche dei chiari risvolti di persecuzione religiosa.

Il regime dittatoriale, in vigore da pochi mesi in Argentina, guardava con sospetto ogni forma di difesa della giustizia sociale. I quattro beati conducevano una pastorale aperta alle nuove sfide pastorali; attenta alla promozione delle fasce più deboli, alla difesa della loro dignità e alla formazione delle coscienze, nel quadro della Dottrina sociale della Chiesa. Tutto ciò, nell’intento di offrire rimedi alle molteplici problematiche sociali”.

Per questo ha sottolineato il ‘martirio conciliare’: “Si tratta di un’opera di formazione nella fede, di un forte impegno religioso e sociale, ancorato al Vangelo, in favore dei più poveri e sfruttati, e attuato alla luce della svolta del concilio ecumenico Vaticano II, nel vivo desiderio di attuare i dettami conciliari. Potremmo definirli, in un certo senso, come ‘martiri dei decreti conciliari’.

Furono uccisi a motivo della loro premurosa attività di promozione della giustizia cristiana. Infatti, in quell’epoca, l’impegno per una giustizia sociale e per promuovere la dignità della persona umana era ostacolato con tutte le forze dalle autorità civili.

Ufficialmente il potere politico si professava rispettoso, anzi addirittura difensore, della religione cristiana, e mirava a strumentalizzarla, pretendendo un atteggiamento supino da parte del clero e passivo da parte dei fedeli, invitati con la forza a esternare la loro fede solo in manifestazioni liturgiche e di culto. Ma i nuovi beati si sforzarono di operare per una fede che incidesse anche nella vita; affinché il Vangelo diventasse fermento nella società di una umanità nuova fondata sulla giustizia, sulla solidarietà, sull’uguaglianza”.

Ed ha ricordato che furono uccisi ‘per amore’: “Il significato dei martiri oggi sta nel fatto che la loro testimonianza vanifica la pretesa di vivere egoisticamente o di costruire un modello di società chiusa e senza riferimento ai valori morali e spirituali. I martiri esortano noi e le future generazioni ad aprire il cuore a Dio e ai fratelli, a essere araldi di pace, operatori di giustizia, testimoni di solidarietà, nonostante le incomprensioni, le prove e le fatiche”.

Dopo aver ricordato la fedeltà alla Chiesa, il card. Becciu ha invitato i fedeli a seguire il loro esempio: “Noi li ammiriamo per il loro coraggio. Li ringraziamo per la loro fedeltà in circostanze difficili, una fedeltà che è più di un esempio: è un’eredità per questa diocesi e per l’intero popolo argentino e una responsabilità che va vissuta in ogni epoca.

L’esempio e la preghiera di questi quattro beati ci aiutino a essere sempre più uomini di fede, testimoni del Vangelo, costruttori di comunità, promotori di una Chiesa impegnata a testimoniare il Vangelo in ogni ambito della società, innalzando ponti e abbattendo i muri dell’indifferenza”.

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