Indignatio: italiani popolo di non indignati

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Dopo aver servito le istituzioni per oltre 50 anni (funzionario e dirigente della Provincia autonoma di Trento e difensore civico) Fabio Bortolotti persegue nella sua passione per la scrittura. Ora non più libri giuridici, ma saggi di etica pubblica, immancabilmente ‘controcorrente’, come ‘Indignatio’.

I primari principi di vita e le radici valoriali di un popolo sono strettamente ancorati alla cultura da cui traggono continuo alimento: quanto più si eleva il livello medio di cultura, tanto più si eleveranno il progresso sociale e il grado di civiltà. Una democrazia che non punta sulla centralità della cultura, che non poggia su basilari principi di giustizia e su supporti valoriali, che non tende costantemente a migliorarli e a perfezionarli, è una democrazia di pura facciata che non può avere futuro.

A lui abbiamo chiesto di spiegarci perché scrivere un libro sull’indignazione: “Gli onorevoli signori della politica hanno originato un sistema politico che non è quello di una vera democrazia popolare, ispirata al bene del popolo e all’avvenire di esso, ma quello dell’oligarchia partitica e della partitocrazia. Si aggiunga poi che detti onorevoli signori si dimostrano come gelosi dell’attuale mondo politico, bramerebbero che i cittadini non lo mettessero mai in discussione, che rimanessero nello stato di torpore, che si fermassero all’apparenza e che non tentassero mai di capire gli arcana imperii e le ipocrisie del potere.

A fronte di diritti calpestati, di cattiva politica, di ingiustizie, azioni riprovevoli, sopraffazioni, malcostume, è doveroso che i cittadini si indignino, si oppongano e protestino, che abbiano il coraggio di dire «basta» e di prendere posizione. E’ anche una questione di dignità umana e di fermezza, che denota rispetto per sé e per gli altri. In caso di disfunzioni, disservizi, inefficienze, è del tutto normale che si formino movimenti popolari di protesta, che esprimano publica indignatio, echeggiando come campanelli d’allarme per i signori della politica”.

Gli italiani sono amanti del bene pubblico?
“Negli Stati democratici esistono cittadini attivi e cittadini passivi; i pubblici poteri preferiscono i secondi, perché rimangono del tutto indifferenti a qualsiasi loro malefatta o inerzia, mentre invece per creare una democrazia forte c’è assoluto bisogno dei primi, ossia di cittadini operosi che affrontino con impegno e volontà le problematiche della comunità.

La storia insegna che la qualità di una democrazia è data dall’apporto peculiare pro e contro dei singoli, dai buoni argomenti addotti, dalla qualità del dialogo, della discussione e del dibattito. Lo stato di assuefazione dei cittadini è in parte dovuto alla paura di ripercussioni ma primariamente è senz’altro una diretta conseguenza della scriteriata scelta politica di non elevare il basso livello culturale e formativo nelle masse popolari, così da poterle più facilmente dominare. Questi due fattori scatenanti chiariscono perché gli italiani, di fatto, rimangono discostati dalla res publica”.

Quale tipo di popolo è l’italiano?
“L’attuale ibrida democrazia, particolarmente cara ai partiti politici, è motivo di dilagante sfiducia dei cittadini verso la vita pubblica, situazione che è di gravissimo danno all’interesse generale. Gli odierni partiti e onorevoli signori della politica nulla hanno fatto e fanno per superare e sconfiggere nella collettività la disaffezione alla politica, per scongiurare il disimpegno politico da parte dei cittadini, per evitare lo scollamento tra mondo della politica e cittadini.

Si aggiunga che, in un Paese di profonda tradizione cristiana, qual è l’Italia, è logico aspettarsi una rappresentanza politica rispettosa dei valori culturali e morali della cristianità. Di fatto non è così, perché il laicato cattolico, lasciato allo sbando, vota a favore di partiti dichiaratamente laicisti, i cui programmi escludono a priori i valori morali della cristianità. Se gli italiani non supereranno questa evidente contraddizione in termini sono destinati a rimanere al palo”.

Gli italiani sono veramente indignati?
“Gli italiani sono un popolo di ‘non indignati’, sono arrivati al punto di non contestare alcunché, di uniformarsi supinamente al sistema e di subire ogni astrusità senza reagire. L’accettazione passiva di simile squallida situazione, senza reazione alcuna, fa pensare che gli italiani abbiano rinunciato a conoscere la realtà delle cose e abbiano perso la capacità di indignarsi.

La connivenza tra poteri pubblici, partiti e mass media, è all’origine di molte anomalie e la supina assuefazione conferma che gli italiani sono un popolo di non indignati. Se i principi della democrazia, i diritti e i doveri sono calpestati e i cittadini non si indignano, non si ribellano e non reagiscono vuol dire la democrazia è di pura facciata e, come tale, non può avere futuro”.

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