Papa Francesco: l’olio crismale per lenire le ferite

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Con la messa crismale del Giovedì santo la Chiesa apre le celebrazioni del Triduo pasquale con la consacrazione del sacro crisma, l’olio benedetto che si userà per tutto l’anno per i Sacramenti di Battesimo, Confermazione e Ordinazione, e gli altri tre olii usati per Battesimo, Unzione degli infermi e per ungere i catecumeni, che culmina nella Veglia, per poi concludersi con i secondi Vespri della Domenica di Pasqua.

Nella basilica di san Pietro la messa crismale è stata celebrata dal Papa con i cardinali, i vescovi e i presbiteri: “Vangeli ci presentano spesso questa immagine del Signore in mezzo alle folle, circondato e pressato dalla gente che gli porta i malati, lo prega che scacci gli spiriti maligni, ascolta i suoi insegnamenti e cammina con Lui.

Il Signore non ha mai perso questo contatto diretto con la gente, ha sempre mantenuto la grazia della vicinanza, con il popolo nel suo insieme e con ciascuna persona in mezzo a quelle moltitudini. Lo vediamo nella sua vita pubblica, ed è stato così dall’inizio: lo splendore del Bambino attrasse docilmente pastori, re e anziani sognatori come Simeone ed Anna. Fu così anche sulla Croce: il suo Cuore attira tutti a sé: Veroniche, cirenei, ladroni, centurioni”.

Ed ha riflettuto intorno a tre aspetti sottolineati nel Vangelo, sequela, ammirazione e discernimento; infatti nel vangelo san Luca ha sottolineato che la folla seguiva Gesù: “Questo seguire della gente va aldilà di qualsiasi calcolo, è un seguire senza condizioni, pieno di affetto. Contrasta con la meschinità dei discepoli il cui atteggiamento verso la gente rasenta la crudeltà quando suggeriscono al Signore di congedarli, perché si cerchino qualcosa da mangiare. Qui iniziò il clericalismo: in questo volersi assicurare il cibo e la propria comodità disinteressandosi della gente. Il Signore stroncò questa tentazione”.

Il secondo aspetto sottolineato dal papa riguarda l’ammirazione: “La seconda grazia che riceve la folla quando segue Gesù è quella di una ammirazione colma di gioia. La gente si meravigliava di Gesù, dei suoi miracoli, ma soprattutto della sua stessa Persona. Alla gente piaceva tanto salutarlo per la strada, farsi benedire da Lui e benedirlo, come quella donna che in mezzo alla folla benedisse sua Madre. E il Signore, da parte sua, era ammirato della fede della gente, se ne rallegrava e non perdeva occasione per farlo notare”.

Mentre la terza riflessione papale si sofferma sul discernimento: “La terza grazia che riceve la gente è quella del discernimento… Cristo, la Parola di Dio venuta nella carne, suscita nella gente questo carisma del discernimento; non certamente un discernimento di specialisti in questioni disputate.

Quando i farisei e i dottori della legge discutevano con Lui, quello che la gente riconosceva era l’Autorità di Gesù: la forza della sua dottrina capace di entrare nei cuori e il fatto che gli spiriti maligni gli obbedivano; e che inoltre, per un momento, lasciasse senza parole quelli che mettevano in atto dialoghi insidiosi: la gente godeva di questo. Sapeva distinguere e godeva”.

Però l’omelia del papa si è concentrata sulla parola ‘folla’, attraverso i poveri, gli oppressi, i ciechi ed i prigionieri: “Venendo a noi, cari fratelli sacerdoti, non dobbiamo dimenticare che i nostri modelli evangelici sono questa ‘gente’, questa folla con questi volti concreti, che l’unzione del Signore rialza e vivifica.

Essi sono coloro che completano e rendono reale l’unzione dello Spirito in noi, che siamo stati unti per ungere. Siamo stati presi in mezzo a loro e senza timore ci possiamo identificare con questa gente semplice. Ognuno di noi ha la propria storia. Un po’ di memoria ci farà tanto bene. Essi sono immagine della nostra anima e immagine della Chiesa. Ciascuno incarna il cuore unico del nostro popolo”.

Quindi li ha invitati a guarire le ‘ferite’ con l’olio santo, che non è superstizione: “Vi confesso che quando confermo e ordino mi piace spandere bene il Crisma sulla fronte e sulle mani di quanti vengono unti. Ungendo bene si sperimenta che lì si rinnova la propria unzione.
Questo voglio dire: non siamo distributori di olio in bottiglia. Siamo unti per ungere.

Ungiamo distribuendo noi stessi, distribuendo la nostra vocazione e il nostro cuore. Mentre ungiamo siamo nuovamente unti dalla fede e dall’affetto del nostro popolo. Ungiamo sporcandoci le mani toccando le ferite, i peccati, le angustie della gente; ungiamo profumandoci le mani toccando la loro fede, le loro speranze, la loro fedeltà e la generosità senza riserve del loro donarsi…. cosa che tanti eruditi definiscono superstizioni.

Colui che impara a ungere e a benedire si sana dalla meschinità, dall’abuso e dalla crudeltà”.

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