A Il Cairo nel ricordo di san Francesco

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Domenica 3 marzo ad Il Cairo presso l’università Al-Azhar è stato ricordato l’VIII centenario dell’incontro tra san Francesco d’Assisi e il sultano Al-Malik al-Kamel a Damietta in Egitto. In precedenza il card. Leonardo Sandri è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Generale ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī, con una delegazione composta anche dal Nunzio Apostolico, mons. Bruno Musarò, e dal Patriarca copto-Cattolico, Sua Beatitudine Ibrahim Sedrak.

Accolto nel Palazzo presidenziale, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha incontrato il ministro egiziano degli Esteri, Sameh Hassan Shoukry, con il quale si è intrattenuto sulla situazione geopolitica del Medio Oriente e il ruolo che l’Egitto è chiamato a svolgere nella regione. Poco dopo, è iniziato il colloquio con il Presidente della Repubblica, nel quale sono state trattate alcune tematiche, in cui è stato espresso apprezzamento per il Documento sulla Fratellanza Umana firmato ad Abu Dhabi ed il desiderio di un Paese in cui si possa vivere da cittadini al di là delle differenze religiose tra cristiani, ortodossi o cattolici, e musulmani, con il rispetto della libertà di culto e di religione.

Poi il card. Sandri ha ripreso i contenuti espressi dal presidente Al-Sisi, partendo da quanto ha potuto sperimentare nei giorni di visita in Egitto, iniziando dalle quattro Eparchia di Minia, Assiut, Sohag e Luxor fino alle celebrazioni per gli ottocento anni della Visita di San Francesco e il Sultano a Damietta e al Cairo:

“Il Signore vi dia la sua pace! Queste parole sono state costantemente impiegate dal santo monaco di Assisi, frate Francesco, ovunque andasse (in Italia, in Europa, in Egitto e in Terra Santa) dopo la sua conversione iniziale. Più che un semplice saluto di cortesia, erano parole destinate a sfidare ed invitare tutti quanti a riconoscere Dio per ciò che Egli è, a sottomettere le loro volontà per vivere in una giusta relazione con Dio e, di conseguenza, a vivere in una giusta relazione l’un con l’altro e con l’universo creato. Per san Francesco, l’autentica fede richiedeva la apertura ad un nuovo modo di vivere, capace di esprimere bontà, giustizia, pace, verità, dialogo, rispetto reciproco e libertà verso tutti”.

Poi ha ricordato l’incontro avvenuto 800 anni fa tra Francesco d’Assisi e Al-Malik al-Kamel: “Tutti e due, monaco e sultano, sono usciti da un ciclo di violenza apparentemente senza fine per riconoscere, e persino celebrare, la dignità e la bontà che Dio ha generosamente condiviso con tutte le persone. Per un momento, non ci fu più guerra, niente più uccisioni, niente più animosità. Ci fu, forse, prima di tutto, un silenzio penetrante, il silenzio che viene dopo aver assistito ad un evento veramente santo, un sacro momento di vita.

E poi, ci fu il dialogo, uno spazio privilegiato di ascolto reciproco”. Ed ha concluso con un invito: “Carissimi, che la commemorazione dell’incontro tra il Santo e il Sultano sia un’occasione perché ciascuno di noi possa aprire la propria vita all’appello concreto di camminare sulla via della bontà, l’umiltà, il rispetto e la pace. Che il Signore ci conceda il prezioso dono della pace; e che tutti quanti noi possiamo avere il coraggio e la convinzione di accogliere ed abbracciare questo nuovo modo di vivere, per il futuro di tutti gli esseri umani, e anche per il futuro del pianeta”.

La celebrazione dell’incontro si è arricchita anche della riflessione di fratel Michael A. Perry, ministro generale dell’ordine dei frati minori, che ha ricordato l’incontro tra il santo assisate ed il sultano attraverso l’incontro tra papa Francesco e il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb:

“Nel loro documento congiunto dal titolo ‘Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, hanno espresso l’urgenza che i seguaci delle due religioni si uniscano’ per radunare forze e lavorare insieme … per promuovere una cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli”.

Ed ha concluso l’intervento con l’invito a ripercorre la strada compiuta dai due ‘attori’ 800 anni prima: “La nostra celebrazione in questi giorni in Egitto rappresenta un invito a ciascuno di noi ad abbracciare questo stesso modo di umiltà e fraternità, ponendo Dio al centro di tutte le cose e rispondendo in solidarietà alle grida di tutti gli esseri umani, alle loro sofferenze ma anche alle loro aspirazioni per la pace, la sicurezza, la giustizia, la verità e l’amore”.

Prima dell’incontro pubblico il card. Leonardo Sandri, aveva celebrato una messa nella chiesa di san Giuseppe: “A distanza di otto secoli, siamo certi che la fatica affrontata dal Poverello di Assisi non è stata vana, e che la sua intuizione di venire a Damietta non apparteneva ad un albero cattivo che fa frutti cattivi, come ha affermato il santo Vangelo”.

Nell’omelia ha ricordato il documento firmato ad Abu Dhabi: “La firma del documento ad Abu Dhabi, che in questi giorni è sempre rimasto in filigrana durante il mio pellegrinaggio, ma anche tanti semplici e piccoli gesti: penso a quella fondazione islamica che mi è stato riferito ha deciso di aiutare alcuni progetti gestiti da una delle Eparchie che ho visitato, perchè, hanno detto ‘abbiamo visto che voi aiutate tutti gli uomini, senza distinzione di appartenenza’.

O ancora al bel regalo in legno intagliato che mi è stato fatto a Luxor: l’ha realizzato un giovane, che ha acquisito la tecnica insegnata durante la presenza dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucault. Quel giovane cristiano vive ad Hagaza, un luogo ove la costruzione della Chiesa è ferma da più di 20 anni e la comunità celebra tra i legni delle impalcature.

Quel giovane ha scelto come altri di non trasformare quei legni in lance contro gli altri, ma di trasformarli in opere di bellezza e di ingegno. I piccoli fratelli, sull’esempio dello stile del loro fondatore ora beato, hanno insegnato più che una tecnica uno stile di vita e di presenza cristiana, nell’umiltà e nel nascondimento, ma non per questo meno viva ed efficace”.

Ed ha invitato ad essere attratti dall’incontro: “Lasciamoci dunque attrarre dall’esperienza di incontro che lo Spirito del Signore Crocifisso e Risorto suscita in noi: san Francesco, ne siamo certi, non è stato il solo, e lo testimoniano tutte le Chiese che vivono a contatto con i credenti dell’Islam. Non trasformiamo il gesto di Francesco svuotandolo di Gesù, ma viviamo lo stesso slancio verso gli altri spinti da Lui.

Ce lo ricordano le parole del beato Pierre Claverie, Vescovo di Orano che decise di rimanere in mezzo al popolo algerino nonostante il crescere delle violenze: ‘La santità è prima di ogni altra cosa una grande passione. C’è una follia nella santità, la follia dell’amore, la follia stessa della croce, cui non importano i calcoli e la saggezza degli uomini’”.

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