Protezione dei minori: dal mea culpa alle linee operative

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21-24 febbraio 2019: quattro giorni che saranno ricordati nella storia della Chiesa per la seria presa di coscienza delle gravi responsabilità nella gestione dello scandalo pedofilia e per le prospettive di protezione dei minori. Uno degli obiettivi di papa Francesco, fin dall’inizio del pontificato, è stato la lotta contro gli abusi del clero, secondo la linea della ‘tolleranza zero’ avviata da papa Benedetto XVI.

I risultati delle numerose inchieste hanno aperto scenari drammatici e, anche grazie all’inasprimento delle sanzioni canoniche, si sono conseguiti risultati prima non immaginabili: si pensi solo alla dimissione dallo stato clericale del card. McCarrick, colpevole di gravissimi abusi sessuali sia su adulti che minori. Tuttavia, le condanne non potranno restituire alle vittime la dignità calpestata, né cancellare la sofferenza.

E’ necessaria un’attività di prevenzione e sensibilizzazione, che parta proprio dall’ascolto del dolore della Chiesa intera, infangata dalle colpe di diversi suoi figli. In un’ottica di sinodalità, il Papa e il Consiglio dei Cardinali, nel settembre dello scorso anno, avevano espresso la volontà di incontrare i presidenti delle Conferenze episcopali per discutere della protezione dei minori.

Responsabilità, affidabilità e trasparenza: queste le parole chiave che hanno espresso le tematiche delle relazioni, alle quali facevano seguito i momenti di riflessione per gruppi linguistici e i dibattiti. Il momento culminante è stato la liturgia penitenziale, alla presenza di una vittima: nella sua testimonianza, dopo aver definito l’abuso come “l’umiliazione più grande che un individuo possa subire”, ha raccontato della solitudine, dell’impossibilità di tornare alla normalità; pur volendo, non si può cancellare il dolore e così si arriva ad una continua fuga da sé e dal presente.

La risposta della Chiesa è contenuta nell’esame di coscienza comunitario, durante cui sono stati elencati gli errori compiuti: omessa vigilanza sul clero, mancate denunce, assenza di ascolto, insabbiamenti, pregiudizi nei confronti delle vittime, irresponsabilità, silenzi… E’ il ritorno al Padre del figliol prodigo: un ‘mea culpa’ che vuole giungere a gesti concreti di conversione.

Conversione che è stata invocata da Papa Francesco nel discorso, pronunciato dopo la celebrazione conclusiva dell’incontro: “L’obiettivo […] sarà, dunque, quello di ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori abusati, sfruttati e dimenticati, ovunque essi siano”; al di sopra delle polemiche ideologiche, si dovranno applicare le ‘best practices’: nella formazione dei sacerdoti, nel rafforzamento delle tutele, nella trasparenza, nella ricerca della verità, nell’accompagnamento delle vittime verso un ritorno alla normalità.

Certamente, il cammino sarà lungo e tortuoso: non è possibile risolvere un problema così radicato e per troppo tempo sottovalutato con un incontro, ma una presa di coscienza comune della situazione permetterà un intervento più incisivo e ponderato. Come annunciato da padre Lombardi, si attendono ora un motu proprio per il rafforzamento della protezione dei minori nella Curia Romana, una legge per lo Stato del Vaticano e modalità integrate di supporto alle diocesi, sia attraverso un vademecum che con un’equipe di esperti.

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