Tutto pronto per l’incontro sulla protezione dei minori

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Lunedì scorso è stato presentato l’incontro su ‘La protezione dei minori nella Chiesa’ che si terrà in Vaticano, dal 21 al 24 febbraio, che per la prima volta coinvolgerà a livello mondiale tutti i presidenti delle conferenze episcopali e i responsabili degli origini religiosi per affrontare la piaga degli abusi commessi dal clero, a cui parteciperanno 190 invitati, di cui 114 presidenti delle Conferenze episcopali, 4 capi delle Chiese orientali cattoliche, 22 degli ordini religiosi, 14 curiali.

Il card. Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago e membro del comitato organizzativo, ha sottolineato l’importanza dell’incontro: “Il coraggio delle vittime ci ha aiutato a portare avanti questo progetto. Il Papa si è occupato anche dei dettagli. Ha chiesto ai vescovi di incontrare le vittime e portare nel cuore le loro sofferenze…

E’ importante che si capisca che il Papa vuole indicare a tutti i vescovi il fatto che devono assumersi la propria responsabilità. Poi bisogna indicare anche i passi concreti, perché si dovrà rendere conto di ciò che si fa. I vescovi devono ora capire quali sono le loro responsabilità e assumerle e questa l’occasione per avere le idee chiare”.

Riguardo all’eventuale pubblicazione di dati e statistiche sulle vittime degli abusi e sui comportamenti adottati da membri della Chiesa per fronteggiare il problema, mons. Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta, e segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede e anche lui membro del comitato organizzativo, ha detto che è una scelta alla quale probabilmente si arriverà, ma che “non basta pubblicare i numeri, ci vuole uno studio approfondito per dare un contesto”.

Inoltre ha spiegato i punti chiave: “Il Papa ha parlato in maniera chiara. Bisogna essere responsabili. E parlare di questo per tre giorni è già di per sé importante. Noi ci riuniamo per essere anzitutto consapevoli dell’importanza della prevenzione, perché ci deve essere consapevolezza della nostra responsabilità di pastori. E bisogna anche avere le informazioni che servono per andare avanti quando si torna nelle diocesi. Il primo giorno sarà perciò dedicato alla responsabilità, il secondo all’accountability, cioè alla capacità di rendere conto di ciò che si fa, il terzo alla trasparenza”.

Eppoi ha sottolineato che occorre condividere ‘buone pratiche’: “Il silenzio non è accettabile, che sia omertà o negazione. Non è una soluzione. La risposta immediata può essere la negazione, è un istinto… ma noi dobbiamo allontanarci da questo meccanismo. Il terzo giorno infatti si concentra sulla trasparenza per contrastare e spezzare questo codice del silenzio. Quando parliamo di abusi è una questione importantissima e occorre la prudenza necessaria. Non riusciremo a risolvere tutti i problemi se non si condivideranno le buone pratiche per gestire le nuove situazioni”.

Infine rispondendo a una domanda dei giornalisti sul fatto che più dell’80% delle vittime degli abusi nella Chiesa siano teenager maschi, il card. Cupich ha risposto: “Credo che sia importante riconoscere il fatto che nella maggioranza dei casi le vittime degli abusi siano maschi ma le organizzazioni internazionali hanno studiato profondamente questa questione: l’omosessualità di per sé non è una causa, gli abusi sono spesso una questione di opportunità, di occasione, hanno a che fare con un basso livello di istruzione”.

Ed ha sottolineato l’importanza dello screening, citando ciò che è avvenuto negli Usa negli anni ’60: “Ora siamo a 5 casi di abusi all’anno in media, di cui 4 coinvolgono i sacerdoti. Quando si adottano i metodi di screening adeguati per i seminaristi si vede che i casi di abusi diminuiscono in maniera radicale”. Le informazioni saranno diffuse sul sito pbc2019.org.

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