Papa Francesco all’Ifad: con gli slogan non si elimina la fame

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Giovedì 14 febbraio papa Francesco ha incontrato i dipendenti del Fondo Internazionale per l’Agricoltura, invitandoli a ‘cercare un volto’ dietro ogni documento, perché è “importante non rimanere in superficie, ma cercare di entrare nella realtà per intravedervi i volti e raggiungere il cuore delle persone. Questo è importante: dietro ognuna delle carte c’è un volto, dieci volti, tanti volti…

Cercate un volto: i volti delle persone che stanno dietro quelle carte. Mettersi nei loro panni per capire meglio la loro situazione… E’ importante non rimanere in superficie, ma cercare di entrare nella realtà per intravedervi i volti e raggiungere il cuore delle persone. Sono lontanissime ma sono ‘trascritte’ qui. Allora il lavoro diventa un prendersi a cuore gli altri, le vicende, le storie di tutti”.

Quindi li ha ringraziati per il lavoro svolto nella lotta contro la fame: “Ringrazio Dio per il vostro lavoro al servizio di una causa tanto nobile quale la lotta contro la fame e la miseria nel mondo. Grazie perché andate controcorrente: la tendenza di oggi vede il rallentamento della riduzione della povertà estrema e l’aumento della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Pochi hanno troppo e troppi hanno poco. Pochi hanno troppo e troppi hanno poco, questa è la logica di oggi. Molti non hanno cibo e vanno alla deriva, mentre pochi annegano nel superfluo”.

Ed ha condannato questa logica della disuguaglianza: “Questa perversa corrente di disuguaglianza è disastrosa per il futuro dell’umanità. Grazie quindi perché voi pensate e agite controcorrente. E grazie anche per il vostro lavoro silenzioso, spesso nascosto, direi anche alcune volte noioso: nascosto come le radici di un albero, non si vedono, ma da lì proviene la linfa che nutre tutta la pianta.

Forse non ricevete molti riconoscimenti né onorificenze, ma Dio vede tutto, conosce l’abnegazione e la professionalità, sottolineo la parola professionalità, apprezza le ore che trascorrete sollecitamente in ufficio e i sacrifici che ciò comporta. Dio, non scorda mai il bene e sa ricompensare chi è buono e generoso”.

La seconda parola sottolineata è stata un’esortazione ad andare avanti: “Significa proseguire con rinnovato impegno questa vostra opera, senza stancarvi, senza perdere la speranza, senza cedere alla rassegnazione pensando che sia solo una goccia nel mare… La parola ‘entusiasmo’ è molto bella: possiamo intenderla anche come ‘mettere Dio in quello che si fa’ – viene da lì: en-theos, entusiasmo, mettere Dio in quello che si fa. Perché Dio non si stanca mai di fare il bene, non si stanca mai di ricominciare”.

Ha ricordato loro che è bello infondere la speranza’: “Ognuno di noi ne ha esperienza: quante volte abbiamo ricominciato nella nostra vita! E questo è bello. Non si stanca mai di dare una speranza. Egli è la chiave per non stancarsi. E pregare, per chi può pregare, aiuta a ricaricare le batterie con energia pulita.

Ci fa bene chiedere al Signore che lavori al nostro fianco. E la persona che non può pregare perché non è credente deve allargare il cuore e desiderare il bene. Come dicono gli adolescenti: ‘mandare buone onde’, desiderare il bene degli altri. E’ un modo di pregare per coloro che non hanno la fede e non sono credenti ma possono fare così”.

Anche nel discorso nella sede della Fao, in occasione della cerimonia di apertura della 42^ sessione del Consiglio dei governatori del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il papa ha sottolineato che occorre essere decisi nella lotta contro la fame attraverso lo sviluppo rurale:

“E nulla di tutto ciò sarà possibile se non si otterrà lo sviluppo rurale, uno sviluppo di cui si sta parlando da tempo ma che non si è ancora concretizzato. E risulta paradossale che buona parte degli oltre 820.000.000 di persone che soffrono la fame e la malnutrizione nel mondo viva in zone rurali, e questo è paradossale, e si dedichi alla produzione di alimenti e sia composta da contadini. Inoltre, l’esodo dalla campagna alla città è una tendenza globale che non possiamo ignorare nelle nostre considerazioni”.

Riprendendo l’enciclica ‘Laudato sì’ papa Francesco ha sottolineato che si devono risolvere i problemi attraverso la cooperazione: “I problemi che al momento presente segnano negativamente il destino di molti nostri fratelli non si potranno risolvere in modo isolato, occasionale o effimero. Oggi più che mai dobbiamo unire gli sforzi, ottenere consensi, stringere legami.

Le sfide attuali sono tanto intricate e complesse che non possiamo continuare ad affrontarle in modo occasionale, con risoluzioni di emergenza. Occorrerebbe dare protagonismo diretto a quanti sono colpiti dall’indigenza, senza considerarli meri recettori di un aiuto che può finire col generare dipendenze”.

Al termine della cerimonia inaugurale dell’Ifad papa Francesco ha incontrato i partecipanti alla IV riunione mondiale del Forum dei popoli indigeni convocata dal Fondo internazionale per lo Sviluppo agricolo: “Non possiamo continuare a ignorare questi flagelli, rispondendo ad essi con indifferenza e mancanza di solidarietà, o posponendo le misure che li devono affrontare in modo efficace. Al contrario, solo un vigoroso senso di fraternità rafforzerà le nostre mani per soccorrere oggi quanti ne hanno bisogno e aprire la porta del domani alle generazioni che vengono dietro di noi”.

Ricordando che Dio ha creato la terra per tutti, papa Francesco ha precisato il compito dei popoli indigeni: “I popoli indigeni sono un grido vivente a favore della speranza. Ci ricordano che noi esseri umani abbiamo una responsabilità condivisa nella cura della ‘casa comune’. E se determinate decisioni prese finora l’hanno rovinata, non è mai troppo tardi per imparare la lezione e acquisire un nuovo stile di vita.

Si tratta di adottare un modo di procedere che, abbandonando approcci superficiali e abitudini nocive o di sfruttamento, superi l’individualismo atroce, il consumismo convulsivo e il freddo egoismo. La terra soffre e i popoli originari sanno del dialogo con la terra, sanno che cos’è ascoltare la terra, vedere la terra, toccare la terra. Conoscono l’arte del vivere bene in armonia con la terra. E questo dobbiamo impararlo noi che forse siamo tentati in una sorta di illusione progressista a spese della terra”.

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