Il card. Muller ed il manifesto della fede

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Oggi, sabato 9 febbraio il prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Gerhard Muller, ha pubblicato il Manifesto della fede, ‘Non sia turbato il vostro cuore’, sul sito americano ‘LifeSiteNews’, diviso in 5 punti con citazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica, che si conclude con un appello:

“Come lavoratori nella vigna del Signore, noi tutti abbiamo la responsabilità di ricordare queste verità fondamentali aggrappandoci a ciò che noi stessi abbiamo ricevuto. Vogliamo dare coraggio per percorrere la via di Gesù Cristo con determinazione, così da ottenere la vita eterna seguendo i Suoi comandamenti. Chiediamo al Signore di farci conoscere quanto è grande il dono della fede cattolica, attraverso il quale si apre la porta alla vita eterna… Pertanto ci impegniamo a rafforzare la fede confessando la verità che è Gesù Cristo stesso”.

All’inizio l’estensore del documento ha esordito con l’ammonizione della ‘confusione nell’insegnamento della fede’, ripetendo quanto scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “E’ compito proprio dei pastori guidare gli uomini loro affidati sulla via della salvezza, e ciò può avvenire solamente se tale via è conosciuta e se loro per primi la percorrono. Tuttavia, compito proprio della Chiesa rimane quello di condurre gli uomini verso Gesù Cristo, luce delle genti. In questa situazione, ci si chiede come trovare il giusto orientamento”.

Nel primo punto si afferma che Dio è ‘trino ed unico’, mettendo in guardia dalle eresie: “E’ con chiara determinazione che occorre affrontare la ricomparsa di antiche eresie che in Gesù Cristo vedevano solo una brava persona, un fratello e un amico, un profeta e un esempio di vita morale. Egli è prima di tutto la Parola che era con Dio ed è Dio, il Figlio del Padre, che ha preso la nostra natura umana per redimerci e che verrà a giudicare i vivi e i morti. Lui solo adoriamo in unità con il Padre e lo Spirito Santo come unico e vero Dio”.

Il secondo paragrafo riguarda la Chiesa: “Attraverso di essa l’opera redentrice di Cristo diventa presente nel tempo e nello spazio con la celebrazione dei SS. Sacramenti, soprattutto nel Sacrificio eucaristico, la S. Messa”.

Il terzo capitolo affronta l’ordine sacramentale: “La Chiesa è in Gesù Cristo il sacramento universale della salvezza. Essa non riflette sé stessa ma la luce di Cristo, che splende sul suo volto, e ciò avvenire solo quando il punto di riferimento non è l’opinione della maggioranza né lo spirito dei tempi, ma piuttosto la Verità rivelata in Gesù Cristo, che ha affidato alla Chiesa cattolica la pienezza di grazia e di verità: Egli stesso è presente nei sacramenti della Chiesa. La Chiesa non è un’associazione creata dall’uomo, la cui struttura può essere modificata dai suoi membri a proprio piacimento: essa è di origine divina”.

Il quarto capitolo affronta la legge morale: “La sua osservanza è necessaria a tutte le persone di buona volontà per conseguire la salvezza eterna. Infatti colui che muore in peccato mortale senza pentimento rimarrà per sempre separato da Dio. Ciò comporta delle conseguenze pratiche nella vita dei cristiani, tra le quali è opportuno richiamare quelle oggi più frequentemente trascurate. La legge morale non è un peso ma fa parte di quella verità liberatrice attraverso la quale il cristiano percorre la via della salvezza e non deve essere relativizzata”.

Ed infine il manifesto affronta la vita eterna: “Tutti devono affrontare il giudizio personale subito dopo la morte: o sarà necessaria ancora una purificazione oppure l’uomo andrà direttamente verso la beatitudine celeste e gli sarà permesso di contemplare Dio faccia a faccia. Esiste però anche la terribile possibilità che una persona, fino alla fine, resti in contraddizione con Dio: rifiutando definitivamente il Suo amore, essa ‘si dannerà immediatamente per sempre’… Tacere su queste e altre verità di fede oppure insegnare il contrario è il peggiore inganno contro cui il Catechismo ammonisce vigorosamente”.

A stretto giro sul portale tedesco katholisch.de è arrivata la dichiarazione del card. Walter Kasper, già presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, rilevando che in linea generale il ‘Manifesto’ ricorda verità della fede cristiana, nascondendone altre: “E’ bene ricordare queste verità fondamentali, in modo che nei dibattiti attuali apparentemente più importanti non si perdano. E fin qui, tutto bene. Non va bene, tuttavia, che alcune verità siano esposte con un rilievo tale, che l’altra metà è nascosta.

Solo un esempio: è indubbiamente vero che la confessione di Dio uno e trino significa una differenza fondamentale nel credere in Dio e nell’immagine dell’uomo rispetto ad altre religioni. Ma non ci sono somiglianze nella fede nell’unico Dio, specialmente con gli ebrei e i musulmani? E queste somiglianze non sono oggi fondamentali per la pace nel mondo e nella società? La verità dimezzata non è la verità cattolica!”

Inoltre l’ex prefetto del pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha sottolineato alcune interpretazioni di ‘parte’: “In altri passi non si tratta di un manifesto di fede, ma di un manifesto di convinzioni teologiche private che non può essere universalmente vincolante.

Anche in questo caso solo un esempio: sull’affermazione che i divorziati risposati civilmente e cristiani non cattolici non possono ricevere l’eucaristia fruttuosamente, il Manifesto invoca il n. 1457 del Catechismo della Chiesa cattolica. Ho controllato due volte e non ho trovato quella frase. Non conosco altre dichiarazioni dogmaticamente vincolanti in cui la frase si trovi in questa forma.

Per inciso, il Manifesto parla di divorziati risposati, il cui primo matrimonio è ancora valido ‘davanti a Dio’. Quindi evidentemente assume che ve ne siano anche, il cui primo matrimonio non sia valido davanti a Dio. Chi può decidere questo, e che si fa in tal caso?”

Inoltre il card. Kasper si è soffermato a commentare la parte riguardante la disciplina del celibato: “Anche per la disciplina ecclesiastica del celibato c’è un appello al Catechismo, n. 1579. Ma purtroppo impreciso. C’è la parola ‘normalmente’, che nel Manifesto è soppressa. Ci sono infatti nella Chiesa cattolica sacerdoti che sono sposati: nelle Chiese orientali in comunione con Roma, ex protestanti o, come disposto recentemente da papa Benedetto XVI, pastori che erano in precedenza anglicani.

Anche se personalmente sono convinto che si debba ripensare di nuovo e più profondamente il significato del celibato scelto liberamente, almeno la discussione sui ‘viri probati’ non può essere proibita”. Ed infine una riflessione sull’ ‘inganno dell’Anticristo’ nella parte finale del manifesto: “E’ una reminiscenza quasi letterale dell’argomentazione di Martin Lutero.

Anche Lutero ha giustamente criticato molto nella Chiesa. Ma l’accusa dell’Anticristo era (come riconoscono oggi pure i nostri partner del dialogo luterani) anche allora inappropriata. Dietro al Manifesto c’è dunque un Lutero redivivo? Uno che difende giustamente le riforme nella Chiesa, ma le vuole attuare oltre il papa e contro di lui? Non voglio crederci, perché ciò potrebbe solo portare a confusione e divisione. Questo scardinerebbe la Chiesa cattolica”.

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