La Chiesa combatte la tratta delle persone

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Dopo l’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha ricordato la festa di santa Giuseppina Bakhita: “due giorni fa, nella memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, si è svolta la quinta ‘Giornata mondiale contro la tratta di persone’. Il motto di quest’anno è ‘Insieme contro la tratta’. Non dimenticare questo. Invita ad unire le forze per vincere questa sfida. Ringrazio tutti coloro che combattono su questo fronte, in particolare tante religiose.

Faccio appello specialmente ai governi, perché siano affrontate con decisione le cause di tale piaga e siano protette le vittime. Tutti però possiamo e dobbiamo collaborare denunciando i casi di sfruttamento e schiavitù di uomini, donne e bambini.

La preghiera è la forza che sostiene il nostro impegno comune. Per questo, adesso vi invito a recitare insieme con me la preghiera a Santa Giuseppina Bakhita che è stata distribuita in Piazza. Preghiamo insieme”.

Ed i numeri sono spietati: il 72% delle persone trafficate sono donne. Il 30% delle persone trafficate sono bambine e bambini. La tratta di persone è oggi diffusa in tutti i Paesi del mondo e in ogni continente. Il lucro illecito prodotto dallo sfruttamento sessuale corrisponde ai due terzi del guadagno illecito prodotto dalla tratta di persone.

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo vi sono quasi 25.000.000 persone in situazione di lavoro forzato, di cui il 70% vive in Asia. Le attività in cui troviamo maggiormente persone obbligate a lavorare sono quelle domestiche (il 24% sul totale del lavoro forzato). Ulteriori dati rilevanti sono il numero di bambini coinvolti, pari a 168.000.000.

Da anni la Chiesa, e in particolare le congregazioni religiose femminili, operano in molte parti del mondo, per sensibilizzare su questo vergognoso fenomeno. Con papa Francesco vi è stata una maggiore attenzione al tema, manifestata con più forza e concretizzata attraverso l’istituzione di una giornata mondiale di preghiera e riflessione, giunta oramai alla quinta edizione, che restituisce un segno autentico di solidarietà e vicinanza a coloro che sono impegnati quotidianamente nella lotta alla tratta.

Infatti, ricevendo i membri della fondazione ‘Galileo’, papa Francesco ha ricordato il dovere di debellare questo fenomeno: “Vorrei soprattutto sottolineare il vostro contributo per aumentare la consapevolezza sulla situazione di coloro che soffrono povertà e sfruttamento, specialmente di quanti sono prigionieri del crimine del traffico di esseri umani.

Questo è un compito urgente ed essenziale per i cristiani di oggi. E perciò non è certo una coincidenza il fatto che ci incontriamo nella festa di santa Giuseppina Bakhita, patrona delle vittime della tratta di esseri umani. Ella conobbe per dolorosa esperienza personale la realtà della schiavitù e le sue conseguenze violente e umilianti.

Eppure, per grazia di Dio, lei arrivò a conoscere la vera libertà e la vera gioia. La sua santità di vita è un richiamo non solo ad affrontare con maggiore determinazione le moderne forme di schiavitù, che sono una ferita aperta nel corpo della società, una piaga nella carne di Cristo e un crimine contro l’umanità, ma anche a imparare dal suo grande esempio. Cosa ci dice? Lei ci insegna come dedicarci ai poveri con tenerezza, delicatezza e compassione”.

Santa Giuseppina Bakhita visse i primi anni della sua vita nella schiavitù nel Darfur; fu ‘comprata’ dal console italiano di Karthoum, Callisto Legnani, che, tornato in Italia la affidò a una famiglia di amici di Mirano (Venezia) e diventò la bambinaia della figlia Alice. Per un periodo venne quindi inviata assieme alla bimba nel collegio retto dalle Canossiane a Venezia. Qui conobbe Cristo e trovò la vocazione: nel 1890 ricevette il Battesimo e nel 1896 emise i voti.

Nelle veglie che si faranno in molte chiese la preghiera conclusiva sarà tratta da un pensiero di Etty Hillesum: “Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi… Una cosa, …, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio.

Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi”.

A tal proposito suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie scalabriniane, ha affermato: “La migrazione è un elemento positivo della vita umana, perché permette di garantire occasioni e dialogo. Ma oggi dietro c’è un elemento negativo, mostruoso, che è quello della tratta degli esseri umani.

Qui si nascondono la mafia internazionale, la violenza, lo sfruttamento, le nuove forme di schiavitù. La preghiera a cui è chiamata la Chiesa va in questa direzione, ed è importante che tutte le comunità possano essere coinvolte… La giornata di preghiera che le religiose innalzano al Dio della misericordia è prima di tutto perché si spezzino le catene della prigionia delle vittime di tratta ed essere guarite nelle loro ferite; questa giornata esprime anche la solidarietà con le vittime.

La chiamata di papa Francesco è il segnale di come tutti dobbiamo essere fortemente impegnati, a livelli diversi, contro queste nuove forme di schiavitù. La mafia è quel mostro nascosto che si chiama in modo diverso in ogni Paese del mondo. Genera violenza e impoverisce come un cancro intere comunità. Sfrutta la povertà per rendere più poveri i territori”.

Ed anche nel documento ‘Orientamenti pastorali sulla tratta di persone’, pubblicato il 17 gennaio dal Dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale, sezione Migranti e rifugiati si conclude con una preghiera a santa Bakhita:

“Santa Giuseppina Bakhita, ti hanno ridotto in schiavitù da bambina; ti hanno venduta e comprata; ti hanno trattato con brutalità. Intercedi, ti imploriamo, per tutti quelli che sono prigionieri della tratta e della schiavitù, affinché gli aguzzini restituiscano loro la libertà e questo male sia cancellato dalla faccia della terra.

Santa Giuseppina Bakhita, quando ti è stata ridata la libertà, non hai permesso alle tribolazioni patite di definire la tua vita. Hai scelto, invece, la via della bontà e della generosità. Aiuta quanti sono accecati dall’avidità e dalla lussuria e calpestano i diritti umani e la dignità dei loro fratelli e sorelle. Aiutali a spezzare le catene dell’odio, a ritrovare la propria umanità, e a imitare la tua bontà e generosità”.

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