Sa die de sa Sardigna, e la messa in lingua sarda

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La Conferenza Episcopale della Sardegna ha autorizzato anche per quest’anno la celebrazione della Messa in lingua sarda il 28 aprile, quando l’Isola festeggerà “Sa die de sa Sardigna”, “il giorno della Sardegna”, che ricorda la cacciata da Cagliari dei funzionari sabaudi. La prima Messa in sardo per la più importante ricorrenza civile della regione è stata celebrata nella stessa giornata del 2018 nella Cattedrale di Cagliari, presieduta dall’allora sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato Angelo Becciu, sardo, oggi cardinale prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

Lo scorso 11 dicembre la Conferenza Episcopale regionale ha ricevuto dalla commissione di esperti – quasi tutti appartenenti all’associazione “Pregu in sardu” coordinati da don Antonio Pinna, professore emerito di Sacra Scrittura nella Facoltà Teologica della Sardegna – i “moduli” richiesti per la preventiva approvazione ad experimentum di alcune tipologie di liturgie eucaristiche, compresa anche quella del matrimonio, particolarmente attesa da coppie di tutte le diocesi. Ai presuli gli esperti hanno consegnato i testi in sardo raffrontati con quelli originali latini, greci o ebraici, e due colonne corrispondenti alle parlate del centro-sud e del centro-nord.

“Attenzione particolare – afferma don Pinna – è stata data alla traduzione dei salmi, in modo da avere una traduzione più ‘inculturata’, attenta cioè al modo ritmato del canto sardo. A volte, nella parlata centro-nord, si è preferito una traduzione cosiddetta più formale (in pratica più vicina alla già conosciuta traduzione italiana), mentre nella parlata centro-sud si è preferito adottare una traduzione cosiddetta più dinamica, oppure anche alternativa tra quelle discusse e possibili. Crediamo – conclude il professore emerito – che possa essere anche un modo di rendere complementari, e non esclusive, le due parlate, portandole non solo ad arricchirsi a vicenda, ma anche a essere, proprio perché, viste insieme, una via privilegiata a scoprire la sovrabbondanza di senso del testo ispirato».

I vescovi sardi daranno poi mandato alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna di tradurre la Bibbia con criteri scientifici sulle lingue originali (ebraico e greco) e non su traduzioni italiane, secondarie anche se approvate dalla Chiesa. 

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