Papa Francesco ad Abu Dhabi nel ricordo di san Francesco

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Nella prima giornata negli Emirati Arabi, papa Francesco, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato, si è trasferito in auto al Palazzo Presidenziale per la cerimonia di benvenuto e la visita ufficiale al principe ereditario, Sua Altezza Sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Dopo gli onori militari e l’esecuzione degli inni ha avuto luogo la presentazione delle rispettive delegazioni. Quindi il principe ereditario ha accompagnato papa Francesco nella sala dove ha avuto luogo l’incontro privato che è durato circa 20 minuti. Al termine dell’incontro, dopo la Firma del Libro d’Onore e lo scambio dei doni, il papa si è congedato dal principe ereditario ed è rientrato all’Al Mushrif Palace.

Nel pomeriggio papa Francesco, accompagnato dal Grande Imam di al-Azhar e dai tre Ministri, si è recato al Founder’s Memorial, dove ha preso parte all’Incontro Interreligioso. In apertura della Conferenza Globale sulla fraternità umana, sotto il patronato dello Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan, lo Sheikh Nahyan bin Mubarak Al Nahyan, ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, ha sottolineato che l’incontro ha lo scopo di contrastare l’estremismo:

“In quanto evento multiculturale che incoraggia la compassione, il rispetto e la comprensione tra diverse comunità, culture e religioni, il raduno intende contrastare l’estremismo, il pregiudizio, l’odio, l’aggressività, l’avidità e l’oppressione che violano l’idea stessa di fraternità umana. La Conferenza offre la rara opportunità di liberare il potere della saggezza e della ragione, e di apprendere dalle idee proposte dalle personalità presenti”.

La Conferenza si è concentrata su tre temi: ‘I principi della fraternità umana’; ‘Responsabilità comune per raggiungere la fraternità umana’; ‘Fraternità umana: sfide e opportunità’. Nell’intervento il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha rimarcato il ruolo delle religioni:

“Missione delle religioni è far conoscere l’amore che irradia luce e vita, che fa recuperare la voglia di pace, di ospitalità, di bene. Ci sono energie umane e spirituali per un mondo migliore. Per vincere la guerra. Per realizzare un mondo più fraterno. Per far crescere l’amicizia. Le religioni lo ricordano a un’umanità smemorata e spaventata. E, con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, testimoniano che la pace è sempre possibile. Bisogna cercarla senza paura. Dio non abbandona il mondo al male e alla logica della violenza, ma viene in soccorso alla nostra preghiera e moltiplica i nostri sforzi di pace”.

Ed il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha dichiarato: “La Conferenza globale sulla fraternità umana celebra l’essenza dell’umanità e della diversità. Oggi non esiste un valore più importante della tolleranza, poiché settarismo e razzismo sollevano la testa in tutto il mondo. La coesione raggiunta nella nostra società è stata possibile perché le persone hanno accettato le reciproche differenze… Chiedo che il concetto di tolleranza sia incluso nei programmi scolastici per aiutare le nuove generazioni”.

Nel discorso papa Francesco ha ricordato il motivo della visita: “Con animo riconoscente al Signore, nell’ottavo centenario dell’incontro tra san Francesco di Assisi e il sultano al-Malik al-Kāmil, ho accolto l’opportunità di venire qui come credente assetato di pace, come fratello che cerca la pace con i fratelli. Volere la pace, promuovere la pace, essere strumenti di pace: siamo qui per questo. Il logo di questo viaggio raffigura una colomba con un ramoscello di ulivo. E’ un’immagine che richiama il racconto del diluvio primordiale, presente in diverse tradizioni religiose.

Secondo il racconto biblico, per preservare l’umanità dalla distruzione Dio chiede a Noè di entrare nell’arca con la sua famiglia. Anche noi oggi, nel nome di Dio, per salvaguardare la pace, abbiamo bisogno di entrare insieme, come un’unica famiglia, in un’arca che possa solcare i mari in tempesta del mondo: l’arca della fratellanza”.

Ha sottolineato che la vita è sacra: “Non si può onorare il Creatore senza custodire la sacralità di ogni persona e di ogni vita umana: ciascuno è ugualmente prezioso agli occhi di Dio. Perché Egli non guarda alla famiglia umana con uno sguardo di preferenza che esclude, ma con uno sguardo di benevolenza che include.

Pertanto, riconoscere ad ogni essere umano gli stessi diritti è glorificare il Nome di Dio sulla terra. Nel nome di Dio Creatore, dunque, va senza esitazione condannata ogni forma di violenza, perché è una grave profanazione del Nome di Dio utilizzarlo per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello. Non esiste violenza che possa essere religiosamente giustificata”.

Poi ha sottolineato la valenza dell’alterità, che è garante della libertà: “Perché senza libertà non si è più figli della famiglia umana, ma schiavi. Tra le libertà vorrei sottolineare quella religiosa. Essa non si limita alla sola libertà di culto, ma vede nell’altro veramente un fratello, un figlio della mia stessa umanità che Dio lascia libero e che pertanto nessuna istituzione umana può forzare, nemmeno in nome suo”.

Infine ha auspicato la ‘fioritura’ del deserto: “Qui, nel deserto, si è aperta una via di sviluppo feconda che, a partire dal lavoro, offre speranze a molte persone di vari popoli, culture e credo. Tra loro, anche molti cristiani, la cui presenza nella regione risale addietro nei secoli, hanno trovato opportunità e portato un contributo significativo alla crescita e al benessere del Paese. Oltre alle capacità professionali, vi recano la genuinità della loro fede”.

Ed ha descritto il ruolo delle fedi nel dirimere i conflitti: “La corsa agli armamenti, l’estensione delle proprie zone di influenza, le politiche aggressive a discapito degli altri non porteranno mai stabilità. La guerra non sa creare altro che miseria, le armi nient’altro che morte! La fratellanza umana esige da noi, rappresentanti delle religioni, il dovere di bandire ogni sfumatura di approvazione dalla parola guerra. Restituiamola alla sua miserevole crudezza. Sotto i nostri occhi sono le sue nefaste conseguenze. Penso in particolare allo Yemen, alla Siria, all’Iraq e alla Libia”.

Al termine papa Francesco ha sottoscritto il documento sulla ‘Fratellanza umana’, in cui si auspica che “questa Dichiarazione sia un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà; sia un appello a ogni coscienza viva che ripudia la violenza aberrante e l’estremismo cieco; appello a chi ama i valori di tolleranza e di fratellanza, promossi e incoraggiati dalle religioni; sia una testimonianza della grandezza della fede in Dio che unisce i cuori divisi ed eleva l’animo umano; sia un simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano”.

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