Dai giovani agricoltori nuove start up per il lavoro

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Il nuovo ‘leader’ dei giovani agricoltori italiani della Coldiretti è Veronica Barbati, eletta nella scorsa settimana dall’assemblea di Coldiretti Giovani Impresa, composta da rappresentanti provenienti dalle campagne di tutte le Province e Regioni italiane, in rappresentanza di oltre 70.000 giovani; ha 30 anni, è originaria di Avellino ed è laureata in Economia e Gestione dei Servizi Turistici. Dal 2010 è titolare di un’azienda situata sulle verdi colline di Roccabascerana in provincia di Avellino che rappresenta un eccellente esempio di multifunzionalità.

Appena eletta la neo presidente dei giovani agricoltori ha sottolineato che l’Italia ha bisogno dell’imprenditorialità di essi: “Occorre creare le condizioni per realizzare il sogno imprenditoriale di una parte importante della nostra generazione che mai come adesso vuole investire il proprio futuro nelle campagne… Abbiamo un patrimonio immenso da difendere e far crescere in un Paese come l’Italia che può contare sul primato dell’agricoltura più green d’Europa con 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5056 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%)”.

Inoltre da un’indagine, ‘I giovani italiani che creano lavoro’ presentata durante l’assemblea dei giovani agricoltori risulta che in Italia ci sono 560.000 imprese condotte da under 35 che la collocano ai vertici dell’Unione Europea in termini di numero di giovani imprenditori. Quindi c’è un ‘esercito’ di giovani italiani che non si crogiola affatto sul divano, con l’apertura di circa 300 imprese al giorno nel 2018: in Italia quasi 1 impresa su 10 è condotta da giovani (9%), ma la percentuale sale al 30% tra quelle di nuova apertura nei primi nove mesi del 2018 secondo le elaborazioni su dati Unioncamere.

La presenza di giovani si estende a tutti i settori produttivi, dall’agricoltura all’artigianato, dall’industria al commercio fino ai servizi, ma quelle più ‘gettonate’ sono il commercio al dettaglio, le attività di ristorazione e le coltivazioni agricole e l’allevamento. Perciò in Italia i giovani di età compresa tra i 25 ed i 34 anni che hanno un lavoro autonomo sono il 90% in più della Spagna, il 60% in più della Germania, il 53% in più della Francia e in generale sono pari ad un quarto del totale dell’area Euro, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurostat dalle quali emerge che i giovani italiani sono i più intraprendenti dell’Unione Europea:

“Un dato che solo apparentemente stride con le ultime statistiche secondo le quali in Italia è pari al 66,4% la percentuale di giovani (18-34 anni) che vivono ancora con i genitori nel 2017 rispetto alla media europea del 50%. In realtà questo legame si evidenzia anche nell’elevato numero di imprese familiari la cui presenza varia da quasi il 60% nel mercato azionario italiano a circa il 90% in settori come l’agricoltura. Una specificità tutt’altro che negativa perché ha permesso il radicamento territoriale di molte attività imprenditoriali che altrimenti avrebbero rischiato la delocalizzazione.

La famiglia in Italia è un punto di riferimento perché al suo interno ha le risorse per sopportare meglio la crisi dal punto di vista economico, ma è anche in molti casi è una palestra ed un trampolino di lancio per consentire ai giovani di esprimere la propria creatività e intraprendenza”.

Inoltre dall’indagine è emerso che 23.000 giovani agricoltori si sono visti respingere dalle Regioni il progetto di insediamento nelle campagne previsto dai piani di sviluppo rurale (Psr) finanziati dall’Unione Europea: “Lo storico ritorno alla terra ha portato 35.000 giovani under 40 a presentare domanda per l’insediamento in agricoltura ma ben 2 richieste su 3 (66%) non sono state accolte per colpa degli errori di programmazione della Amministrazioni Regionali che ha portato ad una insufficiente assegnazione di risorse per i giovani nei Piani di sviluppo rurale (Psr), con peraltro il rischio concreto di restituzione dei fondi disponibili a Bruxelles.

Dallo stato di attuazione dei Psr aggiornato al 1 gennaio 2019 emerge infatti che l’utilizzo delle risorse comunitarie relativo al periodo 2014-2020 è stato pari ad appena il 29% del totale, un ritardo evidente che rischia di togliere all’Italia stanziamenti importanti per la crescita. Una sconfitta per le speranze di tanti giovani, ma anche per il Paese che perde opportunità strategiche per lo sviluppo in un settore chiave per la ripresa economica, l’occupazione e la sostenibilità ambientale.

Ad aggravare la situazione è il fatto che il maggior numero delle domande presentate e non accolte si concentra nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Basilicata alla Sardegna, dalla Campania alla Puglia dove maggiore è il bisogno occupazionale e più elevati sono i tassi di fuga dei giovani all’estero”.

Per questo la neo eletta Barbati ha rilevato la grave denuncia della Corte dei Conti sull’insufficiente utilizzo dei fondi europei per il sostegno al ricambio generazionale in agricoltura: “Un allarme che cade proprio mentre importanti risorse nazionali sono state stanziate con il reddito di cittadinanza per accompagnare le nuove generazioni al lavoro.

Secondo la Corte al 31 marzo 2018 le risorse risultavano utilizzate in modo molto eterogeneo dalle diverse regioni, con oltre il 30% da parte del Veneto, delle province di Trento e Bolzano e del Molise al 3% della Puglia fino al meno del 2% da parte di Liguria, Lazio, Campania e Sardegna”.

Infine sono state presentate alcune start up innovative ed originali che spaziano dai micro ortaggi nell’orto del futuro ai capi alla moda realizzati con tessuti anallergici ricavati dalla lana di alpaca allevati sotto casa, dai cosmetici di pregio ricavati interamente da scarti di vinacce frutto della collaborazione con il tenore Andrea Bocelli fino alla Spa delle api che offre l’esperienza unica di rilassarsi trascorrendo momenti indimenticabili tra le cellette dell’arnia sdraiati su un letto di fieno alpino, respirando i profumi dell’alveare.

C’è anche chi ha sperimentato con successo il primo ‘grande fratello’ dei pascoli applicando sulle mucche uno speciale collare che monitora i loro movimenti mentre sono fuori per capire se sono soddisfatti o se invece devono cambiare prato e foraggio oppure chi con coraggio e creatività ha cominciato a produrre la prima agri-birra terremotata ‘antispreco’, realizzata a 1600 metri sulle montagne tra Amatrice e Leonessa utilizzando lo scarto del pane recuperato in giro per i paesi colpiti dal sisma.

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