Il papa ai giovani: seguite Maria ‘influencer’ di Dio

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Nella veglia con i giovani al Metro Park di Panama, intitolato a san Giovanni Paolo II, papa Francesco li ha invitati a seguire la Madre di Dio, con il loro linguaggio dei social (usando concetti come cloud, app e tutorial) per testimoniare la misericordia di Dio. Una misericordia vissuta e raccontata attraverso le esperienze di alcuni giovani e la gioia della festa accogliente, conclusasi con una veglia di preghiera, davanti alla croce delle gmg e la mitria di san Oscar Romero, che porta scritto il suo motto: ‘Sentire con la Chiesa’.

Ed il papa, rivolgendosi a loro, ha affermato che la vita di Gesù è una storia d’amore, che “desidera mescolarsi con la nostra e mettere radici nella terra di ognuno. Quella vita non è una salvezza appesa ‘nella nuvola’ in attesa di venire scaricata, né una nuova ‘applicazione’ da scoprire o un esercizio mentale frutto di tecniche di crescita personale. Neppure un tutorial con cui apprendere l’ultima novità”.

Quindi il cristianesimo coinvolge la storia di ciascuno: “La salvezza che il Signore ci dona è un invito a partecipare a una storia d’amore che si intreccia con le nostre storie; che vive e vuole nascere tra noi perché possiamo dare frutto lì dove siamo, come siamo e con chi siamo. Lì viene il Signore a piantare e a piantarsi; è Lui il primo nel dire ‘sì’ alla nostra vita, alla nostra storia, e desidera che anche noi diciamo ‘sì’ insieme a Lui”.

Basti pensare alla comunicazione usata con la Madre di Dio: “Così sorprese Maria e la invitò a far parte di questa storia d’amore. Senza alcun dubbio la giovane di Nazaret non compariva nelle ‘reti sociali’ dell’epoca, non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia. Maria, la ‘influencer’ di Dio”.

Infatti Lei non ha avuto bisogno di aver sempre consultato tutte le notizie; lei si è fidata di una proposta: “Con poche parole ha saputo dire ‘sì’ e confidare nell’amore e nelle promesse di Dio, unica forza capace di fare nuove tutte le cose. Sempre impressiona la forza del ‘sì’ di questa giovane, di quell’ ‘avvenga per me’ che disse all’angelo.

E’ stata una cosa diversa da un’accettazione passiva o rassegnata, o da un ‘sì’ come a dire: ‘Bene, proviamo a vedere che succede’. E’ stato qualcosa di più, qualcosa di diverso. E’ stato il ‘sì’ di chi vuole coinvolgersi e rischiare, di chi vuole scommettere tutto, senza altra garanzia che la certezza di sapere di essere portatrice di una promessa.

Avrebbe avuto, senza dubbio, una missione difficile, ma le difficoltà non erano un motivo per dire ‘no’. Avrebbe avuto complicazioni, certamente, ma non sarebbero state le stesse complicazioni che si verificano quando la viltà ci paralizza per il fatto che non abbiamo tutto chiaro o assicurato in anticipo. Il ‘sì’ e il desiderio di servire sono stati più forti dei dubbi e delle difficoltà”.

Quindi ha chiesto di ‘rischiare il sì’ come hanno fatto i giovani delle testimonianze: “Questa sera ascoltiamo anche come il ‘sì’ di Maria riecheggia e si moltiplica di generazione in generazione. Molti giovani sull’esempio di Maria rischiano e scommettono, guidati da una promessa.

Grazie, Erika e Rogelio, per la testimonianza che ci avete donato. Avete condiviso i vostri timori, le difficoltà e tutto il rischio vissuto nell’attesa della vostra figlia Ines. A un certo punto avete detto: ‘A noi genitori, per diverse ragioni, costa molto accettare l’arrivo di un bimbo con qualche malattia o disabilità’, questo è sicuro e comprensibile.

Ma la cosa sorprendente è stata quando avete aggiunto: ‘Quando è nata nostra figlia abbiamo deciso di amarla con tutto il nostro cuore’. Prima del suo arrivo, di fronte a tutte le notizie e le difficoltà che si presentavano, avete preso una decisione e avete detto come Maria ‘avvenga per noi’, avete deciso di amarla. Davanti alla vita di vostra figlia fragile, in difesa e bisognosa la risposta è stata un ‘sì’, e così abbiamo Ines”.

Ed ha affermato che il ‘mondo non è soltanto per i forti’: “Perché solo quello che si ama può essere salvato. Solo quello che si abbraccia può essere trasformato. L’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità, però è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore.

Ha abbracciato il figlio prodigo, ha abbracciato Pietro dopo i suoi rinnegamenti e ci abbraccia sempre, sempre, dopo le nostre cadute aiutandoci ad alzarci e a rimetterci in piedi. Perché la vera caduta, quella che può rovinarci la vita, è rimanere a terra e non lasciarsi aiutare. Come diventa difficile a volte capire l’amore di Dio! Però, che grande dono è sapere che abbiamo un Padre che ci abbraccia al di là di tutte le nostre imperfezioni! Il primo passo consiste nel non aver paura di ricevere la vita come viene, di abbracciare la vita!”

Ha ringraziato anche Alfredo, perché ha saputo ritrovare le ‘radici’, chiedendo agli adulti di non ‘uccidere’ il futuro: “Lo riassumo nei quattro ‘senza’ per cui la nostra vita resta senza radici e si secca: senza lavoro, senza istruzione, senza comunità, senza famiglia. E’ impossibile che uno cresca se non ha radici forti che aiutino a stare bene in piedi e attaccato alla terra.

E’ facile disperdersi quando non si ha dove fissarsi. Questa è una domanda che noi anziani siamo tenuti a farci, anzi, è una domanda che voi dovrete farci e noi avremo il dovere di rispondervi: quali radici vi stiamo dando, quali basi per costruirvi come persone vi stiamo offrendo?

Com’è facile criticare i giovani e passare il tempo mormorando, se li priviamo di opportunità lavorative, educative e comunitarie a cui aggrapparsi e sognare il futuro! Senza istruzione è difficile sognare il futuro; senza lavoro è molto difficile sognare il futuro; senza famiglia e comunità è quasi impossibile sognare il futuro. Perché sognare il futuro significa imparare a rispondere non solo perché vivo, ma per chi vivo, per chi vale la pena di spendere la vita”.

E li ha invitati a seguire san Giovanni Bosco: “Penso per esempio a don Bosco che non se ne andò a cercare i giovani in qualche posto lontano o speciale, ma imparò a vedere tutto quello che accadeva nella città con gli occhi di Dio e, così, fu colpito da centinaia di bambini e giovani abbandonati senza scuola, senza lavoro e senza la mano amica di una comunità.

Molta gente viveva in quella stessa città, e molti criticavano quei giovani, però non sapevano guardarli con gli occhi di Dio. Don Bosco lo fece e seppe fare il primo passo: abbracciare la vita come si presenta; e, a partire da lì, non ebbe paura di fare il secondo: creare con loro una comunità, una famiglia in cui con lavoro e studio si sentissero amati”.

Riprendendo una frase di sant’Alberto Hurtado (‘Il progresso della società, sarà solo per arrivare a possedere l’ultimo modello di automobile o acquistare l’ultima tecnologia sul mercato? In questo consiste tutta la grandezza dell’uomo? Non c’è niente di più che vivere per questo?) papa Francesco ha invitato i giovani ad essere protagonisti della storia, come ha fatto Nirmeen dopo l’incontro dei giovani a Cracovia:

“Il Vangelo ci insegna che il mondo non sarà migliore perché ci saranno meno persone malate, deboli, fragili o anziane di cui occuparsi e neppure perché ci saranno meno peccatori, ma che sarà migliore quando saranno di più le persone che, come questi amici, sono disposte e hanno il coraggio di dare alla luce il domani e credere nella forza trasformatrice dell’amore di Dio. Volete essere ‘influencer’ nello stile di Maria, che ebbe il coraggio di dire ‘avvenga per me’?

Solo l’amore ci rende più umani, più pieni, tutto il resto sono buoni ma vuoti placebo. Fra poco ci incontreremo con Gesù vivo nell’adorazione eucaristica. Di certo avrete molte cose da dirgli, da raccontargli su varie situazioni della vostra vita, delle vostre famiglie e dei vostri paesi. Stando di fronte a Lui, faccia a faccia, non abbiate paura di aprirgli il cuore perché rinnovi il fuoco del Suo amore, vi spinga ad abbracciare la vita con tutta la sua fragilità e piccolezza, ma anche con tutta la sua grandezza e bellezza. Che vi aiuti a scoprire la bellezza di essere vivi”.

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