Papa Francesco a Panama: la speranza è necessaria

Condividi su...

Dopo l’arrivo di mercoledì a Panama, giovedì papa Francesco ha incontrato il corpo diplomatico e le autorità civili e democratiche del Paese, ricordando che la classe dirigente è chiamata ad essere trasparente, a rispondere alle aspettative dei giovani che li vogliono testimoni credibili.

Al corpo diplomatico il papa ha ricordato il ‘sogno’ di Simon Bolivar: “Una convocazione che ci aiuta a comprendere che i nostri popoli sono capaci di creare, forgiare e soprattutto, sognare una patria grande che sappia e possa accogliere, rispettare e abbracciare la ricchezza multiculturale di ogni popolo e cultura. Seguendo questa ispirazione possiamo contemplare Panama come una terra di convocazione e come una terra di sogno”.

Ed ha sottolineato il ‘genio’ dei popoli nativi: “Il ‘genio’ proprio di queste terre è contrassegnata dalla ricchezza dei suoi popoli nativi: Bribri, Buglé, Emberá, Kuna, Nasoteribe, Ngäbe e Waunana, che tanto hanno da dire e da ricordare a partire dalla loro cultura e visione del mondo: ad essi va il mio saluto e la mia riconoscenza.

E non smette di essere un segno di speranza il fatto che questa Giornata della Gioventù sia iniziata una settimana fa con la Giornata dei giovani dei popoli indigeni e la Giornata dei giovani di discendenza africana. Vi saluto da qui e vi ringrazio per aver fatto questo primo passo di questa Giornata Mondiale della Gioventù.

Essere terra di convocazione implica celebrare, riconoscere e ascoltare lo specifico di ognuno di questi popoli e di tutti gli uomini e le donne che formano il volto panamense e saper tessere un futuro aperto alla speranza, perché si è capaci di difendere il bene comune al di sopra degli interessi di pochi o al servizio di pochi soltanto quando esiste la ferma decisione di condividere con giustizia i propri beni”.

Ed ha ricordato che Panama è una terra di ‘sogni’, in grado di diventare un ‘hub’ della speranza: “In questi giorni Panama non solo verrà ricordato come centro della regionale o punto strategico per il commercio e per il transito di persone; si trasformerà in un ‘hub’ della speranza. Punto d’incontro dove giovani provenienti dai cinque continenti, pieni di sogni e speranze, celebreranno, si incontreranno, pregheranno e ravviveranno il desiderio e l’impegno di creare un mondo più umano.

In questo modo sfideranno le miopi vedute a corto raggio che, sedotte dalla rassegnazione, dall’avidità, o prigioniere del paradigma tecnocratico, credono che l’unica strada possibile passi per il ‘gioco della competitività’, della speculazione, chiudendo il futuro ad una nuova prospettiva per l’umanità”.

Ed ha chiesto ai governanti di non tradire i sogni dei giovani: “Offrendo ospitalità ai sogni di questi giovani, oggi Panama diventa terra di sogni che sfida tante certezze del nostro tempo e crea orizzonti vitali, che indicano una nuova consistenza al procedere con uno sguardo nuovo, rispettoso e pieno di compassione verso gli altri…

Un altro mondo è possibile, lo sappiamo e i giovani ci invitano a coinvolgerci nella sua costruzione affinché i sogni non rimangano qualcosa di effimero o etereo, affinché diano impulso ad un patto sociale nel quale tutti possano avere l’opportunità di sognare un domani: anche il diritto al futuro è un diritto umano”.

Terminato il saluto di benvenuto papa Francesco ha incontrato i vescovi nella di san Francesco di Assisi, ricordando i 75 anni di vita del SEDAC (Segretariato episcopale dell’America Centrale e Panamáil), che riunisce i vescovi dell’America Centrale: “In questi 75 anni dalla sua fondazione, il SEDAC ha cercato di condividere le gioie e le tristezze, le lotte e le speranze dei popoli dell’America Centrale, la cui storia è stata intrecciata e forgiata con la storia della vostra gente. Molti uomini e donne, sacerdoti, consacrati, consacrate e laici hanno offerto la vita fino a spargere il loro sangue per mantenere viva la voce profetica della Chiesa di fronte all’ingiustizia, all’impoverimento di tante persone e all’abuso di potere”.

Ed ha ricordato le ‘profezie’ di san Romero: “Tra i frutti profetici della Chiesa in America Centrale sono lieto di evidenziare la figura di Sant’Oscar Romero, che ho avuto il privilegio di canonizzare di recente nel contesto del Sinodo dei Vescovi sui giovani. La sua vita e il suo insegnamento sono fonte costante di ispirazione per le nostre Chiese e, in modo particolare, per noi Vescovi.

Il motto che ha scelto per il suo stemma episcopale e che sormonta la sua tomba esprime chiaramente il suo principio ispiratore e ciò che è stata la sua vita di Pastore: ‘Sentire con la Chiesa’. Bussola che ha segnato la sua vita nella fedeltà, anche nei momenti più turbolenti”.

Poi ha ricordato che la Chiesa ha bisogno di ‘abbassarsi’ verso il popolo: “Illuminato da questo orizzonte ecclesiale, sentire con la Chiesa significa per Romero contemplarla come Popolo di Dio. Perché il Signore non ha voluto salvarci ciascuno isolato e separato, ma ha voluto costituire un popolo che lo confessasse nella verità e lo servisse nella santità…

Così ci mostra che il Pastore, per cercare e incontrare il Signore, deve imparare e ascoltare il battito del cuore del suo popolo, sentire l’ ‘odore’ degli uomini e delle donne di oggi fino a rimanere impregnato delle sue gioie e speranze, delle sue tristezze e angosce e così comprendere in profondità la Parola di Dio”.

Ed ha ricordato ai vescovi la necessità di incontrarsi con i giovani: “Questa Giornata Mondiale della Gioventù è un’occasione unica per andare incontro e avvicinarsi ancora di più alla realtà dei nostri giovani, piena di speranze e desideri, ma anche profondamente segnata da tante ferite.

Con loro potremo leggere in modo rinnovato la nostra epoca e riconoscere i segni dei tempi perché, come hanno affermato i Padri sinodali, i giovani sono uno dei ‘luoghi teologici’ in cui il Signore ci fa conoscere alcune delle sue aspettative e delle sue sfide per costruire domani.

Con loro potremo vedere meglio come rendere il Vangelo più accessibile e credibile nel mondo in cui viviamo; essi sono come un termometro per sapere a che punto siamo come comunità e come società. Essi portano dentro una inquietudine che dobbiamo apprezzare, rispettare, accompagnare; e quanto bene fa a tutti noi, perché ci smuove e ci ricorda che il Pastore non smette mai di essere un discepolo ed è sempre in cammino”.

Un pensiero è stato rivolto anche ai giovani migranti: “Molti dei migranti hanno volto giovane, cercano qualcosa di meglio per le loro famiglie, non temono di rischiare e lasciare tutto pur di offrire le condizioni minime che garantiscano un futuro migliore. Su questo non basta solo la denuncia, ma dobbiamo annunciare concretamente una ‘buona notizia’.

La Chiesa, grazie alla sua universalità, può offrire quell’ospitalità fraterna e accogliente in modo che le comunità di origine e quelle di arrivo dialoghino e contribuiscano a superare paure e diffidenze e rafforzino i legami che le migrazioni, nell’immaginario collettivo, minacciano di spezzare.’Accogliere, proteggere, promuovere e integrare’ possono essere i quattro verbi con cui la Chiesa, in questa situazione migratoria, coniuga la sua maternità nell’oggi della storia”.

Ed infine, ricordando l’amicizia tra mons. Romero e p. Rutilio Grande, papa Francesco ha sottolineato la profezia della Chiesa: “Fratelli, sentire con la Chiesa è sentire con il popolo fedele, il popolo di Dio che soffre e spera. E’ sapere che la nostra identità ministeriale nasce e si capisce alla luce di questa appartenenza unica e costitutiva del nostro essere.

In questo senso, vorrei ricordare con voi ciò che sant’Ignazio scriveva a noi gesuiti: ‘la povertà è madre e muro’, genera e sostiene. Madre, perché ci chiama alla fecondità, alla generatività, alla capacità di donazione che sarebbe impossibile in un cuore avaro o che cerca di accumulare.

E muro, perché ci protegge da una delle tentazioni più sottili che noi consacrati dobbiamo affrontare, la mondanità spirituale: il rivestire di valori religiosi e ‘pii’ la sete di potere e di protagonismo, la vanità e persino l’orgoglio e la superbia. Muro e madre che ci aiutano ad essere una Chiesa sempre più libera perché centrata nella kenosis del suo Signore”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50