Il card. Bassetti rinnova l’appello di don Sturzo

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Nella basilica dei Santi dodici Apostoli a Roma cristiana che “ha conosciuto infatti la preghiera nascosta, e non per questo meno intensa, di un gruppo di credenti, guidati dal sacerdote siciliano don Luigi Sturzo, mentre intendevano mettersi all’opera per offrire il loro servizio politico all’Italia del primo dopoguerra lacerata da divisioni ideologiche, economiche e sociali” il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha celebrato la Messa nel centenario dell’appello ai ‘Liberi e forti’, e nel 60° anniversario della morte di don Sturzo.

Partendo dal passo del Vangelo che narra la guarigione del paralitico il card. Bassetti ha evidenziato: “Uno dei miracoli più importanti dell’attività di Gesù in Galilea, perché non soltanto comporta la guarigione da una situazione incurabile, ma anche, e soprattutto, la liberazione da quella che si può descrivere ugualmente come una forma di paralisi: la condizione che viene dal peccato…

Gesù, che opera con il cuore, la misericordia e la potenza del Padre, si prende cura della persona in tutte le sue dimensioni: non solo quella corporea e fisica, ma anche quelle più profonde e spirituali. Ecco perché la pagina della guarigione del paralitico si presta a una lettura ulteriore”.

Quindi ha sottolineato che Gesù abita nella vita sociale della città e se ne prende cura: “E’ importante sottolineare che Gesù è tornato in città e non è rimasto fuori dal luogo abituale in cui gli uomini vivono! Pur non abitando in una grande città ellenistica dell’Impero Romano nella Provincia della Giudea, non vuol dire che Gesù fosse disinteressato alla vita di una cittadina come Cafarnao.

Anzi, dobbiamo pensare che, abitando in quella polis, vi abbia anche in un certo modo esercitato un ruolo civile, che certamente si esprimeva attraverso l’interessamento per la vita di quella povera gente, che viveva principalmente grazie alla pesca e ai commerci”.

Ha collegato alla parabola l’operato di don Luigi Sturzo: “E’ questo il passo che ci permette di ritenere ancora attuale l’Appello di don Luigi Sturzo ai liberi e forti. Un messaggio che ci permette di cogliere in tutta la sua portata il valore storico-sociale dell’opera di don Sturzo, un uomo che, dall’esperienza concreta del suo vissuto di sacerdote, ebbe l’intuizione di chiamare a raccolta i cattolici liberi dalle pastoie e dagli interessi di parte e forti nello spirito, per offrire un servizio all’intero paese, lacerato da lotte sociali talora strumentalizzate da logiche di potere e da visioni contrastanti, sullo sfondo di uno scenario economico-sociale devastato dalla guerra e da povertà diffusa.

Fu in questa chiesa che, alla vigilia del famoso appello, il servo di Dio don Luigi Sturzo, con il manipolo di seguaci, si ritrovò a pregare per mettere tutto nelle mani di Dio, alla cui luce ogni umano impegno trova forza e vigore”.

Ricordando una preghiera del sacerdote caltagironese, in cui spiegava il suo impegno politico, il presidente della Cei ha evidenziato l’impegno dei cristiani per il bene comune: “Da quella nascosta preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento scaturì una storia di impegno e dedizione alla causa del bene comune che tutti ben conosciamo e che ancor oggi richiama il nostro interesse e la nostra ammirazione.

Sturzo concepì la sua attività sociale e politica come esigenza e manifestazione dell’amore cristiano: non valore astratto, ma principio ispiratore dell’azione concreta che porta ad impegnarsi per cambiare le sorti di questo mondo, specialmente riguardo ai più bisognosi. L’amore di Sturzo per i poveri non è infatti un epidermico sentimento di filantropia, né è dettato da un superficiale sentimentalismo, ma è un fatto consapevolmente cristiano fondato sulla ‘fratellanza comune per la divina paternità’”.

Don Sturzo ha quindi saputo collegare il ‘naturale’ con il ‘soprannaturale’ dando avvio ad un ‘appello’ ancora attuale: “Oggi, a distanza di cento anni, questo appello risuona nell’animo di quanti hanno a cuore le sorti del Paese, ancora una volta lacerato e diviso; risuona nell’animo di quanti sentono quella spinta ideale che vede nella difesa della vita e nella promozione umana il motivo di fondo di ogni impegno sociale”.

Per il card. Bassetti don Sturzo è un ‘dono’ di Dio: “Dobbiamo ringraziare il Signore per aver donato all’Italia e alla Chiesa don Luigi Sturzo, che è stato insieme un uomo di Dio e un sacerdote che si è fatto annunciatore e testimone dell’amore del Signore verso gli uomini. Con tutta la sua vita ha affermato il primato di Dio e ha pagato di persona il suo impegno per la verità, la libertà, la giustizia, l’amore e la pace.

Egli ha vissuto una spiritualità incarnata nel contesto sociale del suo tempo ed ha esercitato la sua carità pastorale attraverso un impegno culturale, sociale e politico d’ampio respiro, animato dalla fede cristiana e ispirato al motto paolino, rilanciato da san Pio X, di instaurare omnia in Christo”.

Ed infine lo ha additato come modello di santità da seguire: “Carissimi, siamo di fronte alla storia di un uomo, di un sacerdote che ha percorso la strada della santità e dell’impegno cristiano attraverso un particolare impegno pubblico; egli lo ha fatto per amore del Cristo che ha scorto sofferente nei suoi concittadini nudi e affamati, lo ha fatto per amore della Chiesa, nella compagine laicale del suo tempo fortemente divisa e in conflitto; lo ha fatto per il suo amato Paese, che vedeva preda delle fazioni più estreme, nell’oscuramento dei valori della dignità umana e del progresso civile”.

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