Al Sermig la pace nasce dalla ‘buona politica’

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Il ‘cenone del digiuno’ con l’equivalente in denaro, che i partecipanti avrebbero speso per la festa di capodanno, è stato devoluto ai progetti promossi in tutto il mondo dal Sermig; e la marcia della pace di fine anno sono due appuntamenti entrati ormai nella tradizione del ‘Sermig – Arsenale della pace’ di Torino con la partecipazione di migliaia di giovani arrivati da tutta Italia.

Ed il 31 dicembre ha concluso idealmente il centenario dalla fine della Grande Guerra con un messaggio: “La pace come progetto possibile, frutto delle scelte di giustizia e dell’impegno nella società a costruire il bene comune”. Il tema ‘Facciamo pace’ è stato approfondito e attualizzato attraverso musica, parole, momenti di riflessione e la testimonianza di Paola Focherini, l’ultima figlia del beato Odoardo, insignito della medaglia d’oro al merito civile della Repubblica Italiana.

Originario di Carpi, nel dicembre del 1944 morì nel campo di concentramento di Hersbruck dove era stato internato per aver salvato 100 ebrei dalle persecuzioni nazifasciste, è stato dichiarato ‘Giusto tra le Nazioni’ e proclamato beato il 15 giugno 2013. Paola Focherini ha ripercorso il suo esempio, raccontando anche l’esperienza della sua famiglia segnata dalla guerra: la vita di sua mamma rimasta vedova giovanissima con sette figli.

La figlia ha raccontato ai giovani la figura di un babbo mai conosciuto: “Io il babbo non l’ho mai conosciuto, non ho una foto con lui e questo è un grandissimo rimpianto, anche se ho potuto rivivere papà tramite i racconti di mia madre, Maria Marchesi, una donna eccezionale legata da un’intesa inossidabile con il babbo.

Basti pensare che i primi del 1944, quando lo statista Alcide De Gasperi chiese a mio padre di entrare in politica, intuendo che di lì a poco il fascismo sarebbe crollato, il babbo domandò cosa ne pensasse alla mamma e lei gli rispose di no, perché aveva sette figli e molti impegni. Quando, però, lui le chiese se poteva dare una mano ai suoi amici perseguitati dalle leggi razziali, mia madre gli rispose senza ombra di dubbio: ‘Certo’ e lui agì di conseguenza”.

Dopo la testimonianza i giovani hanno animato la marcia della pace fino al duomo di Torino per la celebrazione della messa di mezzanotte con l’arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, che nell’omelia ha affrontato il tema della pace proposto dal papa: “Si tratta di un tema attualissimo e ricco di conseguenze decisive per la vita di ciascun uomo sulla terra e di ogni società che voglia costruire la pace al suo interno e nel mondo. Noi sappiamo e crediamo, come ci attesta anche la Parola di Dio di questa santa Messa, che la pace è dono di Dio e la politica è chiamata ad assumerne il compito storico nel nostro tempo quale atto di autentica giustizia e carità verso la popolazione”.

L’arcivescovo di Torino ha ricordato alcune parole messe in evidenza nel messaggio, come persona e casa comune: “Credo che su questi temi si giocherà il domani della nostra società e per questo occorra una attenzione particolarmente viva e continuata alle posizioni politiche e culturali reclamizzate in maniera assordante dai mass-media.

La testimonianza dei cristiani sarà fonte di pace, se, con coraggio ed impegno, essi non scenderanno a compromessi su questo piano, ma serenamente e con rispetto del pluralismo proporranno coerentemente la loro visione di persona, e di pace nelle varie sedi politiche, culturali, sociali, informative in cui questi problemi si dibattono e si decidono”.

Poi ha invitato a scommettere sulla costruzione di un nuovo modo di civiltà della pace: “La diffusa insicurezza e paura dell’altro, tarpano le ali dell’amore e rendono indifferenti verso tutti,poco inclini a credere e a sperare in un mondo dove dominano i ponti e non i muri. C’è dunque bisogno di un supplemento di fede, che indichi la luce per camminare sereni, pur in mezzo alla complessità della cultura dominante e del vissuto di ogni giorno, e dia forza per proporre, nel cambiamento in atto, quei valori sicuri e condivisi, che rispondono alla dignità di ogni uomo e sono stati immessi da Dio nella sua stessa natura. C’è estrema necessità di cristiani convinti missionari e testimoni di colui che è la nostra Pace e la speranza del mondo: Cristo Signore!”

Ed il bene comune, realizzato grazie anche al volontariato, è la fonte della pace: “Il sostegno e la valorizzazione del volontariato che attua il principio costituzionale di sussidiarietà nel nostro Paese, è un dovere da parte della politica, per cui appare veramente paradossale il fatto di penalizzarlo come se fosse fonte di profitto quando invece è un investimento sociale di persone e di mezzi indispensabili per la stessa sopravvivenza dignitosa di milioni di poveri basato sul dono di sé e la solidarietà”.

A conclusione della giornata della pace mons. Nosiglia ha partecipato all’incontro interreligioso sul messaggio del papa organizzato al Sermig, affermando che è necessaria la testimonianza dei credenti per far prevalere la pace:

“La testimonianza dei credenti sarà dunque fonte di pace, se, con coraggio ed impegno, essi non scenderanno a compromessi su questo piano, ma serenamente e con rispetto del pluralismo proporranno coerentemente la loro visione di persona e di pace nelle varie sedi politiche, culturali, sociali, informative in cui questi problemi si dibattono e si decidono.

Ma qui nasce un preciso e forte impegno per le nostre comunità religiose e per ogni credente: quello di insegnare e di testimoniare ogni giorno e in qualsiasi circostanza della vita anche sociale che si può e si deve scommettere sulla forza del bene che vince il male, su un progetto di società assicurato da una giusta e pacifica solidarietà tra tutte le persone pure differenti tra loro, ma parte della stessa umanità”.

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