Papa Francesco: la pace è un fiore fragile

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Si svolgerà il 31 dicembre a Matera, capitale europea della Cultura 2019, la 51ª Marcia Nazionale per la Pace, sul tema voluto da Papa Francesco per la 52ª Giornata Mondiale della Pace, che è ‘La buona politica è al servizio della pace’. Promossa dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI, Pax Christi Italia, Caritas Italiana, Azione Cattolica Italiana e la diocesi di Matera Irsina la Marcia prevede il raduno presso la Parrocchia Immacolata. Seguirà la Santa Messa e alle 20,00 l’inizio della Marcia con alcune soste e il momento ecumenico conclusivo presso la Chiesa San Pietro Caveoso.

Contemporaneamente a Torino il Sermig organizza ‘Il cenone del digiuno’, devolvendo l’equivalente alle attività in favore dei poveri, con la testimonianza di Paola Focherini, nipote del beato Odoardo Focherini. E nel messaggio per la 52^ Giornata mondiale per la pace, ‘La buona politica è al servizio della pace’ papa Francesco ha scritto che la pace è simile alla speranza descritta dal poeta Peguy:

“La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy; è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”.

E ricordando ciò che ha scritto papa Benedetto XVI nell’enciclica ‘Caritas in veritate’ papa Francesco ha sottolineato quale siano le virtù della politica: “E’ un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà…

Ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scadenza elettorale, ogni tappa della vita pubblica costituisce un’occasione per tornare alla fonte e ai riferimenti che ispirano la giustizia e il diritto. Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza”.

Però la politica ha il compito di promuovere la partecipazione dei giovani: “Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro.

Quando, invece, la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti. Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire ‘io mi fido di te e credo con te’ nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona”.

Ha sottolineato che la società necessita degli ‘artigiani della pace’: “Ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune. La vita politica autentica, che si fonda sul diritto e su un dialogo leale tra i soggetti, si rinnova con la convinzione che ogni donna, ogni uomo e ogni generazione racchiudono in sé una promessa che può sprigionare nuove energie relazionali, intellettuali, culturali e spirituali…

Oggi più che mai, le nostre società necessitano di ‘artigiani della pace’ che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana”.

E nel ricordo del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale papa Francesco ha esortato a non alimentare la ‘strategia del terrore’: “Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità. E’ la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia.

Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”.

E quindi ha invitato, ricordando il 70^ anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani, a costruire una ‘politica della pace’: “La pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno.

La pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria: la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava san Francesco di Sales, esercitando ‘un po’ di dolcezza verso sé stessi’, per offrire ‘un po’ di dolcezza agli altri’; la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé; la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire”.

Nel messaggio il papa ha ricordato le ‘beatitudini del politico’, scritte dal card. François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận: “Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo. Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità. Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse. Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente. Beato il politico che realizza l’unità. Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale. Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura”.

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