Papa: Nostra Signora di Guadalupe protegga i popoli

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“Imploriamo la Vergine Maria, Nostra Signora di Guadalupe, perché continui ad accompagnare e proteggere i popoli del Continente americano”: con questo tweet papa Francesco ha introdotto la festa della Vergine Maria, Nostra Signora di Guadalupe, concludendo la giornata con la celebrazione eucaristica nella Basilica di san Pietro e chiedendo ai fedeli, soprattutto sudamericani, di imparare da Lei la ‘santa pazienza’:

“Alla scuola di Maria impariamo quel protagonismo che non ha bisogno di umiliare, di maltrattare, di screditare o di prendere in giro gli altri per sentirsi preziosi o importanti, non ricorrere alla violenza fisica o psicologica per sentirsi al sicuro o protetti, non usa la forza della intimidazione e del potere, il grido del più forte o il farsi valere con la menzogna e o la manipolazione, ma vive della rinnovata e rinnovante forza della solidarietà”.

Nella celebrazione papa Francesco ha messo in risalto che Maria “ci insegna a rimanere in piedi in mezzo alle tempeste e con cuore di madre, vuole dare dignità a tutti coloro che, per diverse ragioni e circostanze, sono stati immersi nell’abbandono e nella dimenticanza”.

Nell’omelia, papa Francesco con riferimento alla caratteristica del canto del ‘Magnificat’ ha tratteggiato Maria come “donna che cammina con la delicatezza e la tenerezza di una madre, fatta per la vita familiare, scioglie i nodi di tanti grovigli che riusciamo a generare e ci insegna a stare in piedi in mezzo alle tempeste.

Nella scuola di Maria impariamo a essere sulla strada per arrivare là dove dobbiamo essere: ai piedi e in piedi davanti a tante vite che hanno perso o a cui hanno rubato la speranza”.

Papa Francesco ha definito la Madonna la ‘pedagoga del Vangelo’ che “ci ricorda la promesse fatte dai nostri padri e ci invita a cantare la misericordia del Signore. Maria ci insegna che nell’arte della missione e della speranza, non sono necessarie molte parole o programmi, il suo metodo è molto semplice: ha camminato ed ha cantato”.

E con immagini molto semplici ha tratteggiato le aperture della Madre di Dio verso la città, perché Maria ha camminato, quando si reca dalla cugina Elisabetta incinta di Giovanni, quando va da Gesù che trasformerà l’acqua in vino con il suo primo miracolo, quando sale sul Golgota per stare ai piedi della croce, o quando, nel 1531, la Vergine di Guadalupe apparve a Tepeyac, vicino Città del Messico,

“e continua a camminare nel continente quando, per mezzo di una immagine o di una stampa, di una candela o di una medaglia, di un rosario o dell’Ave Maria, entra in una casa, nella cella di un carcere, nella sala di un ospedale, in un asilo di anziani, in una scuola, in una clinica riabilitativa… per dire: ‘Non ci sono qui io, che sono tua madre?’.

Ella più di chiunque altro sapeva della vicinanza. E’ donna che cammina con delicatezza e tenerezza di madre, si fa accogliere nella vita famigliare, scioglie uno o l’altro nodo dei tanti torti che riusciamo a fare, e ci insegna a rimanere in piedi in mezzo alle tempeste”.

Ed ha chiesto ai fedeli di mettersi alla scuola di Maria per imparare a stare vicino a chi è nella sofferenza: “Alla scuola di Maria impariamo a stare in cammino per arrivare lì dove dobbiamo stare: ai piedi e in piedi davanti a tante vite che si sono perse o alle quali hanno rubato la speranza.

Alla scuola di Maria impariamo a camminare nel quartiere e nella città non con scarpe di soluzioni magiche, risposte istantanee e ad effetto immediato, n on a forza di promesse fantastiche di pseudo-progresso che, poco a poco, non fanno altro che usurpare le identità culturali e famigliari e a svuotare di quel tessuto vitale che ha sostenuto i nostri popoli, e questo con l’intenzione presuntuosa di stabilire un pensiero unico e uniforme.

Alla scuola di Maria impariamo a camminare per la città e a nutrire il cuore con la ricchezza multiculturale che abita il continente; quando siamo capaci di ascoltare questo cuore nascosto che palpita custodendo, come un piccolo fuocherello acceso sotto apparenti ceneri, il senso di Dio e della sua trascendenza, la sacralità della vita, il rispetto per il creato, i legami di solidarietà, la gioia di vivere, la capacità di essere felici senza condizioni”.

Per il papa Maria con il suo canto ha portato la gioia di chi canta le meraviglie di Dio, sottolineato tutto ciò che ha fatto nel continente sudamericano: “ha camminato e cantato il nostro continente e così la ‘Guadalupana’ non è ricordata solo come indigena, spagnola, ispanica o afroamericana:

è semplicemente latinoamericano, madre di una terra fertile e generosa in cui tutti, in un modo o nell’altro, possiamo incontrarci svolgendo un ruolo da protagonisti nella costruzione del Santo Tempio della Famiglia di Dio. Figlio e fratello latinoamericano, senza paura canta e cammina come ha fatto tua madre”.

Ha concluso l’omelia con un invito: “Figlio e fratello latinoamericano, senza paura, canta e cammina come ha fatto Tua Madre”. Invito che aveva fatto anche al termine dell’udienza generale: “Oggi nella celebrazione liturgica della Beata Maria Vergine di Guadalupe chiediamo che ci accompagni al Natale e ravvivi in noi il desiderio di accogliere con gioia la luce di suo Figlio Gesù, per farla risplendere sempre di più nella notte del mondo…

Affido alla Beata Vergine di Guadalupe, la cui memoria ricorre oggi, voi qui presenti, le vostre famiglie e, in modo particolare, quelle che sono in attesa della nascita dei loro figli. San Giovanni Paolo II ha raccomandato alla Sua materna protezione, la vita e l’innocenza dei bambini, soprattutto di quelli che corrono il pericolo di non nascere. La Madonna di Guadalupe, si vede che è incinta: aspetta il Salvatore”.

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