I vescovi di Europa, Africa, Asia e Oceania per fermare la minaccia dei cambiamenti climatici

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Oggi a Katowice, in Polonia, si è aperta la Conferenza delle Parti promossa dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP24). I rappresentanti di circa 200 Paesi, sotto la pressione dell’allarme lanciato dagli scienziati, hanno avviato due settimane di negoziati mirati a ridare nuova linfa all’accordo di Parigi sul clima.

In un raro intervento, i presidenti dei precedenti summit Onu sul clima hanno emesso una dichiarazione congiunta invitando gli Stati a intraprendere “un’azione decisiva per affrontare queste minacce urgenti”. Per Greenpeace la situazione è allarmante: “Abbiamo solo dodici anni per salvare il clima del nostro Pianeta. Per questo il Summit di Katowice non può che avere obiettivi ambiziosi. Questo è un momento cruciale per tutti noi, un vero e proprio test per l’umanità.

A Katowice i leader di tutti i Paesi del mondo devono sfidarsi a guardarsi in faccia e affermare di essere al fianco di tutti noi. Quelli che non lo faranno saranno condannati dalla Storia e ne dovranno render conto. Alla CoP24, i governi devono agire e impegnarsi, entro il 2020, ad allineare i loro piani nazionali sul clima all’obiettivo di mantenere l’incremento delle temperature entro 1,5°C”.

Al momento inaugurale è intervenuto anche il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, che ha chiesto la capacità politica di trovare soluzioni: “Da parte della Santa Sede, è importante che il Programma di lavoro sia costruito su tre pilastri: 1) un chiaro fondamento etico; 2) l’impegno di raggiungere tre obiettivi inestricabilmente legati tra loro: promuovere la dignità della persona umana, alleviare la povertà e favorire lo sviluppo umano integrale e alleggerire l’impatto del cambiamento climatico attraverso misure responsabili di mitigazione e adattamento; e 3) focalizzazione sulla risposta alle esigenze sia del presente sia del futuro”.

Infatti per i cattolici è urgente una ferma e concreta azione per contrastare la minaccia irreversibile alle società umane e al pianeta prodotta dai cambiamenti climatici: un’azione che passi anche attraverso un’attuazione ambiziosa dell’Accordo di Parigi. Infatti in un incontro con la stampa svoltosi a Roma, una dichiarazione è stata firmata e presentata dai card. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e Oswald Gracias, presidente della Federazione delle Conferenze dei vescovi asiatici (Fabc), e dagli arcivescovi Peter Loy Chong, presidente della Federazione delle Conferenze episcopali di Oceania (Fcbco), Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), e Gabriel Mbilingi, presidente del simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam).

Prendendo spunto dalla pubblicazione di un rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipccc) sulla necessità di sviluppare politiche che limitino il riscaldamento del pianeta, i cinque firmatari elogiano il lavoro svolto sul campo dai tanti coraggiosi attori che, dentro e fuori le comunità cattoliche, diffondono il messaggio dell’enciclica di papa Francesco sulla cura della casa comune. La richiesta congiunta è di interventi rapidi e radicali, resistendo alla tentazione di cercare espedienti tecnologici a breve termine.

I leader degli episcopati dei quattro continenti esortano inoltre i governi ad adottare misure concrete per andare verso un’equa ripartizione delle risorse e degli oneri, per fare in modo che ‘i grandi inquinatori assumano le loro responsabilità politiche e rispettino i loro impegni finanziari in favore del clima’.

Basandosi sui principi della giustizia intergenerazionale e della dignità e dei diritti umani, la dichiarazione ha come punti centrali: il contenimento dell’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 °C; il passaggio a stili di vita sostenibili; il rispetto delle comunità indigene; l’implementazione di un cambiamento paradigmatico delle finanze; la trasformazione del settore energetico, ponendo fine all’era dei combustibili fossili e passando alle fonti rinnovabili; il ripensamento del settore agricolo per assicurare cibo sano e accessibile a tutti, con particolare attenzione alla promozione dell’agroecologia.

L’appello è sostenuto da Caritas internationalis, dalla rete internazionale di organizzazioni cattoliche allo sviluppo CIDSE – Together for global justice e dal Movimento cattolico mondiale per il clima, come ha commentato Josianne Gauthier, segretaria generale: “Siamo incoraggiati da questo appello della Chiesa che riconosce molti degli sforzi che le organizzazioni cattoliche stanno portando avanti per raggiungere la giustizia climatica, la giustizia energetica e l’accesso al cibo.

Questa dichiarazione indica con forza che la Chiesa cattolica è impegnata ad accelerare l’azione per la giustizia climatica… I responsabili ecclesiastici fanno eco alle parole di papa Francesco che mette l’accento sull’urgenza della crisi climatica. Ogni tacca nel termometro globale è una tragedia per i più vulnerabili, e non possiamo perdere neanche un momento, dobbiamo trovare soluzioni per loro e per le generazioni a venire”.

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