La collana ‘Accènti’ di Civiltà Cattolica pubblica un volume sull’Apocalisse

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La rivista dei gesuiti ripubblica 11 suoi saggi per decostruire la retorica apocalittica che accompagna tanta informazione e comunicazione politica di questo tempo. Cosa significa davvero il termine ‘apocalisse’? Che cosa significa davvero e quale prospettiva di futuro, in termini positivi, è racchiusa nel termine apocalisse?

La Civiltà Cattolica ha raccolto, in un nuovo volume della collana di monografie digitali ‘Accènti’, 11 saggi apparsi nel corso degli anni sulla rivista, che ruotano attorno alla parola-chiave ‘apocalisse’. Essi aiutano a entrare nelle pieghe dei significati di questo termine: prima in ascolto della Bibbia; poi osservando le risonanze che essa ha avuto a livello culturale e in alcune specifiche opere che ne trattano, tra teatro, letteratura e cinema; e infine facendone emergere la sfida politica che essa racchiude oggi.

Apocalisse nella letteratura cristiana indica una rivelazione di cose nascoste da Dio a un profeta scelto. Nel linguaggio comune è passato a indicare qualsiasi evento di grande calamità. La storia di questo termine dunque vive di questi due significati: rivelazione e catastrofe. Grazie a questa sovrapposizione e compenetrazione di significati, parlare di apocalisse significa parlare del significato della realtà, del suo stesso valore, delle sfide che la accompagnano, davanti a una rivelazione che ne sveli il senso o davanti alla sua fine. Ci parla dunque del futuro in maniera radicale.

Il volume include i contributi del direttore, p. Antonio Spadaro, che firma anche la presentazione; e poi di p. Giovanni Arledler, p. Paul Dominic, p. Virgilio Fantuzzi, Marcelo Figueroa, p. Jean Galot, p. Marc Rastoin. E, con una menzione particolare, presenta anche due articoli di p. Gottardo Blasich e p. Ugo Vanni, recentemente scomparsi.

Presentando il volume il direttore della rivista, padre Spadaro, ha scritto: “Il termine significa togliere il velo o disvelamento. Nella letteratura cristiana indica una rivelazione di cose nascoste da Dio a un profeta scelto. Oggi la parola è usata comunemente per descrivere predizioni della fine del mondo in forma di rivelazione. Nel linguaggio comune ha perso il significato originario e, fuori dell’ambiente religioso, è passato a indicare qualsiasi evento di grande calamità ovvero un succedersi di eventi disastrosi.

La storia di questo termine dunque vive di questi due significati: rivelazione e catastrofe. Grazie a questa sovrapposizione e compenetrazione di significati, parlare di apocalisse significa parlare del significato della realtà, del suo stesso valore davanti a una rivelazione che ne sveli il senso o davanti alla sua fine. Ci parla dunque del futuro in maniera radicale”.

Ed ha elencato le ‘sorprese’ offerte dal termine biblico: “Il secondo contributo biblico affronta, alla luce della Rivelazione, il tema della fine dell’universo materiale. Si esaminano testi che sembrano affermarne la partecipazione alla redenzione di Cristo (interpretazione cosmologica) e altri che sembrano riferire la restaurazione finale alla sola umanità (interpretazione antropologica).

Tuttavia, il destino dell’universo materiale sarà in qualche modo implicato nel rinnovamento finale dell’umanità in Cristo Risorto. Il terzo contributo esamina l’aspetto propositivo di quello che per Gesù è il ‘modo di vivere apocalittico’ come l’invito alla sua sequela. Molte parabole illustrano i diversi aspetti del modo di vivere in una visione apocalittica ed escatologica: l’orientamento della vita, l’entusiasmo, il senso di responsabilità, lo slancio, lo spirito di penitenza, l’urgenza della decisione, il raccolto terreno come segno della messe celeste, la garanzia della glorificazione. Un modo, dunque, dinamico di vivere il presente con lo sguardo rivolto al futuro”.

Ed ha concluso evidenziando che anche le arti si sono ‘cimentate’ con la parola Apocalisse: “ Di Paul Claudel diamo una lettura dei Giorni dell’Apocalisse. Il volume rappresenta una documentazione estremamente significativa della passione di Claudel per la Scrittura. Il lavoro si presenta inizialmente come un’indagine, un’esplorazione personalissima del libro giovanneo.

Ci si accorge però immediatamente di essere davanti a un commento-poema che si accosta con impeto al testo biblico che, in generale ispira la visione poetica e drammatica del grande scrittore francese. Poi entriamo nel mondo narrativo del cinema. Il film ‘Apocalypse now ‘di Francis Ford Coppola, si propone di eguagliare, con la spettacolarità delle sue ricostruzioni, gli effetti terrificanti delle incursioni e delle stragi che hanno caratterizzato la guerra del Vietnam.

L’opera sviluppa una riflessione autocritica e pone inquietanti interrogativi sulle motivazioni di una sconfitta che ha avuto come teatro non solo l’insidioso delta del Mekong, ma anche quei larghi strati della opinione pubblica sui quali esercitano il loro influsso i media”.

Il volume si conclude con una riflessione sul mondo: “Essa indaga le connessioni tra religione, manicheismo politico e culto dell’apocalisse, palesando un sorprendente ecumenismo tra fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico. La compenetrazione tra religione, politica e morale comporta sempre gravi rischi, specialmente quando fa proprio il linguaggio manicheo che suddivide la realtà tra il Bene assoluto e il Male assoluto.

Questo rischia di ridurre la comunità dei credenti, di fede (faith), a una comunità dei combattenti, della battaglia (fight). Facendo riferimento alla storia del fondamentalismo politico-religioso evangelicale negli Usa, e ad alcune sue figure rilevanti, se ne illustrano le derive”.

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