Post-sisma: riaprono due ‘simboli artistici’ del territorio maceratese

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Sono trascorsi un po’ più di due anni da quelle terribili scosse di terremoto che ‘sconvolsero’ l’Italia centrale e provocarono distruzioni di case e luoghi pubblici. E dopo due anni, anche se ogni tanto qualche scossa tiene in piccola apprensione la popolazione, la ricostruzione sta ripartendo anche se il tempo sarà lungo e lento.

Molte case furono distrutte ed ancora oggi gran parte della popolazione ancora non è rientrata nella propria abitazione. Fu colpito anche il patrimonio artistico: infatti dopo pochi giorni dall’evento sismico furono trasferite 1.500 opere d’arte dalle chiese e dai musei delle zone terremotate e la maggior parte delle chiese chiuse.

La diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia fu tra le più colpite; ma a distanza di 2 anni qualcosa sembra riprendere vita, come ci ha spiegato l’ing. Gianfranco Ruffini, consulente della Fondazione Giustiniani Bandini, che già dopo il terremoto del 1997 ebbe dalla Chiesa marchigiana l’incarico di responsabile del patrimonio culturale e monumentale della diocesi di Macerata.

Con lui abbiamo fatto il punto della situazione del patrimonio culturale ecclesiale nella diocesi di Macerata: “Il patrimonio ecclesiastico della Diocesi di Macerata–Tolentino–Recanati–Cingoli–Treia è stato fortemente danneggiato dalla crisi sismica iniziata il 24 Agosto 2016 e proseguita con le fortissime scosse del 26 e 30 Ottobre 2016 che hanno provocato le devastazioni maggiori.

Considerato che gli epicentri delle varie scosse sono stati collocati nell’alto maceratese, il territorio della Vicaria di Tolentino è risultato il più colpito: infatti ad oggi l’unica chiesa agibile, fra tutte quelle di interesse storico, risulta essere la chiesa del SS. Cuore di Gesù (detta dei Sacconi) che è stata interessata di recente da un intervento di consolidamento e restauro finanziato dal Governo ungherese, mentre la Concattedrale di San Catervo versa in gravi condizioni.

In tutto il territorio della diocesi sono state danneggiate più di 150 Chiese, oltre a tutti gli altri edifici con destinazione legata all’esercizio del culto quali oratori, case canoniche, ex seminari, musei ecclesiastici… Anche la cattedrale di san Giuliano a Macerata è stata dichiarata inagibile causando gravi difficoltà alla vita cittadina di Macerata.

Per quanto riguarda gli edifici di culto, attualmente solo alcuni di quelli che risultavano poco danneggiati hanno iniziato l’iter autorizzativo del progetto che comunque non doveva superare l’importo massimo di € 300.000; le Chiese maggiormente danneggiate sono ancora ferme in quanto sono in corso i lavori del tavolo di concertazione, al quale partecipano i rappresentanti del Commissario di governo e quelli della CEI, per concordare le procedure finalizzate a recuperare il patrimonio culturale ecclesiastico danneggiato dal sisma”.

Di due luoghi ‘simbolo’ diocesani, chiusi per il terremoto (l’Abbazia di Fiastra e la Basilica di san Nicola) si è parlato di prossima riapertura: quali sono i tempi?
“Il complesso monumentale dell’abbazia di Fiastra è stato danneggiato dagli eventi sismici secondo diversi livelli di gravità: il palazzo dei Principi, già residenza della famiglia Giustiniani–Bandini, risulta essere la porzione del complesso più sofferente, seguita dal convento dei Cistercensi e, per ultimo, la chiesa. Di recente è stato messo in sicurezza il chiostro ed il museo del vino, con possibilità di accedere, per il pubblico, anche al parco del palazzo.

La chiesa, già riaperta da tempo, accoglie regolarmente le attività finalizzate all’esercizio del culto. Il recupero più complesso riguarda il palazzo dei Principi per il quale è già in corso di predisposizione il progetto esecutivo, con previsione di inizio lavori tra giugno e settembre 2019 e riapertura nell’anno 2022”.

E’ vero che per la basilica di san Nicola a Tolentino si è parlato di una imminente riapertura?
“Diverso è il discorso per la basilica di san Nicola a Tolentino, per la cui riapertura è in corso di realizzazione un intervento di messa in sicurezza finalizzato a far sì che si possano utilizzare vari ambienti del santuario, con particolare riferimento all’aula della chiesa per le celebrazioni, alla Cappella delle Sante Braccia dove sarà collocato il corpo del Santo per la venerazione, con possibilità di apprezzare i dipinti delle parti basse del Cappellone giottesco e volgere un rapido sguardo al chiostro attraverso un porta in vetro posta al lato della chiesa. Se tutto si svolgerà secondo i tempi previsti, sarà possibile assistere alla messa della notte di Natale nella basilica di san Nicola appena riaperta”.

Quale vantaggio trarrebbe il territorio da queste ‘riaperture’?
“Il territorio della provincia di Macerata, il più danneggiato di tutto il cratere, vedrebbe nella ripresa delle attività nell’abbazia di Fiastra e nel santuario di san Nicola forti segnali di speranza che potrebbero preludere ad una ripresa più solida ed organica di cui le popolazioni terremotate avrebbero grande bisogno”.

Anche la ‘via lauretana’ potrebbe essere un volano per la ripartenza del territorio?
“Anche la promozione della Via Lauretana, antica via di pellegrinaggio tra Roma e Loreto, già attualmente percorsa da innumerevoli pellegrini, andrebbe a rappresentare un ulteriore volano di sviluppo per l’aspetto spirituale dei nostri territori, con forti ricadute anche a livello turistico”.

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