Le fragilità interpellano la Chiesa

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Lunedì 12 novembre a Roma si sono aperti i lavori dell’Assemblea generale straordinaria della Cei, introdotti dall’intervento del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. I Vescovi italiani sono stati convocati per votare la nuova traduzione italiana del Messale Romano. Seguirà poi un confronto sul lavoro della Commissione Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa.

Si rifletterà inoltre sulla presenza e il servizio nelle diocesi italiane dei presbiteri stranieri. Nell’introdurre i lavori il presidente della Cei ha invitato i vescovi ad andare incontro ai giovani, muovendo i passi proprio dal Sinodo appena concluso: “Il Sinodo ci ha provocati a rinvigorire la nostra appartenenza e, quindi, a individuare le modalità della missione, con cui affrontare le opportunità e le sfide di questo tempo…

Accompagnare i giovani sui sentieri della fede, così ramificati nei territori del nostro Paese, ci ha aiutato a ritrovare uno slancio propositivo, nella bellezza di un dialogo intergenerazionale… La consegna del Vangelo, della vita buona del Vangelo, non può risolversi in una trasmissione di nozioni, ma si gioca all’interno di una rete di relazioni che recupera il senso della comunità: attraverso le parrocchie, le associazioni e i movimenti, i luoghi di spiritualità animati dalla vita consacrata e quelli solitamente abitati dai giovani, a partire dalla scuola, dall’università e dai luoghi della formazione professionale”.

Però ha invitato a non dare nulla per scontato: “Non che sia facile o scontato: siamo consapevoli che troppi giovani oggi non ritengono la Chiesa un interlocutore significativo. Pesano mediocrità e divisioni, spesso alimentate ad arte, rispetto alle quali riaffermiamo la nostra vicinanza al Santo Padre. Pesano scandali economici e sessuali: ne parleremo nei prossimi giorni, aiutati da mons. Lorenzo Ghizzoni. Pesa una cultura dell’autorità che esclude dalla partecipazione e, a volte, diventa anche abuso.

Ora, se la nostra missione non è quella di creare una Chiesa per i giovani, ma piuttosto quella di riscoprire con loro la perenne giovinezza della Chiesa, abbiamo davanti, e il Sinodo ce l’ha additata con chiarezza, un’unica via: quella che passa dalla misura alta della santità, frutto dell’incontro personale con il Signore Gesù, incontro cercato e custodito, celebrato e vissuto nella fraternità”.

L’altro tema all’ordine del giorno riguarda l’approvazione della terza edizione italiana del Messale romano nella prospettiva della sinodalità auspicata dal papa: “In questo orizzonte la pubblicazione di una nuova edizione del Messale non può risolversi nell’aggiornamento di un libro, ma costituisce un tassello prezioso della riforma liturgica, che va rilanciata, approfondita e affinata per un rinnovamento di vita delle nostre comunità cristiane”.

Ed infine uno sguardo sulle fragilità che avvolgono l’Italia, attanagliata dalle calamità naturali: “Ci stringiamo solidali alle Regioni più colpite, rinnovando la nostra attenzione e la nostra disponibilità. Lo facciamo mentre tocchiamo con mano anche altre fragilità, che minacciano lo smottamento sociale. Penso alla fragilità valoriale. Alla fragilità del sentimento comune. Alla fragilità culturale: senza avvolgerci in inutili vittimismi, ne è espressione la stessa caricatura che anche di recente i media hanno offerto della nostra Chiesa, quasi fossimo preoccupati essenzialmente di difendere posizioni di privilegio e tornaconto economico”.

Ma quello che preoccupa la Chiesa sono la mancanza di valori e le ‘attese della povera gente’: “In un Paese sospeso come il nostro, caratterizzato dalla mancanza di investimenti e di politiche di ampio respiro, gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire in maniera pesante, aumentando l’incertezza e la precarietà, l’infelicità e il rancore sociale.

Al posto della moderazione si fa strada la polarizzazione, l’idea che si è arrivati a un punto in cui tutti debbano schierarsi per l’uno o per l’altro, comunque contro qualcuno. Ne è segno un linguaggio imbarbarito e arrogante, che non tiene conto delle conseguenze che le parole possono avere.

Stiamo attenti a non soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive, che trovano nel migrante il capro espiatorio e nella chiusura un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia. La risposta a quanto stiamo vivendo passa dalla promozione della dignità di ogni persona, dal rispetto delle leggi esistenti, da un indispensabile recupero degli spazi della solidarietà”.

Per questo la Chiesa vuol contribuire alla crescita attraverso due principi, di cui il primo è il bene comune: “La politica migliore è quella che opera in unità di mente e di cuore, senza cadere in faziosità. Al riguardo, a cent’anni dalla morte, l’esempio del beato Giuseppe Toniolo ha ancora molte cose da dirci: in una situazione in cui i cattolici erano politicamente irrilevanti e comunque impediti, egli seppe riunirli attorno a un impegno per il lavoro, la giustizia e la pace sociale; con il suo servizio culturale divenne promotore di legislazioni e di opere sociali a favore delle classi più disagiate.

Così, la sua visione di un’economia per l’uomo, permeata dall’etica e governata dai principi di sussidiarietà e di solidarietà, rimane anch’essa una lezione estremamente attuale”.

L’altro tema riguarda la laicità della politica: “Ne sono stati interpreti uomini di fede che hanno fatto grande la nostra storia. Penso a un De Gasperi, che seppe lottare per difendere la propria fede con grande pudore, facendo gli interessi dei cittadini, in piena e sofferta autonomia di pensiero, di parola e di azione. Cari amici, guardiamo avanti con fiducia”.

E nel suo saluto il vescovo di Fabriano e Matelica, mons. Stefano Russo, neo segretario della Cei, ha ricordato le ‘fragilità’ delle zone terremotate del Centro Italia: “La dura prova del terremoto e della difficile fase che ne è seguita ci ha visto costruire un legame solido, fatto di prossimità, condivisione e impegno per la ricostruzione.

Non posso non mettere in evidenza come in questa prova che ancora condiziona il vissuto di tante comunità del centro Italia, ho potuto condividere con i confratelli Vescovi uno straordinario cammino di confronto e dialogo nel segno di quella collegialità che deve caratterizzarci nel servizio alla comunità ecclesiale e sociale.

Ciò esigerà anche per il futuro di affrontare in spirito di unità le impegnative sfide che siamo chiamati a gestire. Tra l’altro, proprio le vicende del terremoto hanno contribuito a rafforzare il mio rapporto con la stessa Segreteria Generale, portandomi a frequentare le Istituzioni del nostro Paese, in rappresentanza dei Vescovi delle diocesi coinvolte nel sisma”.

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