Per la Chiesa l’acqua è un diritto per tutti

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Oltre 2.000.000 di persone non hanno accesso sicuro all’acqua; di esse, 844.000 non dispongono neanche di basilari servizi relativi all’acqua potabile; 263.000 sono costrette a compiere viaggi giornalieri anche di 30 minuti per attingerla lontano dalle abitazioni; 159.000 bevono acqua non trattata e non filtrata proveniente da fonti non sicure, come fiumi o laghi.

Queste sono le statistiche contenute nei rapporti dell’OMS, rilanciate dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale che, in collaborazione con le ambasciate presso la Santa Sede di Francia, Italia, Monaco e Stati Uniti d’America, ha organizzato a Roma la conferenza su questo tema di attualità.

Sulla base delle prese di posizione e dei contributi forniti in materia dalla Chiesa cattolica, a partire dall’enciclica ‘Laudato sì’, i conferenzieri hanno sollecitato una visione interdisciplinare della questione, non limitata solo alle carenze delle infrastrutture, delle politiche e degli investimenti, ma allargata al ruolo della cultura, delle religioni e della spiritualità, alla responsabilità a tutti i livelli di governo relativa all’educazione, alla sostenibilità, alle comunità locali, all’inquinamento, all’accessibilità economica.

Ad aprire la conferenza sono stati il francescano, p. Leonardo Sileo, rettore dell’ateneo di Propaganda fide, e il segretario del Dicastero vaticano, mons. Bruno Marie Duffé, che ha parlato della dimensione simbolica e spirituale dell’acqua nella tradizioni biblica e cristiana, con l’intervento conclusivo del prefetto del dicastero, card. Peter Kodwo Appiah Turkson.

Secondo mons. Silvano Maria Tomasi “c’è una grande convergenza di obiettivi e di pensiero fra diverse istituzioni; per quanto riguarda la comunità internazionale, da anni si sta lavorando non solo per far riconoscere il diritto all’acqua, ma anche perché vi sia una tecnologia condivisa, delle risorse messe a disposizione in spirito di solidarietà, in modo particolare da parte di Paesi più ricchi verso i Paesi in via di sviluppo…

Il diritto all’acqua non tocca solo la persona come tale ma la società nel suo insieme; c’è infatti il rischio, come qualcuno ha detto, da scongiurare, che la prossima guerra sia combattuta per l’accesso all’acqua e il controllo dei grandi fiumi che sostengono Paesi interi, come per esempio il Nilo le cui sorgenti si trovano in Etiopia per poi passare attraverso altre nazioni”.

Nel messaggio inaugurale papa Francesco ha sottolineato alcune proposte contenute nella sua enciclica: “La Santa Sede e la Chiesa sono impegnate a favore dell’accesso all’acqua potabile per tutti. Questo impegno si manifesta in molteplici iniziative quali la realizzazione di infrastrutture, la formazione, l’advocacy, l’assistenza alle popolazioni in pericolo il cui approvvigionamento in acqua è compromesso, tra cui i migranti, e il richiamo a quell’insieme di riferimenti etici e di principi che scaturiscono dal Vangelo e da una sana antropologia”.

Secondo il magistero del papa occorre un diverso sguardo antropologico: “Un’adeguata antropologia è, infatti, indispensabile per stili di vita responsabili e solidali, per una vera ecologia, nonché per il riconoscimento dell’accesso all’acqua potabile come diritto che scaturisce dalla dignità umana, dunque incompatibile con la concezione dell’acqua come una qualsiasi merce. I principi e valori evangelici devono condurre all’impegno concreto di ciascuno verso il raggiungimento del bene comune dell’intera famiglia umana.

Dal punto di vista della fede, in ogni uomo assetato percepiamo la stessa immagine di Dio, come leggiamo nel Vangelo di Matteo: ‘ho avuto sete e non mi avete dato da bere’… Vi invito a meditare sulla simbologia dell’acqua nelle principali tradizioni religiose, esortandovi ugualmente alla contemplazione di questa risorsa che, come scriveva san Francesco d’Assisi, è ‘multo utile et humile et preziosa et casta’”.

A tale proposito nel convegno è stata sottolineata l’importanza dell’accesso all’acqua per tutti come ha scritto il papa al n^ 30 dell’enciclica ‘Laudato sì’: “Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato.

In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità.

Questo debito si salda in parte con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni più povere. Però si riscontra uno spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo che possiedono grandi riserve. Ciò evidenzia che il problema dell’acqua è in parte una questione educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti in un contesto di grande inequità”.

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