Card. Becciu: Clelia Merloni è il volto dell’Eucarestia

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Il card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha beatificato nella basilica di san Giovanni in Laterano Clelia Merloni, la fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, definendola come ‘colei che condivise la ferita del Cuore di Gesù, rispondendo alle ostilità e al disprezzo con la carità’.

Nell’omelia il card. Becciu ha sottolineato la vita sofferta della nuova beata: “Clelia Merloni è il volto di una donna la cui esistenza è stata segnata in maniera impressionante da patimenti e tribolazioni: la croce è stata il sigillo di tutta la sua vita! Ma il suo sguardo, specialmente nell’ora della prova, era sempre rivolto a Dio”.

Poi ha ricordato le ‘sofferenze’ subite per una cattiva amministrazione di beni della Congregazione, che aveva acquistato grazie alla cospicua eredità del padre, convertitosi in punto di morte: “Fu il periodo del suo calvario. Un calvario personale duro e logorante, fatto di solitudine e di isolamento, di indebolimento della salute e di stenti, al limite della disperazione. Fu il momento dell’incontro con il suo Sposo, Gesù Crocifisso.

Come infatti non vederla assimilata a Colui che sulla croce patì l’abbandono, il disprezzo, l’ignominia, il fallimento, lo spogliamento di ogni dignità umana? La Beata Clelia, sull’esempio di Maria che rimase ferma e incrollabile ai piedi della Croce, non dubitò della sua fede in Dio, in Colui che mai abbandona i suoi figli in ogni stagione dell’esistenza, soprattutto nell’ora dolorosa, molte volte inestricabile da capire e dura da accettare”.

A tali ingiuste accuse rispose con la carità: “Ella condivise la ferita del Cuore di Gesù, rispondendo alle ostilità e al disprezzo con la carità. Deponeva ai piedi del Tabernacolo ogni contrarietà: lì era il suo punto di appoggio. Di fronte al Cuore di Gesù riconosceva la sua volontà di riconciliazione con tutti, trovando la forza di perdonare quanti la perseguitavano.

Pur avendo un carattere forte si dimostrò di una tenerezza straordinaria nel dimenticare le offese subite, testimoniando così la potenza vincitrice della carità, che non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto scusa, tutto sopporta. Non parlò mai a danno di qualcuno, anche di quante, specialmente all’interno della sua Congregazione, le erano ostili; abbracciava le sofferenze, offrendole al Signore e vedendo in esse le varie sfaccettature dell’Amore di Dio nei suoi confronti.

Così, con la sua vita donata in oblazione totale, è stata la fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, testimoniando nella sua carne il carisma dell’Istituto. Un carisma attuale e affascinante: offrirsi totalmente e gioiosamente al Cuore di Gesù per essere segno vivo e credibile dell’amore di Dio per l’umanità”.

E di fronte a tali accuse ingiuste ha assunto su di sé tutte le colpe della mala gestione, perché aveva messo al centro della sua vita l’Eucarestia: “Questa centralità eucaristica rifluiva nella sua attenzione verso il decoro dell’altare, delle funzioni liturgiche, delle chiese, per la solennità dei giorni di festa, soprattutto verso i sacerdoti, ministri dell’altare, per cui in particolare pregava, specialmente per quelli in crisi.

E’ stata una religiosa che sempre ha guardato solo a Dio; il suo motto era ‘Dio solo’. Dio prima di tutto e al di sopra di ogni cosa. Valeva la pena sceglierlo come unico Ideale della vita e confidare solo in Lui, soprattutto alla luce dell’esperienza, vissuta sulla propria carne, del crollo di tante certezze umane”.

Questa dimensione eucaristica è una nuova apertura al mondo ed ai poveri: “Ma ecco un’altra linea del volto spirituale della Beata Clelia Merloni: proprio perché donna tutta di Dio, è stata donna tutta dei fratelli, specie i piccoli, i poveri, i semplici, gli indifesi. Il suo amore per Dio non poteva non riflettersi e non incarnarsi nell’amore per l’uomo, immagine viva e palpitante di Dio.

Il suo cuore era aperto a tutti, specialmente verso i malati e i sofferenti; seppe fare proprio il bisogno altrui, fino a privarsi spesso del necessario; dimostrò sempre una tenerezza speciale, una compassione innata per ogni sorta di sofferenza, per sovvenire alla quale si sottomise a qualunque disagio e fatica, estinguendo quella sete di carità e di zelo cha ardeva in lei. Nelle opere di carità non conosceva limiti e si immedesimava pienamente nei problemi altrui”.

Ed ha invitato i fedeli a seguire il cammino della nuova beata: “Apriamoci, dunque, al messaggio che la beata Clelia Merloni ci trasmette in maniera tanto chiara attraverso la sua vita e le sue opere. Le sofferenze morali l’hanno reso una donna forte e coraggiosa che ha saputo testimoniare l’amore di Gesù in ogni circostanza.

Unirsi al Cuore di Gesù trafitto e il voler vivere la passione di Cristo, comporta la consapevolezza che l’abbraccio della Croce è condizione essenziale per far sgorgare la vita attorno a noi e non permettere che prevalga la morte su di essa, l’odio sull’amore, la divisione sulla comunione”.

Inoltre ha sottolineato che il carisma della beata Merloni consisteva nella preghiera e nella sofferenza: “La Beata infatti mai si arrese di fronte agli oltraggi e alle calunnie di ogni genere. Reagì espandendo amore ovunque soprattutto verso i più deboli, i più disagiati e adoperandosi per l’assistenza e l’educazione religiosa delle giovani generazioni.

Non solo, ma ha saputo partecipare il suo ardente desiderio di amore a Dio e ai fratelli ad altre compagne con le quali iniziò in modo originale un’esperienza di vita religiosa dedicata al Sacro Cuore, ove ad emergere come elementi essenziali del carisma furono la preghiera e la sofferenza. Dimensioni che non mancarono mai nell’esistenza della Beata e con le quali fece crescere e governò l’istituto, lasciando in eredità alla Chiesa un’interpretazione quanto mai attuale del senso dell’autorità come autorevolezza nel dono e nell’amore”.

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