Sinodo: nel documento finale i giovani invitano la Chiesa alla santità

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Con l’approvazione del documento finale si è chiusa la XV Assemblea sinodale dedicata ai giovani con 191 ‘placet’ e 43 ‘non placet’ e papa Francesco nella sua allocuzione finale ha sottolineato che “il documento finale ha un destinatario principale: noi stessi. Siamo i primi e principali destinatari di questo testo che dobbiamo studiare e analizzare anche pregando e meditando”.

Inoltre il papa ha aggiunto il difficile momento che la Chiesa sta vivendo, invitando a difenderla, ribadendo che il Sinodo non è un Parlamento: “E’ uno spazio protetto perché lo Spirito Santo possa agire. Per questo, le informazioni che si danno sono generali e non sono le cose più particolari, i nomi, il modo di dire le cose, con cui lo Spirito Santo lavora in noi.

E questo è stato uno spazio protetto. Non dimentichiamolo, questo: è stato lo Spirito a lavorare, qui. Che questo documento lavori; e bisogna fare preghiera con il documento, studiarlo, chiedere luce”.

Concludendo l’intervento a braccio ha sottolineato che la Chiesa è la ‘Santa Madre’, richiamando gli ultimi tre paragrafi del documento: “Ma la Chiesa non va sporcata; i figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no. E per questo è il momento di difendere la Madre; e la Madre la si difende dal Grande Accusatore con la preghiera e la penitenza.

Per questo ho chiesto, in questo mese che finisce tra pochi giorni, di pregare il Rosario, pregare San Michele Arcangelo, pregare la Madonna perché copra sempre la Madre Chiesa. Continuiamo a farlo. È un momento difficile, perché l’Accusatore attaccando noi attacca la Madre, ma la Madre non si tocca. Questo volevo dirlo di cuore alla fine del Sinodo”.

Il documento è formato in tre parti, divisi in quattro capitoli e 167 paragrafo, nella cornice dell’icona di Emmaus, che ha ottenuto approvazione unanime in tutti i punti, tranne nella terza parte, dedicata alla sinodalità. Esso sottolinea la necessità di ripensare il modo ‘con cui ordinariamente il ministero presbiteriale si esprime e una verifica delle sue priorità’, tenendo in considerazione le differenze culturali, perché ‘esiste una pluralità di mondi giovanili tanto che in alcuni Paesi si tende a utilizzare il termine gioventù al plurale’.

Uno dei paragrafi più controversi del documento finale del Sinodo è il numero 39, le ‘domande dei giovani’; ha avuto 195 placet e 43 non placet dei padri sinodali; “Frequentemente la morale sessuale è causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna.

Di fronte ai cambiamenti sociali e dei modi di vivere l’affettività e la molteplicità delle prospettive etiche, i giovani si mostrano sensibili al valore dell’autenticità e della dedizione, ma sono spesso disorientati. Essi esprimono più particolarmente un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità”.

Nel saluto conclusivo il card. Lorenzo Baldisseri ha ringraziato i giovani per l’apporto fornito nelle discussioni: “Essi ci hanno mostrato la freschezza della loro gioventù, la generosità, la fantasia e l’intraprendenza. Vorrei farmi interprete dei Padri sinodali e degli altri partecipanti nel ringraziarli…

Sono stati giorni intensi, ricchi di riflessioni spirituali, di importanti contributi pastorali, che hanno permesso di manifestare il volto bello, luminoso e plurale della Chiesa presente in tutti i Continenti. C’è stato un grande impegno di tutti per la celebrazione di questo Sinodo”.

Anche il Patriarca dei Caldei, card. Louis Raphaël I Sako, ha riconosciuto la sinodalità come espressione di una Chiesa viva: “Il Sinodo è stato un dono per noi e per tutta la Chiesa. Ciò che abbiamo pensato come linee di forza, lo abbiamo vissuto con una presa di coscienza profonda, con fraternità, dinamismo e allegria. Siamo stati veramente toccati, edificati e trasformati. Abbiamo vissuto un cammino di ascolto, di discernimento e accompagnamento eccezionale prima per noi e per i nostri giovani e fedeli”.

Rinnovando la preghiera perché la ‘barca di Pietro non affondi’ ha chiesto di non dimenticare i giovani del Medio Oriente: “Ed invito anche tutti i giovani del mondo ad alzare la loro voce e a mettere il loro carisma per costruire una società più fraterna, più giusta, con più pace.

Vorrei finire le mie parole con un appello a Sua Santità, ai Padri sinodali e ai giovani a non dimenticare i cristiani d’Oriente. Se l’Oriente si svuoterà dei cristiani, il cristianesimo rimarrà senza radici. Abbiamo bisogno del vostro sostegno umanitario e spirituale e della vostra solidarietà, amicizia e vicinanza fino che la tempesta passi”.

Nel proemio del documento si sottolinea il desiderio dei giovani ad essere ascoltati: “I giovani sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati. Molti sperimentano come la loro voce non sia ritenuta interessante ed utile in ambito sociale ed ecclesiale. In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, ed anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare”.

Ed in alcune occasioni anche la Chiesa ha prestato loro poco ascolto: “Il Sinodo riconosce però che non sempre la comunità ecclesiale sa rendere evidente l’atteggiamento che il Risorto ha avuto verso i discepoli di Emmaus, quando, prima di illuminarli con la Parola, ha chiesto loro: ‘Cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?’ Prevale talora a fornire risposte preconfezionate e risposte pronte, senza lasciar emergere le domande giovanili nella loro novità e coglierne la provocazione”.

Nella conclusione il documento invita i giovani a diventare santi: “Noi dobbiamo diventare santi per invitare i giovani a diventarlo. I giovani hanno chiesto a gran voce una Chiesa autentica, luminosa, trasparente, gioiosa: solo una Chiesa dei santi può essere all’altezza di tali richieste!..

Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale ed il suo vigore apostolico. Il balsamo della santità generata dalla vita buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo, riportandoci a quella purezza dell’amore a cui da sempre siamo stati chiamati: i giovani santi ci spingono a ritornare al nostro primo amore”.

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