Pontificio Istituto Orientale: il card. Sandri ha ricordato la sua missione

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Venerdì 26 ottobre il card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Orientale, ha inaugurato l’anno accademico dell’Istituto con una prolusione sull’attività dello stesso, preceduto dalla Divina Liturgia presieduta nella chiesa di sant’Antonio Abate all’Esquilino, presieduta da mons. Donato Oliverio, vescovo eparchiale di Lungro, e concelebrata dall’arcivescovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, mons. Cyril Vasil’, oltre agli Ambasciatori di Romania, Albania, Unione Europea, Iran, Ucraina.

Il card. Sandri ha illustrato la missione dell’Istituto: “Anche il Pontificio Istituto Orientale ha una sua particolare missione in quell’ambito, anzitutto perché i suoi studenti, sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, laici e laiche, sono nella quasi totalità giovani. Ma soprattutto perché questi giovani durante la loro rigorosa formazione sono chiamati a coltivare il sogno di Dio per la propria Chiesa di origine.

Il suo contenuto è anzitutto quello di un rinnovato slancio di santità, come comunione alla vita del Signore Crocifisso e Risorto, capaci di scuotere dall’interno comunità cristiane provate non soltanto dalla sofferenza o dalla persecuzione, ma anche da una certa forma di assuefazione, un esercizio del potere talora lontano dalla logica del servizio, da una vita sacerdotale e religiosa che può essere tentata di essere una forma di sicurezza piuttosto che una chiamata ad essere discepoli e testimoni”.

Ed ha concluso ricordando le parole di san Giovanni Paolo II sulla ‘Chiesa clandestina’: “Oggi sono altre le realtà di Chiesa che soffrono il mistero delle catacombe, della persecuzione o quantomeno della clandestinità: penso in particolare ai diversi milioni di nostri fratelli e sorelle, molti dei quali orientali cattolici, che vivono e lavorano nella Penisola arabica, e praticano la loro fede per lo più in modo nascosto e nelle proprie case, ma senza smarrire la gioia di credere…

San Giovanni Paolo II, dopo aver citato la Chiesa clandestina in Ucraina, faceva un regalo all’Istituto, dicendo: ‘Questo dono, un’icona, ha per me un valore molto significativo, perché mi è stato offerto nell’inaugurazione del Pontificato dal Rappresentante del Patriarcato di Mosca. Era il Metropolita Juvenalj. In questo momento, difficile, tragico, il dono è tanto più significativo. Che sia adesso di proprietà del vostro Istituto e sia accessibile a tutti.

Doveva rimanere un po’ nascosto, come la Chiesa nascosta, clandestina, nella mia casa, ma è meglio che sia qui, in pubblico’. Facciamoci oggi tutti insieme spiritualmente pellegrini dinanzi a quell’icona qui conservata: essa proviene dal Patriarcato di Mosca ed è custodita in un luogo che si vanta di avere come ex-alunno il Patriarca Bartolomeo. Qui noi, insieme, restiamo in silenzio, lasciando ad altri considerazioni e valutazioni, ma preghiamo, perché i nostri fratelli trovino le vie per rimanere tali anche tra di loro. Così sia”.

E papa Francesco in occasione del centenario della fondazione del Pontificio Istituto Orientale aveva scritto ai docenti di mantenere vivo il dialogo con le Chiese orientali: “Esorto i docenti a mantenersi aperti a tutte le Chiese orientali, considerate non solo nella loro configurazione antica, ma anche nell’attuale diffusione e talvolta tormentata dispersione geografica.

In rapporto poi alle venerande Chiese orientali, con le quali siamo tuttora in cammino verso la piena comunione e che proseguono autonomamente il loro cammino, il Pontificio Istituto Orientale ha una missione ecumenica da portare avanti, attraverso la cura delle relazioni fraterne, lo studio approfondito delle questioni che ancora sembrano dividerci e la fattiva collaborazione su temi di primaria importanza, nell’attesa che, quando il Signore vorrà e nella maniera che Egli solo conosce, ‘tutti siano una cosa sola’.

A questo riguardo, la crescente presenza di studenti appartenenti alle Chiese orientali non cattoliche conferma la fiducia che esse ripongono nell’Istituto Orientale”.

Ed ha sottolineato il suo compito: “D’altra parte, compito dell’Istituto è anche far conoscere i tesori delle ricche tradizioni delle Chiese orientali al mondo occidentale, in modo che esse risultino comprensibili e possano essere assimilate. Constatando che molti studenti dei vari collegi orientali di Roma frequentano Atenei nei quali ricevono una formazione non sempre pienamente consona alle loro tradizioni, invito a riflettere su ciò che si potrebbe fare per colmare tale lacuna”.

 

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