Da L’Aquila una nuova strada cooperativa e sociale

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A L’Aquila si è tenuta la seconda udienza dell’evento organizzato da Ferpi e Associazione PerLaRe da cui è emerso come sia la cronicizzazione su alcuni argomenti e messaggi il primo segnale che porta al mancato ascolto da parte dei pubblici di riferimento. Anche in questo secondo appuntamento si conferma quanto emerso a Milano, un necessario cambio di comportamento da parte del non profit che si trova sempre più spesso all’angolo di un’argomentazione troppo settoriale e troppo posta al di sopra delle parti.

Comunicazione dunque nel senso più ampio ma anche profondo del termine, reputazione e fiducia conquistati in anni di attività rischiano di essere vanificati anche e soprattutto dai comportamenti, oltre che da una crisi generale che sta mostrando la necessità di modificare alcune posizioni troppo rigide. Dall’evento è emerso che il lavoro sarà ancora lungo e complesso, perché le oltre 200 fra sigle e organizzazioni del non profit (sono coinvolte le principali organizzazioni italiane del settore: AOI, CINI, FOCSIV, Link 2007, Action Aid, AMREF, CESVI, Cittadinanzattiva, CISP, COOPI, CUAMM, Intersos, MSF Italia, Oxfam Italia, Save the children, Terre des Hommes, WeWorld) che per la prima volta si confrontano su un tema tanto centrale quanto delicato, come è stato sottolineato nelle conclusioni:

“Quasi tre anni fa il Festival partiva di corsa per perseguire il sogno di un confronto sulla democrazia vissuta da tutti, in un momento storico in cui la partecipazione attraverso l’associazionismo sembrava quasi superflua a chi pensava di interpretare il popolo da solo cavalcando un partito. Pareva ci fosse molto da lavorare per fare meglio, per portare il dibattito politico fuori dalla TV e dentro le assemblee, i cantieri, le aziende, i teatri, le scuole; ma oggi noi – le cittadine e i cittadini attivi – stiamo vivendo un vero incubo rispetto alla possibilità reale di partecipare in maniera significativa alla determinazione delle scelte che riguardano le comunità”.

Dall’evento è scaturita l’esigenza di una ‘nuova’dialettica: “La dialettica pubblica degli slogan e dei tweet ha in gran parte oscurato il dialogo informato e ragionevole, paziente e costruttivo, che invece è modus operandi dei cittadini che si associano e lavorano a produrre proposte, sperimentandone l’efficacia attraverso buone pratiche agite in prima persona, spesso a livello locale. Le aspettative del capitale privato rispetto alla solvibilità dello stato, ingabbiano e limitano la libertà a disegnare il proprio futuro.

L’individualismo sembra prevalere sul solidarismo, i muri si alzano e le porte si chiudono, l’interesse di breve termine appare l’unico tutelabile con semplicità facendo sì che i più rinuncino alle prospettive di lungo periodo”.

Ed è necessaria una maggiore collaborazione tra i cittadini e le Istituzioni: “Da qui si denuncia la miopia di chi pensa di ignorare l’esigenza di accountability tra cittadini ed istituzioni come pratica quotidiana. Da qui si registra la malafede di chi utilizza i meccanismi elettivi delle rappresentanze nelle istituzioni semplicemente per distorcere il senso della democrazia, svuotandola di significato, accumulando (o lasciando accumulare) potere e risorse nelle mani di pochi a danno dei più.

Da qui si denuncia senza ambiguità la miopia di chi ambisce a chiudere gli spazi all’attivismo civico, nei nostri territori nei nostri mari, o quello residuo dei media, ridotti spesso all’impossibilità di promuovere inchieste per mancanza di risorse e di determinazione quando non apertamente rifiutati come interlocutore”.

Lo scopo del festival è la creazione di una piattaforma basata sulla sussidiarietà ‘circolare’: “Da questa piattaforma si continua a costruire un progetto pienamente politico, centrato sul confronto con le grandi sfide che la democrazia ha di fronte a partire dal rispetto pieno dei diritti umani di tutte e tutti. Non le alleanze senza contenuti, non singoli predestinati o costruiti in laboratorio ma persone, cittadini, comunità con diritti inalienabili.

La pietra angolare posata dal Festival per una nuova prospettiva di comunità delle persone, permette di edificare sul valore della partecipazione civica come obiettivo anche a sé stante. Solo con la partecipazione informata si realizza una democrazia compiuta e di qualità.

Al Festival il costituzionalista Giuseppe Cotturri, a cui si deve il testo dell’emendamento che nel 2001 ha introdotto il principio di sussidiarietà ‘circolare’ (art. 118, comma 4), ha presentato un pacchetto di proposte per esplicitare e rafforzare nella Costituzione la dimensione partecipativa della democrazia. Facciamo nostra l’ambizione a discutere un ‘sistema costituzionale della partecipazione politica’ a partire dalla ridefinizione dell’art. 49 in maniera capace di riconoscere la pluralità di forme di partecipazione”.

Concludendo l’appello le organizzazioni del Festival hanno rivendicato un impegno eccezionale di capitale intellettuale, sociale ed economico: “Crediamo che la volontà dichiarata da parte delle istituzioni di collaborare all’esercizio continuativo della democrazia reale possa richiedere molta pazienza da parte dagli attori civici che con tali istituzioni si interfacciano accettandone lentezze e procedure.

Così succede anche per l’organizzazione del nostro Festival; tuttavia mai le ambizioni proclamate da chi ha un ruolo istituzionale possono finire in un nulla di fatto senza produrre conseguenze. In quel caso gli eletti dissipano inevitabilmente la credibilità acquisita al momento del voto. I cittadini attenti e predisposti al dialogo con le istituzioni sanno infatti anche discernere quali siano gli interlocutori affidabili e con cui sia possibile un progresso reale”.

Ricordando i 10 anni del sisma le organizzazione hanno aperto una strada per una nuova dialettica democratica: “C’è da augurarsi che a 10 anni dal colpo terribile subìto da una città, qui si continui a marciare sul sentiero su cui ci si è incamminati insieme in questi tre anni.

Se sarà così, da soli gli Aquilani sarebbero in grado di dare un esempio, una volta di più, a tutto il nostro Paese oggi apparentemente intorpidito da fiumi di parole e dall’arsura di una democrazia spesso svuotata di senso nella pratica. Chiediamo attenzione al Presidente della Repubblica che ci ha seguiti quest’anno per proseguire questo percorso e ad altre città che desiderino camminare nel solco creato sui tratturi abruzzesi, facendo del Festival il momento chiave della cittadinanza in crescita nella nostra Italia”.

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