Nella Giornata Missionaria il papa invita i giovani a portare il Vangelo a tutti

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Domenica 21 ottobre, mentre a Roma si svolge il sinodo dei vescovi, la Chiesa celebra la Giornata missionaria, che ha per tema ‘Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti’, perché ‘ogni uomo e donna è una missione’.

Nel messaggio il pensiero del Papa torna alla sua famiglia e al periodo della giovinezza, quando la fede si comunicava per attrazione: “Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età, sente come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza. Nessuno come i giovani sente quanto la vita irrompa e attragga.

Vivere con gioia la propria responsabilità per il mondo è una grande sfida. Conosco bene le luci e le ombre dell’essere giovani, e se penso alla mia giovinezza e alla mia famiglia, ricordo l’intensità della speranza per un futuro migliore. Il fatto di trovarci in questo mondo non per nostra decisione, ci fa intuire che c’è un’iniziativa che ci precede e ci fa esistere”.

Ed a loro ripete l’invito di san Giovanni Paolo II ad aprire le porte a Cristo: “Cari giovani, non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa! In essi si trova il tesoro che riempie di gioia la vita. Ve lo dico per esperienza: grazie alla fede ho trovato il fondamento dei miei sogni e la forza di realizzarli.

Ho visto molte sofferenze, molte povertà sfigurare i volti di tanti fratelli e sorelle. Eppure, per chi sta con Gesù, il male è provocazione ad amare sempre di più. Molti uomini e donne, molti giovani hanno generosamente donato sé stessi, a volte fino al martirio, per amore del Vangelo a servizio dei fratelli.

Dalla croce di Gesù impariamo la logica divina dell’offerta di noi stessi come annuncio del Vangelo per la vita del mondo. Essere infiammati dall’amore di Cristo consuma chi arde e fa crescere, illumina e riscalda chi si ama”.

E li invita a trasmettere la fede ai loro coetanei per ‘contagio’: “Questa trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per il ‘contagio’ dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore.

All’amore non è possibile porre limiti: forte come la morte è l’amore. E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa indifferenti, a volte avversi e contrari”.

La ‘missio ad gentes’ avviene attraverso tutti gli strumenti a disposizione dei giovani, invitando essi ad usarli bene: “Gli estremi confini della terra, cari giovani, sono per voi oggi molto relativi e sempre facilmente ‘navigabili’. Il mondo digitale, le reti sociali che ci pervadono e attraversano, stemperano confini, cancellano margini e distanze, riducono le differenze.

Sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino ed immediato. Eppure senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita. La missione fino agli estremi confini della terra esige il dono di sé stessi nella vocazione donataci da Colui che ci ha posti su questa terra. Oserei dire che, per un giovane che vuole seguire Cristo, l’essenziale è la ricerca e l’adesione alla propria vocazione”.

Quindi, dopo aver ricordato il contributo dato dalle Pontificie Opere Missionarie per la crescita umana e culturale di tante popolazioni, il papa, riferendosi in particolare ai giovani, ha ricordato loro di essere missionari: “Nessuno è così povero da non poter dare ciò che ha, ma prima ancora ciò che è.

Mi piace ripetere l’esortazione che ho rivolto ai giovani cileni: ‘Non pensare mai che non hai niente da dare o che non hai bisogno di nessuno. Molta gente ha bisogno di te, pensaci. Ognuno di voi pensi nel suo cuore: molta gente ha bisogno di me’.

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