Mons. D’Ercole affida la città di Ascoli Piceno alla Madonna

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Domenica 14 ottobre Ascoli Piceno ha celebrato la solennità della Madonna delle Grazie, patrona della città, ed il vescovo della diocesi, mons. Giovanni D’Ercole, ha rinnovato la consacrazione della Diocesi alla Madonna delle Grazie, insieme al vescovo de L’Aquila, mons. Giuseppe Petrocchi:

“Questa festa è stata più familiare e solenne grazie alla graditissima visita del neo-cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di l’Aquila. Anche egli si è unito a noi nel rivolgere alla Madonna l’atto di affidamento che qui di seguito per intero riportiamo, lo stesso che papa Giovanni Paolo II fece nel 1982 a Fatima e che io stesso ho recitato nel mio recente viaggio pastorale in Corea.

Vi invito a unire nella nostra preghiera il ricordo di quel popolo con il quale la città di Ascoli da molti anni tesse un proficuo contatto grazie anche al Consorzio Musicale Spontini. Preghiamo per la riconciliazione tra il Nord e il Sud della Corea; preghiamo per la conversione delle nostre comunità cristiane; preghiamo perché nel mondo cresca la cultura della vita e dell’accoglienza, del perdono e della solidarietà gratuita. Allarghiamo il cuore alle tante esigenze dell’umanità, in cerca di felicità ma affaticata dal peso di tante prove e difficoltà”.

Al termine della processione cittadina il vescovo ha recitato l’atto di affidamento alla Madonna della città: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio! Pronunciando le parole di questa antifona, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, ci troviamo oggi dinanzi a te, o Maria.

O Madre degli uomini e dei popoli, tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, come mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo Cuore e abbraccia, con l’amore della Madre e della Serva, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.

In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno… Vogliamo unirci al nostro Redentore in questa consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale, nel suo cuore divino, ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.

La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell’uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi”.

Nell’atto di affidamento il vescovo di Ascoli Piceno ha chiesto alla Madonna di essere a fianco del popolo nella lotta contro il male: “Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere con tutta la verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo. Affidandoti, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, mettendola nel tuo Cuore materno.

Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla nostra contemporaneità e sembra chiudere le vie verso il futuro!.. Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato. Il peccato dell’uomo e il ‘peccato del mondo’, il peccato in ogni sua manifestazione”.

E nel mese di settembre mons. D’Ercole aveva visitato la Corea del Sud, celebrando la messa nel santuario di Namhansanseong, dove sono stati uccisi 10.000 cristiani coreani. Infatti molti di loro furono alcuni uccisi barbaramente, sgozzati, e poi per il troppo sangue altri furono asfissiati coprendo la faccia con una carta tradizionale coreana chiamata hangi.

Il primo germe della fede cattolica, portato da un laico coreano nel 1784 al suo ritorno in Patria da Pechino, fu fecondato sulla meta del secolo XIX dal martirio che vide associati 103 membri della giovane comunità. Fra essi si segnalano Andrea Kim Taegon, il primo presbitero coreano e l’apostolo laico Paolo Chong Hasang.

Le persecuzioni che infuriarono in ondate successive dal 1839 al 1867, anziché soffocare la fede dei neofiti, suscitarono una primavera dello Spirito a immagine della Chiesa nascente. L’impronta apostolica di questa comunità dell’Estremo Oriente fu resa, con linguaggio semplice ed efficace, ispirato alla parabola del buon seminatore, del presbitero Andrea alla vigilia del martirio.

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