Il papa ai giovani: fate la vostra strada

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Sabato 6 ottobre papa Francesco ha partecipato nell’aula Paolo VI alla festa dei giovani universitari ed i padri sinodali in un incontro intitolato  ‘Noi per. Uniti, solidali, creativi’: “Le risposte alle vostre domande le daranno i padri sinodali. Perché se io dessi le risposte qui, annullerei il Sinodo. La risposta deve venire da tutti: dalla nostra discussione. Soprattutto devono essere risposte fatte senza paura”.

Durante l’incontro, animato dalle testimonianze dei giovani, il papa prima ha ascoltato e poi è intervenuto: “Fate la vostra strada. Siate giovani in cammino, che guardano gli orizzonti, non lo specchio. Sempre guardando avanti, in cammino, e non seduti sul divano. Tante volte mi viene da dire questo: un giovane, un ragazzo, una ragazza, che sta sul divano, finisce in pensione a 24 anni: è brutto, questo!

E poi, voi lo avete detto bene: che mi fa trovare me stesso non è lo specchio, il guardare come sono. Trovare me stesso è nel fare, nell’andare alla ricerca del bene, della verità, della bellezza. Lì troverò me stesso”.

Poi, rimasto colpito da un’altra domanda, ha sottolineato il valore della coerenza: “La coerenza di vita. Faccio un cammino, ma con coerenza di vita. E quando voi vedete una Chiesa incoerente, una Chiesa che ti legge le Beatitudini e poi cade nel clericalismo più principesco e scandaloso, io capisco, io capisco… Se sei cristiano, prendi le Beatitudini e mettile in pratica.

E se sei un uomo o una donna che hai dato la vita, l’hai consacrata; se sei un prete (anche un prete che balla), se sei un prete e vuoi vivere come cristiano, segui la strada delle Beatitudini. Non la strada della mondanità, la strada del clericalismo, che è una delle perversioni più brutte della Chiesa. Coerenza di vita. Ma anche voi, dovete essere coerenti nella vostra strada e domandarvi: ‘Io sono coerente nella mia vita?’. Questo è un secondo principio”.

Rispondendo alle domande il papa ha ribadito ai giovani che non sono ‘merce all’asta’: “Per favore, non lasciatevi comprare, non lasciatevi sedurre, non lasciatevi schiavizzare dalle colonizzazioni ideologiche che ci mettono idee nella testa e alla fine diventiamo schiavi, dipendenti, falliti nella vita. Voi non avete prezzo: questo dovete ripetervelo sempre: io non sono all’asta, non ho prezzo. Io sono libero, sono libera! Innamoratevi di questa libertà, che è quella che offre Gesù”.

Poi li ha invitati a fare un buon uso del web: “E’  vero: l’interconnessione con il digitale è immediata, è efficace, è rapida. Ma se tu ti abitui a questo, finirai, e questo che dirò è reale, finirai come una famiglia dove, a tavola, a pranzo o a cena, ognuno sta con il telefonino e parla con altre persone, o fra loro stessi comunicano col telefonino, senza un rapporto concreto, reale, senza concretezza.

Ogni strada che voi farete, per essere affidabile, dev’essere concreta, come le esperienze, tante esperienze che voi avete detto qui. Nessuna delle testimonianze che voi avete dato oggi era ‘liquida’: tutte erano concrete. La concretezza. La concretezza è la garanzia per andare avanti. Se i media, se l’uso del web ti porta fuori dalla concretezza, ti rende ‘liquido’, taglialo. Taglialo. Perché se non c’è concretezza non ci sarà futuro per voi. Questo è sicuro, è una regola della strada e del cammino”.

Ed infine ha parlato di accoglienza, invitando i giovani ad una nuova mentalità senza cedere alla colonizzazioni ideologiche: “Questa è la mentalità dello sfruttamento della gente, di fare schiavi i più deboli. E’ chiudere non solo le porte, è chiudere le mani. E oggi sono un po’ di moda i populismi, che non hanno niente a che vedere con ciò che è popolare.

Popolare è la cultura del popolo, la cultura di ognuno dei vostri popoli che si esprime nell’arte, si esprime nella cultura, si esprime nella scienza del popolo, si esprime nella festa! Ogni popolo fa festa a suo modo. Questo è popolare. Ma il populismo è il contrario: è la chiusura di questo su un modello. Siamo chiusi, siamo noi soli. E quando siamo chiusi non si può andare avanti. State attenti”.

Ed infine, ringraziando Giovanni Caccamo per avergli mostrato una foto con il nonno, ha ribadito la necessità di non perdere le radici: “Parlate con i vecchi, parlate con i nonni: loro sono le radici, le radici della vostra concretezza, le radici del vostro crescere, fiorire e portare frutto.

Ricordate: se l’albero è solo, non darà frutto. Tutto quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che è sotterrato. Questa espressione è di un poeta, non è mia. Ma è la verità. Attaccatevi alle radici, ma non rimanete lì. Prendete le radici e portatele avanti per dare frutto, e anche voi diventerete radici per gli altri. Non dimenticatevi della fotografia, quella con il nonno. Parlate con i nonni, parlate con i vecchi e questo vi farà felici”.

 

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