Mons. Zuppi invita i bolognesi a seguire san Petronio

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Nel giorno in cui si festeggiava san Francesco di Assisi Bologna ha celebrato il suo patrono san Petronio, che nelle raffigurazioni artistiche è contraddistinto dalla presenza di un modellino della città di Bologna in mano, ai suoi piedi o sorretto da angeli, come ha sottolineato nell’omelia mons. Matteo Zuppi:

“Non a caso il nostro santo patrono viene raffigurato, come ricordava il card. Caffarra, in due modi: con la città tenuta sul braccio, vicina al cuore, come ‘pater civitatis’ e l’altra nel gesto di dare cibo ai poveri, come ‘pater pauperum’. Sempre padre, che custodisce e padre che dona tutto quello che ha perché il padre si pensa per i suoi figli.

San Petronio sembra affidarci la città che protegge, perché nessuno sia orfano, esposto alle tante insidiose avversità della vita. Qualche volta vediamo una città dove il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, in qualche maniera intossicandoci, perché il negativo giorno per giorno si accumula”.

Riprendendo un’allocuzione di papa Benedetto XVI che nella vita cittadina nessuno è spettatore il vescovo di Bologna ha sottolineato la necessità della collaborazione di tutti per il bene comune: “Ecco, oggi San Petronio ce la offre di nuovo, coinvolgendoci tutti nel suo amore di padre, perché i discepoli di Gesù hanno cura dei fratelli più piccoli del loro unico maestro, la verità che seguono e capiscono solo amandolo.

Il futuro nostro dipende da come trattiamo i fratelli più piccoli, perché se sono protetti loro lo siamo tutti. Ciascuno contribuisce alla vita e al clima umano e morale della città, nel bene o nel male, il cui confine passa nel nostro cuore. Siamo tutti ‘attori’ e il nostro comportamento ha un influsso sugli altri.

San Petronio ci ricorda, mostrando la città tutta intera, che nessuno è un’isola e quello che facciamo pur piccolo ha sempre una conseguenza. E nell’amore niente è piccolo e questi è sempre un piccolo seme che cresce. I portici, spazio di accoglienza e protezione offerto a chiunque, dove pubblico e privato coincidono, sono responsabilità degli abitanti della casa cui appartengono, ai quali è affidata la manutenzione!”

Ed ha sollecitato un contributo di ognuno: “Aiutiamo, allora, la nostra città rendendola migliore con l’attenzione, la cura, disarmando con l’amore i cuori aggressivi. La Chiesa sente la responsabilità di ricucire il tessuto comunitario che l’individualismo lacera. Impariamo a custodirci, come è avvenuto a Borgo Panigale con tanta efficacia e competenza, che richiede sacrificio e preparazione. Guardiamo la città con gli occhi di Gesù, a partire dal cuore e quindi con misericordia, con amore, con tenerezza infinita. Bologna ha sempre avuto una grande capacità di adottare l’altro. Si diventa bolognesi facilmente!”

Riprendendo la sollecitazione di papa Francesco nella visita alla città mons. Zuppi ha rivolto un pensiero ai cristiani con l’invito a costruire insieme la città: “San Petronio non costruisce un’’altra città, separata; non si chiude in un mondo a parte pensando così di proteggere le sue convinzioni ma protegge tutta la città e in essa semina il Vangelo di amore che Gesù ha affidato. Anche noi non smettiamo di adottare la città degli uomini, di custodire con intelligenza e fermezza i suoi figli, tutti, perché il nostro Dio non fa distinzioni, mai, per nessuno. Dio è libertà e per questo è amore e ci lascia liberi, proprio perché solo così si può amare.

Custodiamo le cose comuni col gusto di farle bene, perché quello che facciamo aiuterà certamente qualcuno anche se non lo conosciamo. Non pensiamo che tanto non serve a niente. Custodiamo i più anziani, i tanti diversamente abili (lo diventiamo tutti così facilmente!) proteggendoli con la premura, con le visite, attenti alla fragilità, non accettando mai per nessuno che sia normale la solitudine.

Sappiamo quanto con poco si offende la dignità. Basta non fare nulla o un atteggiamento paternalista. Essi sono sensibili e ci aiutano a esserlo anche noi. Adottiamo i suoi figli più piccoli, a cominciare dai giovani, perché possano sognare, come giustamente ha chiesto papa Francesco introducendo il Sinodo dedicato proprio a loro”.

Concludendo l’omelia mons. Zuppi ha invitato i bolognesi a non costruire i muri: “La paura suggerisce di alzare barriere, ma non sono queste a darci sicurezza, perché alla fine ci isolano. Abbiamo ascoltato le parole dell’apostolo che invitano a essere un corpo, a pensarsi insieme.

Le sento così vere sia per la nostra città, che vuole ritrovare il gusto di essere e pensarsi come una comunità dove la diversità non significa scontro ma ricchezza, sia che per la Chiesa, che sta pensandosi sempre più come comunione di comunità con l’avvio delle zone pastorali. Le membra non hanno mai la stessa funzione e tutte sono importanti, anzi sono indispensabili non perché fanno da sole (diventiamo inutili!) ma perché insieme.

La comunione non omologa, non rende uguali. Bologna sarà davvero come Gerusalemme a Pentecoste, quando la confusione di Babele è ricomposta da quei deboli ma fortissimi apostoli. Siamo noi, oggi, preti e laici, pieni del suo amore e nutriti dalla sua Parola, capaci di parlare la lingua che tutti capiscono e di vincere l’incomprensione, la barriera più grande che tanti conflitti genera”.

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