Papa Francesco sollecita i giovani a sperare

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‘Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto’, con questo brano evangelico di san Giovanni si è aperta sul sagrato della Basilica Vaticana la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dal tema ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’:

“In questo modo così semplice, Gesù offre ai suoi discepoli la garanzia che accompagnerà tutta l’opera missionaria che sarà loro affidata: lo Spirito Santo sarà il primo a custodire e mantenere sempre viva e attuale la memoria del Maestro nel cuore dei discepoli. E’ Lui a far sì che la ricchezza e bellezza del Vangelo sia fonte di gioia e novità costanti”.

Con queste parole papa Francesco ha invitato i giovani a rinnovare la propria capacità di speranza: “All’inizio di questo momento di grazia per tutta la Chiesa, in sintonia con la Parola di Dio, chiediamo con insistenza al Paraclito che ci aiuti a fare memoria e a ravvivare le parole del Signore che facevano ardere il nostro cuore.

Ardore e passione evangelica che generano l’ardore e la passione per Gesù. Memoria che possa risvegliare e rinnovare in noi la capacità di sognare e sperare. Perché sappiamo che i nostri giovani saranno capaci di profezia e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel cuore”.

Poi ha invocato lo Spirito Santo sui vescovi, affinché essi siano ‘portatori’ di speranza: “Che lo Spirito ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito”.

Ed ha salutato i 267 padri sinodali provenienti da tutto il mondo, in particolare dalla Cina: “E’ con questo atteggiamento di docile ascolto della voce dello Spirito che siamo convenuti da tutte le parti del mondo. Oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli vescovi dalla Cina Continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: la comunione dell’intero Episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza.

Unti nella speranza cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita”.

Ed ha sollecitato i giovani a non adeguarsi alle regole del conformismo: “La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del ‘si è sempre fatto così’, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e le situazioni in cui si trovano.
La stessa speranza ci chiede di lavorare per rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali sono esposti i nostri ragazzi.

I giovani, frutto di molte delle decisioni prese nel passato, ci chiamano a farci carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità. Essi ci chiedono ed esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente, entusiasta e piena di speranza, e che non li lasciamo soli nelle mani di tanti mercanti di morte che opprimono la loro vita e oscurano la loro visione”.

Rivolgendosi ai padri sinodali ha chiesto loro di rompere il muro dell’autoreferenzialità: “L’amore per il Vangelo e per il popolo che ci è stato affidato ci chiede di allargare lo sguardo e non perdere di vista la missione alla quale ci chiama per puntare a un bene più grande che gioverà a tutti noi. Senza questo atteggiamento, tutti i nostri sforzi saranno vani. Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il Popolo di Dio.

Ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama. Questo atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente”.

Ha concluso l’omelia con una citazione di papa Paolo VI ai giovani al termine del Concilio Vaticano II, che li esortava a non smettere di sperare: “E’ a nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l’appello dei vostri fratelli, e a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio.

Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate di dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale”.

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