Il card Sandri in Slovacchia per il 200° anniversario dell’Eparchia di Presov prega per i giovani

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Dal 21 al 23 settembre il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, si è recato in Slovacchia, per le celebrazioni giubilari per i 200 anni dell’Eparchia di Presov, da dieci sede della Metropolia ‘sui iuris’ greco-cattolica slovacca.

Sabato 22 settembre ha celebrato la Divina Liturgia Pontificale, alla presenza di Vescovi orientali e latini provenienti, oltre che dalla Slovacchia, dalla Romania, dall’Ucraina, dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti d’America e dal Canada, oltre a circa 300 sacerdoti e diaconi, seminaristi, religiosi e religiose, delegati ecumenici ed autorità civili dalla Slovacchia.

Il card. Sandri al termine della Celebrazione ha portato la benedizione di papa Francesco, che accoglierà il pellegrinaggio dell’Eparchia in udienza speciale il prossimo 6 ottobre a Roma. Nell’omelia il card. Sandri ha ringraziato il Signore per l’anniversario:

“Compiamo questa celebrazione in un luogo simbolo della fede del popolo greco-cattolico slovacco, la Basilica dedicata alla Madre di Dio, Maria Santissima: le apparizioni del 1851, da cui nacque poi questo luogo di culto, sono infatti un monito a non anteporre nulla al primato di Dio, che chiedeva di essere onorato nel giorno della festa, e voleva che fosse posta una croce nel luogo ove la donna, Suzana, stava andando in cerca del cibo da offrire ai suoi bambini sulla tavola, semplici funghi raccolti nei boschi che ancora oggi possiamo ammirare nei dintorni”.

Ed ha ricordato che il cristiano non deve vivere per il mondo: “Tante voci dentro e fuori di noi anche oggi ci dicono che dobbiamo affannarci per le cose del mondo, ma risuona più forte la voce del Signore che ci ricorda ‘non procuratevi il cibo che perisce, ma quello che il Figlio dell’Uomo vi darà’: il pane dei figli, pegno di immortalità. Se ci pensiamo bene, coloro che ci hanno preceduto hanno dovuto soffrire anche la persecuzione proprio per la loro fede, la loro appartenenza al Signore e alla Chiesa”.

Il santuario di L’utina è un luogo molto caro ai pellegrini slovacchi: “Il santuario di Ľutina è inoltre luogo di pellegrinaggio, che chiede di rimanere popolo in cammino lungo la storia: la nostra identità personale e comunitaria ci è data dalla meta dei nostri passi, e la nostra scelta di compierli, affrontando anche la fatica quotidiana sulle strade della vita, è la testimonianza che possiamo offrire al mondo, spesso incredulo o semplicemente addormentato dalla sue false certezze. Vale la pena vivere la fede, vale la pena anche sostenere le sofferenze se stiamo seguendo le orme di Cristo stesso”.

Ed ha ricordato i martiri della fede che hanno dato la vita per non rinnegare la fede cristiana: “Nella vostra storia, ne sono testimoni luminosi i beati proclamati da san Giovanni Paolo II, nel 2001 e nel 2003, i vescovi Pavel Peter Gojdič Vasil’ Hopko, e il religioso redentorista Metod Dominik Trčka. Ma con loro e in loro vogliamo onorare tutte quelle persone semplici e per lo più sconosciute, che anche in assenza dei Vescovi e dei sacerdoti hanno continuato a coltivare e trasmettere la fede all’interno delle case e nelle famiglie.

Non sono ‘beati’ proclamati ufficialmente dalla Chiesa, ma sono certamente ‘beati’ perché sperimentano la felicità promessa da Gesù nel discorso della Montagna beati voi quando vi perseguiteranno, e mentendo diranno ogni sorta di male di voi per causa mia: rallegratevi, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

Quindi ha indicato due strade per raggiungere la santità: “La via della comunione anzitutto: dobbiamo verificare i nostri programmi, le nostre iniziative pastorali, il nostro stile e agire quotidiano: esso edifica la comunione, la testimonia? Per la comunione forse ciascuno di noi a volte è chiamato a fare un passo indietro rispetto alle proprie pretese, perché l’altro possa avanzare e si ricominci a camminare insieme.

Certo, quando l’altro sembra fermo, pigro o stanco, è anche giusto che qualcuno sproni a rialzarsi e vada avanti a indicare il sentiero… La seconda strada è quella della carità, che non è certo soltanto pensare a come fare l’elemosina o aiutare gli altri a livello materiale, ma anche come essere presenti nella vita pubblica, nelle accademie di pensiero, nella finanza, testimoniando che il pensiero cristiano, la sua visione circa la vita nascente e che muore, circa la destinazione universale dei beni, circa la trasparenza e l’onestà di chi è chiamato a servire la vita pubblica nella politica e nell’amministrazione, non sono comandamenti per rendere meno bella la vita, ma indicazioni per farla fioriere e renderla pienamente felice.

Il bene va riconosciuto e va promosso, ma il male va denunciato con chiarezza e combattuto, come fa Gesù nel Vangelo di oggi scacciando il demonio da una persona che ne era posseduta. Come Papa Francesco ci sta ricordando nelle catechesi del Mercoledì all’Udienza Generale di queste settimane, i comandamenti di Dio sono fonte di liberazione e di pace, non di asservimento e perdita della dignità”.

Ha concluso l’omelia con una preghiera per i giovani alla vigilia del Sinodo dei vescovi: “Sappiano essere protagonisti coraggiosi del nostro presente e del loro futuro, non per il gusto di un qualche sogno o ideologia che fa a meno di Dio, lasciando l’uomo apparentemente più autonomo ma in fondo più solo (la storia ce ne ha già fatti vivere diversi esempi) ma secondo quel sogno di Dio ben espresso dal profeta Baruc.

Quello della gioia delle stelle che sono chiamate per nome da Dio, si sentono conosciute e rispondono esultando: ‘Le stelle brillano nelle loro postazioni e gioiscono. Dio le chiama per nome ed esse rispondono: Eccoci! E brillano di gioia per il loro Creatore’. Siano davvero così, accompagnati e sostenuti dall’intercessione della Stella del Mare, Maria Santissima, alla quale leviamo il nostro sguardo e il nostro cuore da questo bel Santuario a Lei dedicato, abbracciando tutta la Slovacchia ed in particolare la chiesa greco-cattolica”.

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