Migranti: approvato il decreto legge dal Consiglio dei Ministri

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Lunedì 24 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge sull’immigrazione che cancella la protezione umanitaria, sostituita da ‘permessi speciali’ e da tempi più lunghi e regole più stringenti per ottenere la cittadinanza (con possibilità di revoca), novità su accoglienza, come ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini:

“Ora arriva tranquillamente all’attenzione del Parlamento che potrà esaminarlo e migliorarlo, il testo non è blindato, ma è un passo avanti per combattere mafiosi e scafisti, per espellere più velocemente delinquenti e finti profughi, per togliere la cittadinanza ai terroristi, per dare più poteri alle Forze dell’Ordine”.

Comunque già il provvedimento fa discutere, a cominciare dal fatto che il tema immigrazione sia trattato in termini securitari. Ma oltre la forma a preoccupare le organizzazioni umanitarie è la sostanza: il timore più forte è che con le norme introdotte ci sia un restringimento dei diritti fondamentali e si crei una platea sempre maggiore di immigrati irregolari.

A tal proposito Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha affermato che le nuove misure allarghi la platea degli irregolari: “L’annullamento della protezione umanitaria è una scelta grave che spinge verso forme di esclusione sociale i migranti più vulnerabili. Il sistema di accoglienza e integrazione Sprar è considerato all’estero un’eccellenza italiana.

La sua destrutturazione espone il Paese ad un aumento dell’irregolarità: il contrario di quel che vuol perseguire il Governo. La giusta necessità di governare in modo sostenibile l’immigrazione non può andare a discapito della dignità, dei diritti e delle libertà delle persone che migrano alla ricerca di una vita migliore”.

Per il direttore del Cir ed ex capo dipartimento Immigrazione al ministero dell’Interno, Mario Morcone, “se l’obiettivo è ridurre l’irregolarità, i conflitti e le marginalità allora dovremmo adottare un criterio esattamente opposto e cioè quello di offrire delle griglie di regolarizzazione, caso per caso, come avviene già in Francia e in Germania, per tutti coloro che non hanno commesso reati in Italia e che, invece, stanno fornendo un contributo al paese.

Fare il contrario, partire dall’idea di chiudere e basta, lasciando solo alcuni casi residuali di protezione, finisce per aumentare la marginalità degli irregolari, agevolare percorsi di radicalizzazione: sostanzialmente far crescere il conflitto piuttosto che l’inclusione”.

Anche il Centro Astalli, attraverso le parole del presidente padre Camillo Ripamonti, ha espresso preoccupazione per gli effetti che le nuove misure introdotte potranno avere sulla vita dei migranti: “L’unificazione del Decreto sicurezza e del Decreto immigrazione in un unico testo di legge ci pare fuorviante e sbagliata.

Ancora una volta si va a reiterare la nefasta equazione che assimila i problemi di sicurezza interna, come criminalità organizzata e terrorismo, al tema della gestione delle migrazioni e in particolare delle migrazioni forzate, che ben altro sforzo legislativo richiedono in termini di programmazione, gestione e integrazione dei migranti.

Registriamo come un arretramento sostanziale la riforma dello Sprar e l’esclusione da questo tipo di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. Viene così meno il principio fondamentale secondo cui la riuscita di un percorso di integrazione debba partire dalla prima accoglienza, come chiaramente espresso anche nel Piano Integrazione per i rifugiati del Ministero dell’interno”.

Anche per Antonio Russo, che è responsabile nazionale delle Acli per l’immigrazione, il decreto potrebbe creare più irregolarità: “Il Decreto Sicurezza sui migranti sembra presentare molte criticità senza risolvere il problema della regolazione dei flussi. Emergono infatti delle violazioni del diritto internazionale, come ad esempio l’abolizione della protezione umanitaria, che si vorrebbe sostituire con un criterio assolutamente arbitrario, come quello dei meriti civili.

Chi decide se un atto socialmente rilevante è meritevole di dare al migrante che lo compie lo status di rifugiato? Ci sembra che sia legata a principi di arbitrarietà anche la norma secondo cui verrà tolto lo status di rifugiato al migrante che commette un reato per il quale è stato condannato solo in primo grado, abolendo, di fatto, un diritto fondamentale come la presunzione di innocenza, prevista fino al terzo grado di giudizio.

Un’altra norma contenuta nel decreto che reputiamo lesiva di un diritto fondamentale della persona, come la libertà, è quella che porta il termine di permanenza nei Centri di accoglienza da 90 a 180 giorni. In sostanza tutte queste norme rischiano di creare ancor più irregolarità di quella già esistente, anche a causa del dilatamento dei tempi che si avrà con l’aumento dei ricorsi”.

Ma cosa prevede il decreto? Tra i punti principali del decreto c’è il ridimensionamento della protezione umanitaria, che viene normata e in parte sostituita con dei ‘permessi speciali’. In pratica chi non si trova nella condizione di poter chiedere asilo o protezione sussidiaria, non potrà ricorrere all’istituto dell’umanitaria, se non in casi eccezionali.

I permessi speciali sono previsti, infatti, in 6 fattispecie: per le vittime di grave sfruttamento lavorativo, le vittime di tratta, le vittime di violenza domestica, le vittime di gravi calamità naturali, coloro che necessitano di cure mediche o i protagonisti di fatti di alto valore civile.

Nel decreto legge si decreta che al sistema di accoglienza Sprar potranno accedere solo coloro che hanno già ottenuto la protezione internazionale e i minori non accompagnati. Si prevedono, poi, tempi più lunghi per l’ottenimento della cittadinanza italiana, da 2 a 4 anni per la risposta, e la possibile revoca, ma solo in caso di condanne definitive per reati di terrorismo. Potrà, invece, essere sospesa la richiesta d’asilo in caso una condanna in primo grado o per pericolosità sociale del soggetto.

Intanto a Como sulla facciata dell’oratorio di Rebbio, dove è parroco don Giusto della Valle militanti di Forza Nuova Lario hanno affisso uno striscione con scritto: ‘Don inGiusto si occupi di Chiesa non di politica’.

A difesa del sacerdote Caritas, Acli ed Azione Cattolica hanno giudicato il manifesto ‘sgradevole’: “Don Giusto e la comunità di Rebbio testimoniano con le loro azioni quotidiane quanto queste parole siano false. Con le difficoltà che nessuno nasconde, le porte dell’Oratorio e della parrocchia sono sempre state aperte per tutti, senza distinzioni di nazionalità o colore della pelle, perché ciò che conta sono la persona e la sua dignità”.

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