Paolo Trianni spiega la rivoluzione teologica di Teilhard de Chardin

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Nell’epilogo dell’opera ‘Il fenomeno umano’ (1940), Teilhard de Chardin scriveva: “A coloro che lo conoscono solo dall’esterno, il cristianesimo appare come una selva talmente folta da scoraggiare chi volesse addentrarvisi. In realtà, considerato nelle sue linee principali, esso contiene una soluzione del mondo estremamente semplice e di una sorprendente arditezza.

Al centro s’impone l’affermazione intransigente di un Dio personale, in modo così apparente da sconcertarci: Dio-Provvidenza, che guida l’universo con sollecitudine, e Dio-Rivelatore, che si comunica all’uomo sul piano ed attraverso le vie dell’intelligenza”.

Partendo da questo spunto teilhardiano, alla vigilia di una riabilitazione del suo pensiero, Paolo Trianni, docente presso la Pontificia Università Urbaniana ed all’Università di Roma Tre, ha raccolto alcuni pensieri dello scienziato gesuita nel volume ‘Teilhard de Chardin –Una rivoluzione teologica’, mettendo in evidenza la novità essenziale del suo pensiero attraverso una selezione antologica dei sui scritti e suddividendoli in base ai vari ambiti della teologia sistematica.

Perché un libro su Teilhard de Chardin?
“Un vaticanista della Rai, di cui posso anche fare il nome, Raffaele Luise, ha intitolato un suo volume: ‘Raimon Panikkar profeta del dopodomani’.

Credo che queste aggettivazioni si possono utilizzare, a maggior ragione, per Teilhard de Chardin, a cui lo stesso teologo ispano-indiano deve molto. Teilhard de Chardin, infatti, anche se è scomparso più di cento anni fa, è ancora ‘avanti’. E’ come se egli avesse disegnato non la chiesa del suo tempo o del nostro, ma quella del futuro”.

Quale è stata la sua rivoluzione teologica?
“La prima rivoluzione teologica di Teilhard de Chardin è il suo stesso approccio alla teologia e alla fede. In un’epoca imprigionata dalla crisi modernista dove il pensiero teologico sembrava costretto a seguire i binari del tomismo, questo gesuita francese è rimasto libero ed ha aperto nuovi orizzonti, pur rimanendo obbediente, questo va detto, alla chiesa e alle sue severe prescrizioni.

Tra gli aspetti rivoluzionari del suo pensiero, ovviamente, va menzionata l’apertura alla scienza. Questa apertura, essendo un biologo ed un paleontologo, ha preso la forma della condivisione dell’evoluzionismo e quindi di una rilettura della concezione tradizionale del peccato originale.

Egli, però, non ha rifiutato questa dottrina, ha semplicemente affermato che andava riconsiderata. Mettere mano a questa visione teologica, però, è effettivamente ‘rivoluzionario’, perché spinge a rivalutare anche il mistero del male e quello della croce. I contenuti innovativi della sua teologia, ad ogni modo, sono vari altri.

Con il concetto di noogenesi, ad esempio, ha preconizzato il mondo internet; con la sua spiritualità dell’attraversamento ha superato un’ascesi dualista e repressiva; con il suo concetto di pancristismo ha dato un respiro cosmico al mistero di Cristo e all’eucarestia; assai prima del Concilio Vaticano II si è aperto al dialogo interreligioso e alle religioni orientali ritenendole forza di rinnovamento per la Chiesa contemporanea.

Teilhard ha persino parlato dei diritti e della condizione della donna nella vita ecclesiale. Una sua convinzione, in particolare, è da menzionare: la necessità di ‘umanizzare’ i dogmi. Questa, forse, è una strada per il magistero del futuro”.

In quale modo ha coniugato la teologia con l’evoluzione?
“Teilhard ha coniugato teologia ed evoluzione collocando Cristo al vertice di quest’ultima. Essendo un abile neologista, ha inventato anche un termine nuovo: punto Omega. Al contempo, però, questo gesuita francese ha anche presentato il Cristo come il vero motore della storia.

Egli, infatti, rappresentava il tempo in forma conica. Con ciò, voleva significare che Omega attira tutti e tutto a sé, fecondando progressivamente le realtà umane e la storia con i valori cristici. Su questa premessa, poggia anche la ragione ultimo del suo incarnazionismo ottimista”.

Come la soteriologia telhardiana apriva ad una nuova dottrina della croce?
“La sua soteriologia è indubbiamente un tema complesso e forse anche problematico. Teilhard non nega il senso ‘espiatorio’ della croce, tuttavia il suo credo ha una sensibilità orientata non sul venerdì santo, ma sulla Pasqua. Questo significa che per lui la croce è anche, come scriveva, ‘il simbolo del mondo che risale la china dell’essere’. In sostanza, legava la croce non soltanto al peccato (originale), ma anche all’evoluzione”.

Quindi De Chardin precursore di una Chiesa ‘in uscita’?
“Direi proprio di sì. Papa Francesco, nell’enciclica ‘Laudato sì’, ha voluto citare due solo teologi:Romano Guardini e Teilhard de Chardin, mi pare assai significativo. D’altro canto, come dicevo, il suo pensiero è ancora oggi estremamente moderno e all’avanguardia.

Egli va ricordato per essere stato il vero fondatore dell’incarnazionismo, ovverosia di quella corrente teologica che abbraccia il mondo e tutte le realtà secolari al fine di santificarle e condurle al loro compimento in Dio. Pur prete, si sentiva vicino ai laici e ne riconosceva la loro importanza cruciale. Il suo cristianesimo è in uscita perché ‘impastato’ col mondo, come non si trova in nessun’altra teologia del Novecento”.

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