Il Meeting di Rimini apre gli incontri con papa Francesco

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A Rimini l’apertura del XXXIX Meeting per l’amicizia fra i popoli, è stato aperto dal messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha raccolto le sfide contenute nel titolo del Meeting ‘Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice’: “La coscienza del legame tra la propria libertà personale e il bene della comunità della quale siamo parte è un patrimonio essenziale della civiltà e della cultura democratica. Tra le numerose e straordinarie opportunità che i tempi nuovi ci offrono vi sono anche i rischi della piatta omologazione e di chiusure individualistiche.

L’esasperazione dell’interesse egoistico così come il mediocre conformismo limitano lo sguardo sul futuro e spingono a considerare il presente come l’unico orizzonte utile. Una gabbia, che riduce le nostre ambizioni e la fiducia nel domani e scoraggia i progetti per migliorare il mondo in cui viviamo. Connettere la ricerca di felicità della persona con il desiderio di costruire una storia migliore per sé e per gli altri è una grande sfida di umanità. tenere insieme persone e storie, vuol dire proprio rafforzare i legami tra l’individuo e la comunità, far sì che nessuno rimanga indietro o si senta escluso”.

Al messaggio proveniente dal Quirinale si è aggiunto anche quello firmato dal segretario generale dell’Onu António Manuel de Oliveira Guterres: “Dal 1980, il Meeting per l’Amicizia fra i Popoli di Rimini ha dato l’opportunità a persone di fedi e culture diverse di rinnovare l’impegno per la costruzione della pace e dell’amicizia. E’ di questo spirito che abbiamo bisogno, oggi più che mai”.

E dopo la celebrazione eucaristico è stato letto anche il messaggio di papa Francesco: “La rottura con il passato divenne l’imperativo categorico di una generazione che riponeva le proprie speranze in una rivoluzione delle strutture capace di assicurare maggiore autenticità di vita. Tanti credenti cedettero al fascino di tale prospettiva e fecero della fede un moralismo che, dando per scontata la Grazia, si affidava agli sforzi di realizzazione pratica di un mondo migliore.

Per questo è significativo che, in quel contesto, a un giovane tutto preso dalla ricerca delle ‘forze che dominano la storia’, don Giussani disse così: ‘Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice’. Con queste parole lo sfidava a verificare quali siano le forze che cambiano la storia, alzando l’asticella con cui misurare il suo tentativo rivoluzionario”.

Nel pomeriggio mons. Cristophe Pierre, nunzio apostolico negli Stati Uniti, svolgendo il tema che dà il titolo alla XXXIX edizione della manifestazione, richiamando una nota espressione di papa Francesco, ha rilevato che “di fronte al cambiamento la gente comincia a disperarsi, dimenticando di essere protagonista della storia… Solo un incontro che risveglia il cuore e riapre alle possibilità del futuro: come è accaduto negli incontri che la gente ha avuto con Gesù. O negli incontri personali che papa Francesco ha con la gente che incontra oggi. O negli incontri che accadono a noi, come eredi di don Giussani”.

Affascinante e coinvolgente è stata, in tal senso, la lettura del brano evangelico della samaritana offerta dal nunzio apostolico: “Quando Gesù le si presenta come acqua viva, c’è nella donna una presa di coscienza: ella riconosce di avere a che fare con una persona davvero eccezionale, qualcuno che avrebbe potuto soddisfare la sua sete più profonda, la sete di felicità”.

La samaritana, ha proseguito infatti Pierre, “aveva cercato di placare la sua sete la sua sete con le cose terrene e si era ritrovata perennemente assetata, insoddisfatta e frustrata. La sua era, dunque, una vita di dolore, di miseria, di solitudine”.

Mons. Pierre ha osservato le analogie tra tale episodio e la lungimiranza pastorale e missionaria del papa: “Con le sue encicliche, i discorsi e i gesti, il Papa chiama la Chiesa a prendersi la responsabilità di facilitare una esperienza personale di Gesù, che riempie la vita di gioia… Analogamente il Santo Padre propone la visione di una chiesa che facilita l’incontro con Cristo.

Questa missione richiede innanzitutto di prendere coscienza di ciò che esiste nel cuore dell’uomo: il senso della verità, della giustizia, del bene, della felicità e della bellezza. Il Papa invita la Chiesa ad essere missionaria, a placare la sete dell’uomo per la Presenza di Dio in Gesù. La sua elezione in questo momento storico è veramente provvidenziale, perché la Chiesa ha ricevuto un Pastore che la spingerà ad essere una Chiesa di incontro, di misericordia e di testimonianza, pienamente impegnata e coinvolta nella realtà”.

E dopo il rapporto tra il papa e don Giussani il meeting ha dedicato anche un approfondimento sul rapporto di ‘studio’ tra il papa ed il teologo Romano Guardini, a 50 anni dalla morte con la prof.ssa Monica Scholz-Zappa, docente di Scienze Linguistiche e Culturali all’Università Albert-Ludwig di Friburgo in Brisgovia, vincitrice del Premio Internazionale Medaglia d’oro al merito della Cultura Cattolica:

“La vita sorge non solo nella prima ora, quasi una volta per sempre, così da andare poi avanti in una direzione lineare, ma risorge continuamente dalla profondità, dal nascosto all’aperto; da ciò che ancora non c’è al reale”. Attraverso la Redenzione si sviluppa una seconda creazione.

Il credente, però, mette il suo essere vivente a disposizione di questo divenire perché non deve semplicemente accadergli. La salvezza può realizzarsi solo attraverso la libertà; certamente operata da Dio, ma all’interno del vivo volere e operare dell’uomo, cioè nella sua fede: “Il mondo non è già compiuto. E non solo perché dovrebbe svilupparsi ancora oltre, diventare questo e quello.

E’ qualcosa da intendere in profondità. Il mondo non sono le cose soltanto là fuori, ma quel che nasce dall’incontro tra l’uomo ed esse: l’uomo contempla, comprende, ama, trae a sè e respinge, crea e foggia. Le cose diventano per intero sè stesse, quando giungono nell’ambito dello spirito dell’uomo, del suo cuore e della sua mano”.

E Guzmán Carriquiry, vice presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ha messo in rilievo la salda successione di papi, a partire dal Concilio Vaticano II: “Il diavolo non tollera che ci sia unità tra i pontefici, che invece è la caratteristica propria della continuità tra le figure di rilievo che si sono succedute da San Giovanni XXIII per arrivare al papa emerito Benedetto XVI e a papa Francesco”.

In un mondo dove ormai le ‘periferie irrompono nella cristianità’ quest’ultimo, “tanto argentino, tanto latino-americano, tanto gesuita, rappresenta l’itinerario proprio della particolarità che sfida la sterilità del grande cattolicesimo europeo. Il pontefice ci ha immersi nella mistica della misericordia e si inchina di fronte ai poveri”.

Ed il prof. Rocco Buttiglione, direttore della Cattedra ‘Giovanni Paolo II’ alla Pontificia Università del Laterano, ha sottolineato la continuità tra papa Giovanni Paolo II e papa Francesco: “Chi oppone la memoria Giovanni Paolo II a papa Francesco non sa che il primo pellegrinaggio che fece Karol Wojtyla da papa fu a Puebla, dove era andato a conoscere da vicino la teologia della liberazione…

Io andavo in America Latina in quegli anni, insieme con don Francesco Ricci, per incontrare un gruppo di teologi che avevano preso sul serio l’invito del Papa: Juan Carlos Scannone, Lucio Gera e Jorge Mario Bergoglio, che era allora rettore del Seminario di S. Miguel… Bergoglio ripeteva che un uomo è un uomo e come tale ha dei diritti e una lotta che ignora la dignità di ogni singola persona concreta non può generare vera liberazione”.

Da qui nasce uno dei principi cardine del pensiero di papa Francesco: l’unità è più forte della divisione. Su questa posizione molti hanno versato il loro sangue e il professore ricorda un amico carissimo di Bergoglio, mons. Enrique Angelelli, vescovo di La Rioja, assassinato dai militari, del quale è iniziato di recente il processo di beatificazione.

Infine l’intervento di Massimo Borghesi, professore ordinario di Filosofia Morale all’Università degli Studi di Perugia, è iniziato trattando il tema sviluppato all’interno del suo libro ‘Jorge Mario Bergoglio: una biografia intellettuale’: “Non si poteva restare inerti di fronte alle critiche… Papa Francesco ha verificato come la vita del cristiano sia dinamica, caratterizzata da una continua tensione tra Grazia di Dio e libertà, tra tradizione e innovazione e tra pensiero lineare e aperto allo stupore”.

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