Torino: mons. Nosiglia invoca l’intercessione di Maria per la città

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Mercoledì 20 giugno Torino ha festeggiato santa Maria Consolata, patrona della città, con la santa Messa celebrata da mons. Cesare Nosiglia, e tradotta nella lingua dei segni con una collaborazione tra il Santuario e l’Ente Nazionale Sordi (ENS). La basilica è uno dei luoghi di culto più antichi di Torino, dedicato a Maria, invocata con il titolo di ‘Consolatrice’.

E proprio partendo da questa definizione mons. Nosiglia ha imperniato l’omelia sul credo mariano: “Maria non ha temuto di credere all’impossibile di Dio che grazie alla sua fede si è compiuto in Lei per opera dello Spirito santo e ha dunque osato scommettere la propria vita sulla volontà di Dio. Maria ha sempre saputo osare, anche di fronte a proposte e scelte impegnative ed impossibili. Ella ha nutrito il suo cuore di preghiera e di fede, perché l’amore di Dio potesse esprimersi nell’amore del prossimo fino a offrire la sua vita per l’umanità”.

La fiducia in Dio ha portato Maria alla responsabilità: “Ella si mostra attenta ai bisogni degli altri e sa intervenire, come fa in favore della giovane famiglia di Cana, per restituire gioia e serenità a chi è in difficoltà. Non si tira indietro e non si estrania dall’assunzione di responsabilità ed impegni nel servizio del suo prossimo, come ci mostra nella casa di Elisabetta. A tutti dona quello che ha di più prezioso: la sua fede in Dio e Colui che di questa fede è fonte prima ed insostituibile: il suo Figlio Gesù”.

Quindi ha invitato la Chiesa a seguire il suo esempio di vicinanza: “Una presenza che sa unire insieme l’amore alla verità, l’amore ad ogni uomo, che sa cercare, condividere e abitare le fatiche delle persone e delle famiglie. Sì, cari fratelli e sorelle, ogni persona che incontra le nostre famiglie e comunità, che si avvicina a chi è cristiano nei diversi ambienti di lavoro e di studio, di sofferenza e di festa, deve sentirsi accolta e ascoltata con gesti e parole di dolcezza ed amicizia, in modo da sperimentare il volto e il cuore di Gesù, mite e umile, forte contro i falsi e ipocriti, ma dolce e misericordioso verso i peccatori e deboli nella fede”.

E citando alcuni esempi ha invitato i cittadini alla speranza: “La loro testimonianza produce frutti meravigliosi di speranza nella società. Anche nelle situazioni più complesse e difficili non mancano cristiani, uomini e donne di buona volontà, che generano amore e fiducia attorno a sé.

Per questo confortato da questa testimonianza mi rivolgo a tutti voi cari fedeli e cittadini e dico: Torino non temere perché hai trovato grazia presso Dio che ti ha privilegiata suscitando dal tessuto della tua Chiesa tanti luminosi testimoni di santità e di impegno spirituale e sociale a cui puoi attingere non solo come esemplari ma come potenti intercessori per il tuo cammino di crescita nella fede e nella carità”.

Ed ha affidato la città alla ‘cura’ della Madonna Consolata’ per ritrovare le motivazioni per uno sviluppo economico e sociale: “Ti guidi la materna presenza della Madonna Consolata tua patrona e Regina e ti dia il coraggio di osare come lei superando il rischio del ripiegamento su te stessa, la perdita di entusiasmo, di slancio creativo e di motivazioni ideali che conducono a un ineluttabile declino sul piano della fede e dello sviluppo economico e sociale della tua gente”.

Infine ha elencato alcuni campi i cui i cittadini possono impegnarsi, come nel settore lavorativo: “Non temiamo perché la storia anche recente ha dimostrato quanto grande sia nel nostro territorio l’intraprendenza e la creatività degli imprenditori e l’impegno dei lavoratori nel ricercare vie di responsabile intesa e solidale collaborazione e nell’assumere nuovi stili di vita fondati sull’etica del bene comune”.

Un’altra sfida a cui la città è chiamata è quella educativa: “che sollecita la promozione di un patto tra le generazioni per favorire ascolto reciproco, dialogo e apertura al nuovo che i giovani offrono e verso cui spingono con forza l’intera società. A noi adulti e anziani, educatori e responsabili tocca indicare la via della legalità e dell’amore che si dona ed esserne testimoni autorevoli perché credibili e coerenti tra ciò che siamo e viviamo e ciò che proponiamo”.

Eppoi la sfida dell’accoglienza: “di tanti fratelli e sorelle immigrati e rifugiati che bussano alle nostre porte, per usufruire di quel dono che Dio ha fatto a Torino di essere considerata nel mondo intero città della carità e della pace. Ricordiamoci che l’amore scaccia ogni timore e apre il cuore all’incontro, al dialogo e alla collaborazione con ogni persona diversa da sé per ricavarne stimolo alla propria crescita umana e spirituale”.

Infine la sfida della fede con l’invocazione a Maria per “ritrovare nelle comuni radici cristiane la forza spirituale della fede in Cristo e la spinta ideale e morale per costruire insieme il bene comune e per affrontare i problemi complessi dei nostri giorni aperti alla speranza, che è sempre possibile con la sua intercessione, trovare le soluzioni concrete e appropriate, che aprano le vie di una convivenza sociale, giusta, pacifica e solidale”.

Ed al termine della processione mons. Nosiglia ha invocato la protezione di Maria sulle famiglie e sui giovani, ricordando l’episodio delle nozze di Cana: “Affermare che la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna è l’unica che risponde alla volontà di Dio e ne rivela l’immagine e la somiglianza, significa che alle sue radici c’è un dono gratuito del Signore che ha condotto per mano due giovani suscitando nel loro cuore quell’amore che viene cementato dalla sua grazia nel sacramento nuziale.

A questo dono Dio resta fedele per sempre e sostiene la fedeltà dei due coniugi perché non vacillino di fronte alla difficoltà e trovino la forza di superarle basandosi sulla grazie di Dio e il loro impegno”.

Ed ha elogiato le famiglie che rendono testimonianza alla vita: “Occorre essere consapevoli che la vita di famiglia è una necessaria combinazione di gioie e di fatiche, di tensioni e di riposo, di sofferenza e di liberazioni sempre in un cammino di carità nel quale l’amore di Dio, che è stato loro donato, spinge gli sposi a prendersi cura l’uno dell’altro.

Chiediamo alla Consolata che le nostre comunità parrocchiali diventino sempre più una famiglia di famiglie dove ogni coppia e famiglia si senta ascoltata, accolta e accompagnata nel suo percorso, pronte a una vera accoglienza, pazienti nel proporre cammini di discernimento e di crescita nella fede e nell’amore”.

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