Papa Francesco chiede di far scoprire la bellezza del lavoro

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Venerdì 15 giugno papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al Convegno nazionale della Federazione Maestri del Lavoro d’Italia, che si è svolto a Roma fino al 17 giugno. Durante l’udienza il papa ha sottolineato il contributo della federazione: “E’ importante il contributo che, come Maestri del Lavoro d’Italia e seguendo diverse strade, avete portato alla crescita di un contesto sociale più inclusivo e dignitoso per tutti.

La vostra Federazione rappresenta in tal senso un esempio di impegno e di servizio al bene comune. Oltre a questo, visto il solenne riconoscimento pubblico ricevuto da ognuno dei suoi membri, essa porta il peso di una maggiore responsabilità, e il dovere di una costante e instancabile dedizione”.

Poi ha sottolineato il valore che la Chiesa attribuisce al lavoro: “Fin dalla storica enciclica ‘Rerum novarum’ di papa Leone XIII, la dottrina sociale della Chiesa ha posto il lavoro al centro delle questioni che riguardano la società. Il lavoro al centro. Il lavoro, infatti, sta al cuore della vocazione stessa data da Dio all’uomo, di prolungare la sua azione creatrice e realizzare, attraverso la sua libera iniziativa e il suo giudizio, un dominio sulle altre creature che si traduca non in asservimento dispotico, ma in armonia e rispetto”.

Quindi il lavoro è parte del progetto divino: “Siamo chiamati a contemplare la bellezza di tale progetto divino, che è fondato sulla concordia, quella tra gli esseri umani e quella con gli altri esseri viventi e la natura. Al tempo stesso, guardiamo con preoccupazione alla condizione attuale dell’umanità e del creato, che portano impressi in profondità i segni del peccato, segni di inimicizia, di egoismo, di cieco privilegio di sé. Quante persone ancora rimangono escluse dal progresso economico.

Quanti nostri fratelli soffrono perché schiacciati da violenza e guerre, o per il degrado dell’ambiente naturale. Quanti, ancora, sono oppressi per la marginalità in cui vengono relegati, e patiscono per la carenza di prospettive positive per il futuro, e quindi di speranza!”

Il papa ha sottolineato che attraverso il lavoro si realizza il diritto alla speranza: “La speranza in un futuro migliore passa sempre dalla propria attività e intraprendenza, quindi dal proprio lavoro, e mai solamente dai mezzi materiali di cui si dispone. Non vi è infatti alcuna sicurezza economica, né alcuna forma di assistenzialismo, che possa assicurare pienezza di vita e realizzazione personale.

Non si può essere felici senza la possibilità di offrire il proprio contributo, piccolo o grande che sia, alla costruzione del bene comune. Ogni persona può dare il suo apporto, anzi deve darlo!, così da non diventare passiva, o sentirsi estranea alla vita sociale”.

Solo una società fondata sul lavoro è inclusiva: “Per questa ragione, una società che non si basi sul lavoro, che non lo promuova concretamente, e che poco si interessi a chi ne è escluso, si condannerebbe all’atrofia e al moltiplicarsi delle disuguaglianze.

All’opposto, una società che, in spirito sussidiario, cerchi di mettere a frutto le potenzialità di ogni donna e ogni uomo, di ogni provenienza ed età, respirerà davvero a pieni polmoni, e potrà superare gli ostacoli più grandi, attingendo a un capitale umano pressoché inesauribile, e mettendo ognuno in grado di farsi artefice del proprio destino, secondo il progetto di Dio. Farsi artefici: quella dimensione ‘artigianale’ dello sviluppo della propria vita, quella dimensione personale del lavoro”.

Collegata alla bellezza del lavoro è la questione morale: “Nel perseguire tale obiettivo, emerge come primaria la questione morale. Essa è giustamente posta al centro della vita della Fondazione, che si ispira ai valori della ‘correttezza, responsabilità e trasparenza’, e si propone di vivere, testimoniare e diffondere questi stessi principi in tutto il contesto sociale, specialmente in quello lavorativo.

Rinnovare il lavoro in senso etico significa infatti rinnovare tutta la società, bandendo la frode e la menzogna, che avvelenano il mercato, la convivenza civile e la vita stessa delle persone, soprattutto dei più deboli”.

Ed infine ha chiesto ai partecipanti di seguire le Beatitudini evangeliche: “Ci portino a guardare sempre con amore a Gesù stesso, che le ha incarnate nella sua Persona; ci mostrino che la santità non riguarda solo lo spirito, ma anche i piedi, per andare verso i fratelli, e le mani, per condividere con loro.

Insegnino a noi e al nostro mondo a non diffidare o lasciare in balìa delle onde chi lascia la sua terra affamato di pane e di giustizia; ci portino a non vivere del superfluo, a spenderci per la promozione di tutti, a chinarci con compassione sui più deboli. Senza la comoda illusione che, dalla ricca tavola di pochi, possa ‘piovere’ automaticamente il benessere per tutti. Questo non è vero”.

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