Libano: il card. Sandri invita a pregare per l’incontro di Bari

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Domenica 13 maggio si è concluso il viaggio in Libano per il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, affidando affidato alle Piccole Sorelle di Charles de Foucault ed alle suore di San Giuseppe dell’Annunciazione il compito di pregare in vista dell’incontro convocato a Bari dal papa il prossimo 7 luglio sulla situazione del Medio Oriente, ricordando il legame tra il Libano e l’Argentina, con una processione del simulacro della Virgen de Lujan attraverso i viali del Santuario di Harissa, ove è stata poi solennemente collocata:

“Al termine di questa toccante Divina Liturgia, mi unisco al ringraziamento che ciascuno di noi porta nel cuore per il dono che ci è stato fatto quest’oggi, di poter partecipare ad un momento che rende evidente e sperimentabile l’amicizia tra due Paesi, il Libano e l’Argentina, ponendola sotto il manto dell’unica nostra Madre del cielo, la Madre di Dio e Madre Nostra, Maria Santissima, venerata con diversi titoli in diversi luoghi, ma di cui unica è la missione e l’intercessione”.

Nel saluto conclusivo il card. Sandri ha ricordato le apparizioni della Madonna a Fatima: “Siamo qui in tanti, persone conosciute e non, e nel giorno che ricorda i centouno anni dell’apparizione della Vergine Maria a Fatima ci viene ricordato che indipendentemente dalla nostra missione nella Chiesa come nella società civile, di una cosa possiamo essere certi: il Signore si compiace degli umili e di coloro che hanno il cuore puro, come i pastorelli di Fatima, come il servo Manuel di Lujan, e come i tanti che nei Santuari del mondo, come a Lujan e qui ad Harissa, si mettono in cammino come pellegrini, viandanti sulle strade della vita mendicando la misericordia del Padre attraverso l’intercessione di Maria Santissima”.

Ed ha invitato i fedeli a scorgere nei santuari quelle persone devote, come la vedova nel Tempio: “Qui ad Harissa in particolare accade un miracolo quotidiano: salgono dalla Vergine persone diverse, cristiani e musulmani, libanesi e stranieri. Dinanzi alla Madre si mettono da parte le distinzioni e le divisioni, gli schieramenti e le alleanze, perché ci sentiamo solamente figli: non siamo noi a dover trasformare il mondo, o meglio lo potremo fare soltanto se accettiamo ogni giorno che Qualcuno, Dio stesso, di possa prendere cura della nostra vita. Maria, aiutaci qui in Libano come nei Paesi limitrofi, nel Medio Oriente e nel mondo intero, ad imparare a vivere ogni giorno tra di noi come siamo capaci di essere dinanzi a te: disarmati, docili, abbandonati, riconciliati, figli e per questo tra noi fratelli. Ave Maria!”

Ed ha richiamato anche la storia del santuario argentino: “La storia della Vergine di Lujan ci racconta di un carro di buoi che trasportava le icone della Vergine e che ad un certo punto non hanno più voluto procedere, fermandosi nel luogo che sarebbe poi diventato lo spazio del santuario odierno: insegnaci a fermarci, quando vogliamo agire di impulso, quando vogliamo portare avanti i nostri progetti nella Chiesa e nel mondo senza esserci a volte domandati se sono anzitutto i progetti e la volontà del Signore per la nostra vita e quella del mondo.

Facci restare con te, o Maria, per cercare il volto del tuo Figlio e così meglio servirlo nel nostro quotidiano, luogo della nostra santificazione, come ci ha ricordato papa Francesco”.

Concludendo ha chiesto di pregare la Madonna in questo mese di maggio secondo le intenzioni del papa: “Proprio a Lui, figlio della Terra Argentina, vogliamo rivolgere il nostro pensiero: venuto ‘dalla fine del mondo’, ha preso a cuore sin dall’inizio del suo pontificato le sorti dei figli e delle figlie del Medio Oriente.

Seguiamo in questo mese di maggio allora le sue indicazioni, avendo Egli chiesto di pregare in modo particolare per la pace in queste terre, e dall’altro prepariamo il cuore rivolgendo la supplica a Dio affinché possa essere un segno come un arcobaleno di pace e riconciliazione l’incontro del prossimo 7 luglio a Bari per riflettere e impetrare dal Signore una nuova stagione di riconciliazione e prosperità per il Medio Oriente”.

Nella mattinata di domenica scorsa ha incontrato i quattro giovani che hanno partecipato all’Assemblea in preparazione del Sinodo dei Vescovi, svoltasi a Roma la settimana precedente la domenica delle Palme. In un clima di grande apertura, i giovani si sono rivolti con entusiasmo al card. Sandri, esprimendo anzitutto la propria gratitudine e la propria gioia per la preziosa opportunità avuta per vivere una esperienza di ascolto da parte del Santo Padre Francesco anzitutto e di tutta la Chiesa, esprimendo l’auspicio che tale stile possa contraddistinguere sempre più anche tutte le Chiese locali, cominciando da quelle del Medio Oriente cui loro appartengono.

D’altra parte, i giovani gli hanno consegnato una lettera indirizzata al papa, nella quale, oltre a farGli conoscere il desiderio di poterlo accogliere presto in Libano, hanno voluto esprimere la voce di tanti coetanei del Medio Oriente: come tutti i giovani del mondo, essi sono attraversati dalle domande che sono emerse e sono state pubblicate come esito dell’Assemblea pre-sinodale.

Tuttavia, essi hanno aggiunto, va sottolineata anche la particolare condizione che si trovano a vivere: da un lato, la sofferenza degli ultimi anni di guerre e violenze, insieme al fenomeno che spinge molti a dubitare di poter costruire un futuro nei propri Paesi di nascita, dall’altro l’emergere della fede come di un vero e proprio tesoro prezioso, un dono che consente di attraversare anche le pagine più oscure dell’esistenza di una famiglia o di una società, questo forse in controtendenza con alcuni fenomeni di secolarizzazione dilagante che prende le Nazioni con maggiore benessere ma un senso della vita talora più povero.

Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali aveva iniziato il suo viaggio con una messa celebrata a Tiro con il rito bizantino dei santi Padri del Concilio di Nicea: “Questa annuale commemorazione ci fa stare dinanzi al mistero della storia con un cuore umile e confidente, perché ci ricorda che prima che nel mondo è dentro la Chiesa che dobbiamo sempre cercare la fedeltà e la verità della nostra confessione di fede e dentro di essa sempre custodire un cammino di conversione e comunione.

L’eventuale differenza di punti di vista non deve scandalizzare, ma sempre deve avere come fine ultimo quello di una comunione più profonda e più vera. Ciascuno di noi è invitato dunque a riflettere su quanto il proprio pensare, parlare ed agire siano per la maggior gloria di Dio e per l’edificazione comune, nella società e nella Chiesa, e su quanto invece a volte in modo inconsapevole possiamo trovarci ad animare la divisione e lo spirito di rivalsa e contestazione, secondo il proprio tornaconto ed interesse piuttosto che per la verità della nostra professione di fede”.

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